“Floridiana” su Recensireilmondo
MIAMI-VENEZIA (VITA)
Floridiana di Emanuele Pettener (occhio alla copertina “tematica”) è un libro interessante e particolare, da una parte – mi pare – scritto con un evidente occhio ai classici, specie americani, dall’altra picaresco, scatenato, scanzonato e “divertito di se stesso” e con alcuni elementi di originalità: uno – forse più superficiale – di essere un romanzo che non si identificherebbe come italiano se non se ne conoscesse la provenienza, e in effetti l’autore vive da tempo negli Stati Uniti, giustificando pienamente un’ambientazione principale (Miami) resa in modo preciso e vivido, l’altro, più profondo e contenutistico, è quello di puntare su personaggi “senior” (insomma, avanti con gli anni – un oggetto narrativo tutto sommato non frequente in libri di questo tipo), peraltro in contrasto con l’età anagrafica dell’autore, e di essere attraversato da una spiccata vena etica/morale, per dirla semplice e banale una sorta di anti-Philip Roth dove il protagonista non vede l’ora di poter non tradire e resistere alle tentazioni del sesso extra-coniugale. Questo protagonista è Tom Giannini, dentista affermato e pienamente borghese ma anche aspirante o emergente scrittore, sposato (piuttosto felicemente) con April, insieme a lei genitore di quattro figli. Si comprendono forse alcune considerazioni fatte sopra: per rendere picareschi ed estrarre “movimento” da questi presupposti, sulla carta adatti a un romanzo di interni o di dialogo, serviva una frizione o un momento (o molti momenti) di choc e rottura, e questi sono in sostanza rappresentati dagli alti e dai bassi, dagli incagliamenti, dalle crisi nel matrimonio tra Tom e April (e dalle tentazioni erotiche di lui) e dalle aspirazioni letterarie del primo che – in sostanza – portano a un ciclo ricorrente di ambizione/frustrazione/ritorno all’ordine che insieme all’elemento “sentimentale” fa da deus ex machina della storia. Questa mia considerazione può sembrare ovvia, ma il movimento a cui mi riferisco sopra ha molto di fisico, un via/vai continuo (fisico ma anche mentale) che è piuttosto caratterizzante per il tono generale e per la riuscita del libro. Anche per questi motivi il romanzo nell’esecuzione conta molto sulla precisione delle ambientazioni, sul vitalismo dei tanti personaggi e su un ritmo piuttosto forsennato, che solo di rado va a scapito della caratterizzazione dei personaggi stessi (che d’altra parte come detto sono molti, inevitabilmente non tutti approfonditi, alcuni relegati – in termini cinematografici – al ruolo un po’ stereotipato di protagonisti). Oltre al “setting” geografico, penso di avere avvertito come accennavo in apertura uno sguardo americano dell’autore anche in termini di influenze implicite ed esplicite – ma per una volta non ricorrerò alla giostra dei nomi e dei riferimenti. Il libro è – come detto – inusuale in alcuni aspetti, divertente ma anche malinconico (nel modo in cui i personaggi vedono e tematizzano la loro età, la prossima fine di percorsi e partite esistenziali) e dà il meglio nella testa, nell’inizio fulminante, e nella coda, lo scintillante finale veneziano, dove a Pettener riesce il difficile equilibrio di parlare di Venezia-come-è ma senza scadere nel pittoresco/trito (o meglio, trattandolo con ironia e un certo senso pittorico per le scene in esterni). Un buon romanzo, e tenete d’occhio le anticipazioni perché sta per uscire il nuovo dell’autore.
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