“Folisca” su ALIBI Online
“FOLISCA” DI MIRIAM D’AMBROSIO: UNA SCINTILLA PER SEMPRE
“Desideravo che la gente riconoscesse prima la mia voce e poi la mia faccia. In luoghi distanti da quelli dell’infanzia non avrei incontrato certi sguardi, sarei stata più sicura dei miei giorni nuovi e del mio corpo da scoprire, finalmente, con i miei occhi” Nuovi giorni tanto desiderati, sfiorati, ma destinati a non arrivare mai. In “Folisca” (Arkadia, 2022) Miriam D’Ambrosio riporta alla luce la vicenda di Rosetta (Elvira Rosa Ottorina) Andrezzi, una giovane aspirante cantante vittima di omicidio nel 1913, neanche diciottenne, in piazza della Vetra a Milano. Miriam D’Ambrosio lascia che sia Rosetta a raccontare la sua storia e la verità sulla sua morte. Dà a Rosetta la parola e la possibilità di scoprirsi con nuovi occhi.
LA STORIA
“Sono Elvira Rosa Ottorina Andrezzi. Tre nomi per una bambina sola; si è usato così per molto tempo”.
Ultima di nove fratelli, Rosetta, ancora bambina, è costretta dalla madre a trasferirsi a casa del Cavaliere, un uomo piacente che la accoglie e diventa il suo primo cliente. È qui che Rosetta si avvicina alla musica, prendendo lezioni dalla cantante milanese Gina De Chamery. Il Cavaliere riconosce fin da subito il suo talento per il canto e decide di lasciarla libera, mandandola a vivere con Leda, una prostituta, cara amica che sarà per lei come una madre.
“Ora mi chiamano Rosetta de Woltery e sono figlia di Musica e di Canto, nata una seconda volta dentro la stessa vita”.
Rosetta conosce così l’atmosfera de café chantant, le luci soffuse, i bagliori dei gioielli falsi, imitazioni bellissime, partecipa agli spettacoli, entra al Teatro San Martino di Piazza Beccaria, dove scopre che il pubblico maschile presente in platea era lo stesso frequentatore di luoghi diversi con medesimi abiti e differenti intenzioni. Dopo tre mesi trascorsi a casa di Leda, Rosetta decide di trasferirsi da Attilio Orlandi, il Buterìn, amico dell’amato fratello Arturo e immischiato nella ligèra, la mala vita milanese. Sarà proprio il suo legame con il Buterìn e con le sue origini a segnare la strada verso la fine. Sullo sfondo della ligèra si muove infatti il Musti, un questurino che inizia a notare Rosetta durante le sue visite al negozio di Guido, un commerciante con il quale la giovane ha trascorso poche notti. Il primo incontro tra i due avviene una notte: un urto voluto, una stretta al braccio e occhi cupi puntati su di lei. “Si accorse della mia paura e gli piacque”. Arturo cerca di proteggerla, non la lascia mai sola, spaventato dall’ossessione del Musti per la sorella: lui la guarda, la segue, la desidera. Anche Rosetta ha paura, ma rifiuta la vita e la protezione che il Musti le offre. Vuole provare in tutti i modi a lasciarsi il passato alle spalle e trovare il vero amore, che vede incarnarsi in Gino, uomo gentile che le donerà un nuovo nome e una nuova speranza.
“Sì, da oggi ti chiamerò Folisca per sempre. […] Significa “scintilla” ed è quello che tu sei per me”.
Rosetta riparte da qui, dall’amore per Gino e dal sogno di diventare una cantante famosa, che sembra avvicinarsi dopo essere stata scelta per due spettacoli a Napoli e a Genova. Un sogno, però, solo sfiorato: nel buio della strada, viene aggredita e uccisa con violenza dal Musti e da un gruppo di agenti armati, i quali in seguito diranno che quello che è successo non è mai avvenuto, accusando la giovane donna di suicidio. Solo un giornalista, che Rosetta aveva conosciuto al termine di uno spettacolo e che si presentò a lei “Mussolini Benito, onorato” con un baciamano, andrà alla ricerca della verità sulla sua morte, accusando apertamente il Musti sulle pagine del quotidiano Avanti!, in un tempo in cui il fascismo era ancora lontano.
VOCI E DESTINO
Rosetta racconta la sua storia in prima persona. Ci guida alla scoperta della sua vita, attraverso i suoi ricordi e un travolgente flusso di pensieri ed emozioni. Gli occhi sono un elemento sempre presente, delineano il percorso da seguire, sanciscono legami, segnalano i pericoli, osservano il mondo andare avanti dopo la sua morte.
