“Gli ingranaggi dei ricordi” su MasticadoresItalia
La strage delle Cave —Brano tratto dal libro Gli ingranaggi dei ricordi (Marisa Salabelle, Arkadia, 2020)
Quanto a ciò che successe dopo l’attentato di via Rasella, cioè la strage delle Fosse Ardeatine, ho accertato senza ombra di dubbio che non vi fu alcun appello ai responsabili dell’attentato perché si costituissero. Non è altro che una balla, una diceria messa in giro fin da subito ma priva di qualunque riscontro nella realtà. I tedeschi decisero di attuare la rappresaglia dopo una serie di consultazioni tra i pezzi grossi che comandavano a Roma e Hitler in persona, che pare si sia incazzato di brutto e abbia preteso che la città venisse rasa al suolo. Alla fine fu deciso che avrebbero ucciso dieci italiani per ogni soldato ucciso e si diedero da fare a metterli insieme, perché non è poi così facile radunare 330 persone da ammazzare, così, con uno schiocco di dita! Li presero nelle carceri: prigionieri politici, elementi asociali, delinquenti comuni. In un primo momento li scelsero tra coloro che erano già stati condannati a morte, poi, visto che questi non erano sufficienti, allargarono i criteri fino a includere altri soggetti, compresi, tanto per non sbagliarsi, 75 ebrei. A furia di aggiungere nominativi, andò a finire che si ritrovarono con cinque prigionieri di troppo: e vai, bene così. Erano tutti uomini. E li portarono là con dei camion. Li fucilarono a gruppi di cinque e buttarono i corpi nella cava: 67 esecuzioni. Ci vollero delle ore per farlo, e ovviamente non tutte le ciambelle riuscirono col buco, non tutti i condannati morirono alla prima scarica di fucile, così si dovette sparare ancora e ancora mutilando in modo orribile molte delle vittime. Siccome alcuni degli esecutori iniziavano a dare i numeri, il colonnello Kappler in persona si unì a loro per dare il buon esempio e per tirargli su il morale. Intanto Erik Priebke, uno di quegli ufficiali nazisti dall’aspetto tanto lindo e carino e dai modi garbati, se ne stava da una parte a spuntare la lista, perché le cose, quando si fanno, vanno fatte per bene. Il giorno seguente, 25 marzo uscì il famoso comunicato: «quest’ordine è già stato eseguito» sono le parole con cui si chiudeva. Lo sanno tutti, e chi fa finta di non saperlo è in malafede.
Marisa Salabelle
Il link all’estratto su MasticadoresItalia: https://bit.ly/3KgDbW4