Forse un altro
Capitolo primo
In cui capita che le cose non vanno mai
come ci si aspetta
Ok.
Diciamo che è un martedì.
Immaginati una notte buia e tempestosa (dove l’ho già sentita questa?).
Siamo nella monocamera di Mike Raft, un ragazzo a metà tra i 30 e i 40 (pensa che indicazione precisa…).
Un divano, un letto, un armadio, un tavolo, un paio di sedie.
Non chiedermi la forma e il colore ché gli straordinari non li faccio. E poi, se davvero ti interessa il colore, allora mi sa che hai un problema.
Mike non è né brutto né bello. Né alto né basso. Né magro né grasso.
È il classico che, quando lo incontri a una festa, quando ti volti un attimo, nemmeno te lo ricordi più.
E se pensi che ciò descriva una persona squallida e insignificante, informati su quello che dicono di te.
Mike è inginocchiato davanti al divano. Indossa un antiquato pigiama a righe bianche e gialle. Al polso ha un bell’orologio. Sembra di valore. È l’unica cosa preziosa che possiede.
Con tono accorato, si rivolge al divano come se vi fosse seduto qualcuno.