“E adesso dormi” su Liberi di scrivere
E adesso dormi di Valeria Ancione (Arkadia 2023) di Patrizia Debicke
Un romanzo tutto al femminile, più che mai allacciato all’attualità, in cui la protagonista innocente frutto di un malsano e vessatorio asservimento familiare, sarà costretta a dover intraprendere una personale lotta quasi per la sopravvivenza.
Quell’asservimento che tante volte in nome di un amore malato troppo spesso rappresentato dalla possessività , dall’egoismo, dalla necessità di avere ed esercitare un dominio assoluto o peggio su un’innamorata, un’amante, una moglie o una figlia porta alla violenza. Toccando i confini della peggiore crudeltà. Quante volte sentiamo dire o leggiamo di ragazze o donne uccise per un’incontrollabile reazione omicida provocata da un rifiuto, da un no detto da qualcuna che un maschio purchessia credeva solo sua proprietà.
Ma nessuno, uomo o donna che sia, ha mai il diritto di considerare un essere umano come sua proprietà. Perché non esiste passione o sentimento che possa consentirlo. Si tratta solo di SCHIAVISMO e ricordiamo bene tutti che, benché purtroppo certe regole non siano mai state completamente accettate da certuni popoli, l’abolizione dello schiavismo è una grande conquista della civiltà.
Geena Castillo, americana , che oggi vive a Roma con il marito e il loro bambino di cinque anni, Jonathan, affetto da una rara malattia invalidante che gli impedisce e forse gli impedirà per sempre di capire e farsi capire, è fuggita in Italia dagli Stati Uniti per allontanarsi da un padre violento. Si illudeva di aver finalmente trovato il vero amore in Raffaele, convinta che la sua vita avrebbe potuto essere diversa, migliore e più giusta con un marito che proprio per il suo nome da angelo gli avrebbe offerto solo gioia e bellezza. Dopo aver subito le angherie di un padre padrone aveva seguito il fidanzato e poi marito a Roma, senza neppure rendersi conto che stava passando da una prigione all’altra.
E ciò nonostante, adusa a essere condizionata da un io dominatore, ha voluto credere che la sua nuova vita italiana fosse meno penosa di quella sofferta nel suo Paese.
In realtà la loro relazione si rivelerà un autentico inferno. Con lei quotidianamente abusata.
E certamente la nascita di Jonathan rivelatosi presto un bambino ammalato, tarato, affetto da un grave ritardo che ha rappresentato agli occhi del padre solo un fallimento di maschio, ha potuto migliorare una spaventosa situazione in cui la brutalità rappresentava la norma . Unico sollievo per lei l’amorevole conforto offerto dalla costante presenza di una vicina di casa Lola, vedova e che vive con la figlia Corrada sullo stesso pianerottolo, diventata insostituibile appoggio, spalla e forse unico freno inibitore della continue violenze del marito. Violenze alle quali Geena, che ormai ha italianizzato il suo nome in Gina, non ha mai osato ribellarsi. Ancora plagiata infatti da ciò che ha vissuto in casa dei genitori, dove aveva appreso da sua madre a scambiare l’amore con il dovere, accetta tutto supinamente…
Lavorando di sera per un’impresa che fa le pulizie in uno studio di avvocati e commercialisti, e lascia durante quelle ore il suo povero bambino, Jonathan, all’amica Lola.
L’unica cosa buona da fare sarebbe separarsi. Ma Gina non vuole farlo, resiste, continua a resistere nonostante le assenze di Raffaele, le ripetute vessazioni morali, le minacce e le botte.
Fino a quando suo marito, Raffaele si dileguerà misteriosamente dopo una gita, un picnic fatto con Lola e Jonathan. Gina denuncerà la sua scomparsa solo la sera dopo, dichiarando che non era la prima volta che lui lasciava la famiglia. Forse aveva scelto di andarsene.
E nei giorni e nei mesi successivi, in cui cerca consciamente di cullarsi in quell’impossibile realtà, la sua vita sembra prendere una piega diversa, tranquilla, lei e il bambino soli, quasi sereni ma tutto pare voler finire in un attimo quando un giorno due agenti di polizia bussano alla sua porta. È stato ritrovato un cadavere quasi irriconoscibile in un canale, potrebbe essere quello di suo marito.
