Dark
Inizia sempre dalle tempie, un palpito quasi impercettibile, e nel momento esatto in cui lo riconosce, quel palpito, comincia a crescere, fino a quando non ha la sensazione che la testa gli sta per esplodere. La vista si offusca e la distanza dagli oggetti che lo circondano ondeggia. Il braccio allungato verso il telefono impiega un gran tempo a raggiungerlo, e il numero della guardia medica, che sa di aver salvato nella memoria del telefono, non compare nel-
la rubrica. Ma non è solo la testa, anche il petto riproduce il pulsare delle tempie, il torace si restringe e le costole
premono contro qualcosa che non può fare a meno di chiamare cuore. Non riesce a respirare e dalla bocca aperta l’aria non entra. Si affaccia sulla strada – un impulso che giudicherà ridicolo il mattino dopo, non vuol esser trovato morto dopo giorni che nessuno lo vede in giro, quando la porta sarà sfondata – ed è seduto sul marciapiede quando il dottore lo raggiunge, il che significa che è riuscito a rintracciare il numero che sembrava introvabile e a chiedere aiuto.
In quel momento ricorda che, in altre occasioni, l’elettrocardiogramma non aveva rivelato tracce d’infarto, neppure di preinfarto, e solo mesi più tardi, quando si sarà rassegnato a seguire le indicazioni del dottore, che gli consiglia di non chiamare la guardia medica, che gli dà solo un sonnifero che lo stordisce fino al giorno successivo, solo allora sentirà parlare di attacchi di panico, quando accetterà di mettersi nelle mani di un altro medico, la cui specialità lo ha sempre insospettito: psicologo. Come si può affidare la propria anima a un individuo che non ha mai letto Dostoevskij o Sant’Agostino? Tuttavia, accetterà di seguire i suoi consigli, e si sottoporrà a un trattamento psicofarmacologico che abbandonerà presto per trovare un rimedio nelle parole, o meglio nello scriverle appena si
annuncia la crisi, di ordinarle in qualche modo.
Si volta verso il taccuino o lo schermo e scrive un appunto, che uno o due giorni dopo potrà sembrargli improvvisato, oppure, al contrario, lo sorprenderà, rivelandogli che è disceso in un’oscurità nascosta, e si renderà conto, non senza vergogna, di aver scelto di sopprimerla. Non avrebbe mai osato evocarla al di fuori di quelle notti di paura, in quello stato che gli altri definiscono normalità e che lui ha capito essere la subdola censura a cui si è arresa la sua esistenza quotidiana.