“Garibaldi il corsaro” su Cronache di Caserta

Garibaldi, eroe romantico nel romanzo di Picciau

“Un uomo il quale, facendosi cosmopolita adotta l’umanita per patria e và ad offrire la spada e il sangue ad ogni popolo che lotta contro la tirannia è più di un saldato: è un eroe”.  Questa celebre frase descrive bene la personalità di Garibaldi. È riportata da Alexandre Dumas in “Memorie” di Giuseppe Garibaldi. Nel primo volume di una trilogia su Garibaldi scritta da Pietro Picciau e pubblicato di recente da Arkadia, nel prologo ci vuole dare proprio dalla bocca del protagonista una definizione di eroe. Il libro di Picciau “Garibaldi il corsaro” si apre con un dialogo che avviene a Caprera nel settembre 1873, Nicholas Richardson, un inglese aristocratico, naufraga sull’isola e incontra il suo idolo. Il generale soprannominato “eroe dei due mondi” è ormai anziano. Egli è ancora pronto a combattere per dare la libertà ad un solo uomo reso schiavo. L’inglese gli pone una domanda non facile: “Sapeva fin da piccolo che sarebbe diventato un eroe?”. Garibaldi ci pensa: “Cos’è un eroe?” risponde. Egli dichiara di essere amante della pace, del diritto e della giustizia. In Parlamento affermò che chi ama la vita è per la pace. Un paradosso per l’inglese che s’interroga allora sul perché di tante guerre combattute. L’eroe in camicia rossa esserische che la guerra è l’unico modo per combattere le ingiustizie. Garibaldi incarna il prototipo romantico del personaggio di avventura dell’Ottocento. La sua eccezionalità sta proprio nella biografia. Questo primo volume prosegue con Peppino bambino che ne fa passare di tutti i colori alla mamma Rosa e al papà Domenico. Peppino già nella sua fanciullezza a Nizza sogna con gli amichetti di diventare corsaro. Garibaldi dopo i primi anni vissuti in Italia finisce in Sudamerica per una condanna in contumacia. Fugge a Rio de Janeiro e lì si compie il suo destino di corsaro che lascio scoprire ai lettori. È certamente un corsaro “idealista”. L’autore nelle sue descrizioni ci presenta un condottiero disarcionato dal suo destriero. Umanizza il protagonista raccontando il personaggio spogliato delle vesti risorgimentali. Aspetto il secondo volume.

 Maria Laura Labriola


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