Floridiana
1
Strappatemi il cuore e mettetelo sulla pagina bianca (attenzione alle sbavature di sangue).
Sono un uomo vecchio e, improvvisamente, celibe. Single. Ho lasciato mia moglie a settantun anni, dopo quarantotto di matrimonio, senza contare quelli di fidanzamento. Poh! Il gesto più coraggioso della mia esistenza. Amo mia moglie. Ma mia moglie non mi ama, non mi ha mai amato, almeno negli ultimi quarantott’anni, era giusto farglielo notare, sono stanco e così – dopo l’ultima delusione – le ho detto addio.
Single. Erano quarantott’anni che non sentivo questa sensazione. Inebriante. Non me la ricordavo: un mix di leggerezza, ebbrezza, e terrore del vuoto. Quello che provano i paracadutisti, forse. Per un attimo mi è sembrato di potere avere tutto, tutte le ragazze, tutte le possibilità, come quando avevo vent’anni e fischiettavo canzoncine lungo le strade di Brooklyn, fiducioso nella vita e nel futuro. Ci è voluto un po’ per ricordarmi che ho settantun anni. Sono un vecchio, un vegliardo. Le ragazze dovrei pagarle, e le possibilità sono quelle che sono.
Insomma mi ha preso il panico e son tornato da mia moglie, ma lei mi ha detto: «Forse ti fa bene startene qualche giorno per i fatti tuoi.»
«In che senso?»
«È un po’ di tempo che sei insoddisfatto. La pensione, forse.»
È sempre così razionale. O irrazionale: sono in pensione
da dodici anni.
I suoi occhi viola splendevano freddi nella luce pomeridiana della nostra cucina ed era più attraente che mai. In piedi appoggiata al tavolo, con quella T-shirt slabbrata e scarlatta che adopera quando s’occupa dell’orto e le arriva a metà cosce, le gambe nude, gli zoccoli bianchi, i guanti da giardinaggio ancora infilati mentre sorseggia un Chianti, come a dire che la nostra conversazione è solo una pausa nella cura dei ravanelli, ecco, questa è mia moglie, la lascio dopo quarantott’anni e lei si dedica ai ravanelli, mi lascia dopo quarantott’anni e poi torna ai ravanelli.
Ma le gambe sono così solide, il seno così grosso sotto il tessuto fino. Come fa a essere così bella? Ha sessantanove anni, Cristo! Sì, le rughe, i fili bianchi, la pelle ispessita e tutto il resto. Ma la ragazzetta che mi ha stregato cinquant’anni fa è ancora là, eccessivamente visibile, indomabile, sensuale. Anzi, sembra quasi che da quando me ne sono andato – stamattina – il seno sia ancora più pieno, le gambe più sode e abbronzate, che roba, io me ne vado per qualche ora e lei ringiovanisce (invece di affondare la faccia nel cuscino e insozzarlo di lacrime e rimmel). Un desiderio formidabile di portarmela a letto mi conduce ad avvicinarmi, percepire l’acre odore del suo sudore che amo tanto, e mi sento ancora un ragazzino, un gatto in amore quando miagolo «dai che facciamo pace» e aderisco al suo corpo affinché avverta il mio desiderio e mi conceda come minimo una smorfia d’ammirazione, ma lei piazza la mano inguantata sul mio petto, mi distacca, mi dice: «Stamattina mi hai detto che non ti ho mai amato.»
«Va be’, non è così importante dai», e cerco di toccarle il seno, ma mi ferma: «Ah no? Allora cosa è importante?»
Faccio un gesto con entrambe le mani verso le mie parti intime e dico esasperato: «Questo è importante!»
«Non essere volgare.»
Dio come la desidero, e come desidero essere volgare, mentre i suoi occhi mi perforano, il suo guanto chiazzato d’erba sul mio petto, il seno che si solleva al ritmo del suo magnifico cuore. L’afferro per le braccia e tento di baciarla, ma lei mi rifiuta la bocca: «Ti prego, Tom, smettila. Le parole sono pietre, lo sai.»
È sempre stato così. Io mi arrabbio, e ammetto che quando mi arrabbio sono un po’ melodrammatico, lava e lapilli e tempesta, sbraito un sacco di parolacce e frasi atte a crepare il suo cuore d’alabastro, poi dopo cinque minuti mi passa, ma lei si nega fino a quando non ho rinnegato anche l’ultima parola. Stavolta però sembra inflessibile, o io son troppo stanco per chiederle scusa. L’erezione è rientrata, abbiamo perso un’altra occasione, quante ce ne resteranno? È questo che non capisce. Si porta il bicchiere di Chianti alle labbra, io ripiombo nella mia tetraggine, era forse ripugnanza quella che ho colto? E me ne vado.
Ho trascorso la notte in un motel sopra un enorme queen bed, fossi stato un po’ più giovane avrei bevuto una bottiglia di whisky e fumato fino ai primi bagliori dell’aurora, ma ho avuto un infartino due anni fa, devo andarci cauto, così mi sono visto un porno e ho pianto.