“Vi guardavo tutti, fermi nel vostro spazio di dolore”.
Alla voce di Rosetta, dominante nella prima parte, si aggiungono via via nuove voci: Il Cavaliere, il Butèrin, Gino, Guido, il fratello Arturo, il Musti, Benito Mussolini. Sono le figure maschili che prendono spazio nella vita della giovane donna, nutrendosene, dandole nuove forme e significati. Con loro Rosetta assume nuovi nomi e nuove identità, tutte legate da uno stesso destino, che la costringe ad abbandonare la coralità di voci che la circondano e a ritrovarsi sola. Anzi no: resta con lei il sogno di diventare una cantante, che ha coltivato, incapace di morire.
TRE NOMI PER UNA DONNA
Tre sono i nomi con cui Rosetta viene al mondo. Tre sono i nomi in cui vive: Rosetta, diminutivo di Rosa – ero l’ultima e mi si poteva concedere quella tenerezza – usato dai fratelli e dalle persone a lei vicine; Rosetta de Woltery, il nome con cui era conosciuta nei teatri italiani, nella sua fase di rinascita; Folisca, nome con cui verrà chiamata solo da Gino, suo unico e inviolato amore. Tre nomi per una donna che si trova a fare i conti con il passato, incastrato nella sua anima come un blocco di pietra da cui cerca di liberarsi, il presente, alimentato dalla ricerca di riscatto e dalla passione per il canto e la musica, e il desiderio di un futuro in cui sentirsi completa e pura accanto a Gino.
“Folisca”, dissi. “Fo-li-sca” ripetei dividendo in sillabe. “Sembra una folata di vento che trasporta una foglia, la solleva, la trascina ancora a terra, la rialza e la lascia cadere”.
Questa è la breve di vita di Rosetta, quella racchiusa nella descrizione che lei dà del suo nome d’amore e non d’arte: una scintilla luminosa, trascinata dall’ambizione di un futuro migliore, trattenuta dalla vergogna di un passato incancellabile, risollevata dall’amore e dal desiderio di essere una vera artista, lasciata cadere e spenta dal più forte.
ULTIMA FRA GLI ULTIMI
La storia di Rosetta diventa una pagina di Storia.
“Folisca” non è solo la storia di un femminicidio: è la denuncia di un abuso di potere verso una donna che ha provato a sognare, ha tentato di riscattarsi, ha avuto il coraggio di affrontare un essere più grande e più forte di lei, uscendone sconfitta. Una sconfitta che si fa ancora più dolorosa nella menzogna che ne ha insabbiato l’omicidio e nell’essere, anche nella morte, dalla parte degli ultimi e degli emarginati.
“[…] finì la mia epoca bella di sogni possibili, l’epoca in cui le arti sembravano vincere lo squallore di certe esistenze rendendo raggiungibile la salvezza”.
“Folisca” è l’istantanea di un’epoca, scattata con gli occhi di chi quell’epoca l’ha vissuta così intensamente da rimetterci la vita. Un’istantanea che a distanza di oltre cento anni presenta ancora colori vividi e contorni netti.
Fra le pagine emerge il chiaro intento di Miriam D’Ambrosio di non limitarsi al racconto della vita di una giovane cantante e dell’indagine sulla sua morte. Rosetta ci parla e la sua voce diventa la voce di tanti. In lei riusciamo a ritrovare qualcosa, una scintilla, che ci ricorda qualcuno, una storia già letta, una vicenda già nota. Il controllo, il potere, gli emarginati, l’oblio: elementi con cui ci scontriamo ogni giorno, ognuno a suo modo. Quante scintille esistono nel mondo? Quante ne abbiamo incontrate? Miriam D’Ambrosio, con “Folisca”, decide di ravvivare le braci e risollevare le scintille, affidando alla scrittura e all’informazione il potere di raccontare la verità, attraverso la testimonianza degli ultimi e dei vinti.
“Io resto Rosetta per tutti, la Rosetta della ligèra, perché l’origine ci resta attaccata addosso e non mi dispiace. Ma Folisca, il mio nome segreto, l’ho portato via con me e lo sussurro, ne apprezzo il suono, lo sento ripetuto dal vento che usa le foglie come strumento, dal crepitio del fuoco e dalle braci mosse da cui si staccano scintille”.
Folisca è la seconda possibilità di tutte le scintille: quella di continuare a brillare, libere, nella giustizia e nel ricordo.
Ilaria Cattaneo
Il link alla recensione su ALIBI Online: https://bit.ly/3Hhefg0