“Erano gli anni” su Nemesis Magazine
Lo scrittore Daniele Congiu in libreria con il nuovo romanzo “Erano gli anni”: “Racconto Cagliari e un po’ di me”
Raccontare una città, i suoi cambiamenti e chi la abita non è mai impresa facile, specialmente se al vero storico si intreccia una narrazione personale. Daniele Congiu ci è riuscito, con “Erano gli anni”, appena edito da Arkadia, ci guida per quattro generazioni in una Cagliari mutante. La saga familiare si districa attraverso i binari della storia e del costume, con attenzione scrupolosa al dettaglio e cura della veridicità. Così, accanto alle vicende dei personaggi creati da Congiu, prendono vita strade, palazzi, attività e addirittura sentimenti che appartengono ormai al mondo dei ricordi. La città è cresciuta, ha cambiato inevitabilmente volto ma ha conservato in qualche angolo e in qualche detto le sue origini. Il lavoro svolto da Daniele Congiu ha infatti anche il grande pregio di tenere memoria di modi di dire, di costumi e usi altrimenti destinati all’oblio. Lo fa in maniera non didattica e non didascalica, calando perfettamente questi elementi nel contesto narrativo. La struttura agile, la scrittura priva di inutili fronzoli ma non minimale, il ritmo serrato, consentono a chi legge di mantenere il giusto equilibrio tra momenti di cadute fatali e risate di fronte agli scherzi della vita. Grande protagonista silenzioso del libro è infatti un destino da intendere alla greca. Le persone si muovono come spinte da un vento occulto a volte benevolo altre devastante. Un romanzo di prospettive, in cui la storia viene raccontata da angolazioni diverse ma senza la fastidiosa sensazione dell’artificio, in modo naturale si affrontano punti di vista diametralmente opposti e legati alla visione dei singoli personaggi. “Erano gli anni”, uscito a 11 anni dal primo romanzo “La chiave di Velikovsky” è anche la storia delle periferie, spesso sfruttate come luoghi esotici da cui attingere aneddoti scabrosi di disagio e follia, e invece nella penna di Congiu assumono il ben più realistico tratto della vita, fatta di regole non scritte, di gesti e parole utili a conformarsi, di slanci per affrancarsi e di ingiustizia. La periferia diventa teatro per l’ingresso in scena di valori altri, grazie ad uno sguardo da insider. Da ogni tragedia emergono comunque la vita e un certo spirito di adattamento, perché altra grande figura invisibile della narrazione è la capacità dell’uomo di ironizzare su ogni cosa. I confini in questo modo paiono più labili, le parole meno dure, gli affanni un po’ più sopportabili in queste vite scombussolate. Daniele Congiu si fa carico di un viaggio nel nostro passato recente e nel nostro presente, scoprendo vizi e virtù con delicatezza e con il rispetto dovuto a una storia che è universale, replicabile in qualsiasi periferia. E forse con il giusto tatto che gli consente, in queste pagine così ricche, di raccontarci anche qualcosa di se stesso.
Giacomo Pisano
Il link alla recensione su Nemesis Magazine: https://bitly.ws/3dBGn