Dopo aver fornito gli elementi sufficienti per un’identificazione formale per Geena tuttavia, in attesa che le indagini facciano chiarezza, comincerà un lungo calvario di rimorso e di paura. È convinta infatti di essere in qualche modo responsabile e che la morte di Raffaele non sia dovuta al caso.
Per su fortuna nello studio legale dove fa le pulizie la sera, esercita tra i titolari Mara, che lavora alle pratiche legali fino a tardi, quasi a notte. Gina/Geena, che ha imparato a fidarsi delle donne, sollecita il suo consiglio e il suo aiuto professionale. Fra loro nascerà simpatia, tanto che il loro rapporto da strettamente professionale saprà diventare un’amicizia nella quale presto verrà coinvolta anche la quieta e confortante saggezza di Lola.
Tre donne, ciascuna con dietro le spalle qualcosa di segreto mai confessato, legato a diverse esperienze come madri e come figlie, ma che la condivisione trasformerà in sostegno e forza comune. Una forza che consente di affrontare ogni verità.
Reale e senza false emozione la descrizione del rapporto tra l’amica Lola, donna generosa e senza sentimentalismi, e Gina, madre spossata del piccolo Jonathan, un bambino che morde, si agita e cammina a stento. Un esserino che non la chiamerà mai mamma, condannato a restare un bambino a vita. Ciò nondimeno, anche nei momenti di peggiore disperazione, Gina riuscirà ad affrontare la sua malattia e a lottare per sopravvivere. Sconfinato amore, il suo, ma anche fatica ed esasperazione, pur temperate dall’abnegazione e dall’istinto di protezione. Gina ha imparato a conviverci per andare avanti e restare al suo fianco ma per continuare a farlo sa anche che deve sapere delegare e farsi aiutare.
Lei è una donna che si crede sbagliata, forse perché così l’hanno fatta sentire i suoi genitori e suo marito, magari umiliandola per il suo aspetto di donna piccola. esile , con grandi occhi in un volto smagrito. Insomma si giudica solo bruttina, inconsistente, soffre di mancanza di autostima, di rispetto verso sé stessa. E invece dovrà imparare a riconoscersi, a combattere per se stessa e a concedersi nuove possibilità.
Ha una bella voce, le piacerebbe cantare forse… ma quando, dove e come?
Valeria Ancione, siciliana, è nata nel 1966 a Palermo, ma è cresciuta a Messina e dal 1989 vive a Roma. Giornalista professionista, lavora al “Corriere dello Sport” dal 1991. Ama raccontare le donne. Si è occupata di calcio femminile, sostenendo sulle pagine del suo giornale la battaglia contro pregiudizi, stereotipi e discriminazione di genere. Del calcio in generale l’attrae la potenza di aggregazione e condivisione, meno le partite. Non è tifosa, ma simpatizza. È convinta che lo sport possa salvare la vita. Giocava a basket, nonostante l’altezza, è sempre a dieta, non ha mai tinto i capelli, legge sempre e ascolta audiolibri, ama il mare in modo viscerale e la Sicilia in modo possessivo, si commuove sullo Stretto, è orgogliosa di essere cittadina di Roma, ha tre figli nel secondo tempo dell’adolescenza che, se non si allunga un altro po’, forse sta finendo.
Nel 2015 ha esordito in narrativa con La dittatura dell’inverno per Mondadori. Nel 2019 con Mondadori Ragazzi ha pubblicato Volevo essere Maradona (biografia romanzata dell’ex calciatrice Patrizia Panico), finalista al Premio Bancarellino e di cui la Lux Vide ha acquistato i diritti per produrre una serie tv. Nel 2022 è uscito per Arkadia Il resto di Sara, del quale esiste anche la versione audiolibro de Il Narratore.
Patrizia Debicke
Il link alla recensione su Liberi di scrivere: https://bitly.ws/36tCh