“Danzami fino alla fine dell’amore” su L’Unione Sarda
Il romanzo. “Danzami fino alla fine dell’amore” di Alessandro Muroni per Arkadia
La faticosa ricerca di un non rapporto tra padre e figlio
«Perché?», si è domandato Edoardo camurri durante la scelta della cinquina finale del Campiello, «perché in tanti degli ultimi libri di recente pubblicazione si registra una sovrabbondanza di “intimismi” e si indugia sull’io?». Non era uno j’accuse, piuttosto fare luce sul sentiero della letteratura contemporanea. È prematuro provare a comprendere questa necessità di raccontarsi. I tempi, probabilmente, invitano all’introspezione. A questa regola si attiene anche “danzami alla fine dell’amore”, scritto da Alessandro Muroni per la casa editrice cagliaritana Arkadia (pagine 128, 13 euro). Questo lavoro non può prescindere da tale impostazione: «Questa è la storia di uno spettacolo musicale e teatrale», si legge nella nota per il lettore, «il resoconto di un’esperienza di vita dell’autore che prende spunto da quella, seppur breve, del padre». Non ci sono capitoli veri e propri ma scene, e un prologo e un epilogo. A seguire un’appendice. Teatro che si fa letteratura, letteratura che si fa teatro in un lungo monologo che pare strutturato per ritrovare la figura del padre. Scrive a tal proposito nelle ultime pagine Andrea Chimenti: «È un viaggio verso la poesia. Se i genitori sono datori di della vita, la poesia è invece ciò che la sorregge».
Trama
Nel verso di Leonard Cohen, che dà voce al titolo, c’è una chiave per entrare nella partitura scritta, tanto è vero che già nella prima scena, quando si alza il sipario, i musicisti la eseguono. In un bar chiuso da tanto, la vita di un padre riaffiora in “quadri” pervasi di musica, poesia e Letteratura romantica. Lentamente si intuisce il non-rapporto fra quel padre e suo figlio. “Danzami fino alla fine dell’amore” ha un’architettura che pretende attenzione continua in un’alternanza di vuoti e pieni, di riflessioni intime contrapposte alla concretezza dei personaggi. Tutto questo contribuisce a rendere difficile una collocazione di genere per lo scritto di Muroni. Da segnalare le numerose citazioni (Leopardi, Rückert, Byron, Schlegel) e le ben sessantaquattro note al testo. Passaggio osmotico dall’io al loro. (g.f.)