“Dodici giugno”, il nuovo romanzo di Di Tillo su “Il Corriere della Sera”
Il Corriere della Sera
27 novembre 2014
Un laico consacrato insegue i criminali. «Dodici giugno», il giallo di Marco Di Tillo tra sacralità e omicidi
Nella vastissima gamma degli investigatori di fantasia, mancava questo: il «laico consacrato», né prete, né laico, personaggio che senza prendere i voti consacra la propria esistenza alla fede in Dio. Marcello Sangermano è un «laico consacrato», come furono ad esempio – senza fare troppa pubblicità – Oscar Luigi Scalfaro e il sindaco di Firenze Giorgio La Pira. Vive in parrocchia e da lì si muove per questa sua seconda indagine, scritta da Marco Di Tillo, autore Rai, sceneggiatore, regista e romanziere (Dodici giugno, Arkadia editore, pp. 240, € 16). Né padre Brown, né Maigret, qualcosa di entrambi. Sangermano fa parte dell’Unità Operativa per il Crimine Seriale. Nell’avventura precedente, Destini di Sangue, venivano assassinati (testa tagliata) anziani signori, stavolta si tratta di omicidi di seminaristi, a distanza regolare di anni l’uno dall’altro, tutti ritrovati con l’anulare mozzato. Crimini seriali che allarmano perfino alte stanze vaticane, dove si è appena insediato papa Francesco: c’entrano qualcosa questi delitti con la vergogna della pedofilia? Fatto sta che l’indagine prende un ritmo quasi angosciante per interessi e apprensioni che suscita. È Roma lo scenario in cui la squadra di Sangermano si muove, ma anche la Sardegna, quella moderna di Cagliari e quella ferma nel passato delle montagne attorno. Sangermano utilizza tutto ciò che possono fornirgli i laboratori scientifici della polizia, ma poi attua il metodo di alcuni celebri indagatori del passato, lo scavo nella psiche dei possibili assassini, la ricerca dei motivi profondi. E, inoltre, continua a occuparsi di ragazzi in tragedia per la droga, degli emarginati senza tetto, né cibo, tenta (novello Nanni Moretti) di riconciliare coppie in crisi, fa compagnia alla mamma. E alla fine riuscirà anche a rassicurare Francesco. Nessun conforto, invece, per la poliziotta della sua squadra che, in segreto, lo ama.
(Andrea Garibaldi)