“E adesso dormi” su Libroguerriero
“E adesso dormi” di Valeria Ancione (Arkadia)
Sul comodino della Rambaldi
Valeria Ancione – Roma – giornalista del Corriere dello Sport, ama raccontare le donne e si è sempre occupata di calcio femminile sostenendo la battaglia contro pregiudizi, stereotipi e discriminazione di genere. È convinta che lo sport possa salvare la vita. Ha finora pubblicato i romanzi: La dittatura dell’inverno, Volevo essere Maradona, e Il resto di Sara. “Di ospedali e medici per l’Italia ne avevano visitati parecchi, non restava che l’America. Ma, dove e per curare cosa? Nonostante le perplessità manifestate sul caso di Jonathan il professore del Bambino Gesù le aveva ispirato fiducia e Gina aveva deciso che quel medico, e nessun altro, se ne sarebbe preso cura. Giurò che i viaggi della speranza finivano lì, in quel dottore dal nome che era un buon auspicio. Lo stimava a prescindere dai risultati che avrebbe ottenuto. Sapeva di avere messo il bambino nelle mani giuste e non voleva andare in America, dove ripeteva a chiunque, “Non fabbricano mica miracoli”. Il ritardo intellettivo si conclamava con il passare del tempo e secondo Speranza, Nat, era destinato a una vita breve. Ma Gina, ostinata come solo una madre sa essere, era convinta che dentro quella testolina non ci fosse solo il vuoto e che comunque il vuoto potesse e dovesse essere riempito. Finite le illusioni era cominciato il tempo della battaglia, che la donna avrebbe portato avanti con le sue scelte anche da sola.” Geena Castillo ha lasciato l’America per dimenticare un padre violento. L’incontro con Raffaele e il trasferimento in Italia l’hanno illusa di trovare il grande amore e un futuro migliore. Ma niente è andato come sperava. Raffaele si è presto rivelato più violento del padre e le sue angosce non si fermano lì. Jonathan, il figlio di cinque anni, nato dal loro matrimonio, è affetto da una rara malattia invalidante che gli impedisce di capire e farsi capire e lo condanna a dipendere dagli altri per sempre. È cieco, sordo, epilettico, e Raffaele se ne frega. Non lo considera un problema suo. Maltrattamenti e umiliazioni sono all’ordine del giorno e Geena sopporta tutto senza ribellarsi. Odia il marito, sogna di separarsi e vendicarsi, ma non ne ha il coraggio e resta lì in attesa di una liberazione che probabilmente non arriverà mai. O forse no? Intanto Raffaele si assenta spesso da casa e non si sa dove vada. Di certo lei non conta più sul suo aiuto. E quando scompare per giorni e giorni non ci fa caso e ne denuncia la scomparsa in ritardo. L’unica a darle una mano è la vicina di pianerottolo, Lola, che le tiene il bambino mentre è al lavoro. Quando Lola le ha fatto le carte ha visto qualcosa di brutto, ma Gina non crede nei Tarocchi. Anche se finora ci hanno sempre preso. E stavolta vedevano un militare che la cerca e la morte. Al lavoro si fa chiamare Gina. Fa le pulizie in un condominio di studi professionali dislocato su otto piani, ed è qui che ha stretto amicizia con l’avvocatessa Mara, che si prende a cuore il suo caso. Agli allontanamenti prolungati del marito ha fatto l’abitudine. Se non torna è un sollievo. Quando l’ultima assenza si prolunga per mesi pensa che finalmente se ne sia andato per sempre, fino a che la polizia non bussa alla sua porta per chiederle il riconoscimento di un cadavere ritrovato in pessime condizioni in un torrente fuori Roma. Potrebbe essere Raffaele. La fede nuziale che le mostrano è la sua, corrisponde anche la dedica. E ci sarà un’indagine per scoprire se si tratta di suicidio o incidente. Di sicuro la polizia sospetta di lei e Gina, che si sente responsabile per averlo desiderato morto, entra nel tunnel della paura. Per fortuna ci sono Mara e Lola a sostenerla. L’avvocatessa l’assiste legalmente e l’aiuto di Lola col bambino, soprattutto adesso, è fondamentale. Ecco un sogno d’amore che si trasforma in incubo e tre donne unite che si danno una mano concretamente. Poi l’incontro con un musicista di piano bar cambia tutto e riaccende la speranza in un futuro migliore, ma per arrivarci Gina dovrà combattere.
Paola Rambaldi
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