“Corpo a corpo” su Mangialibri
CORPO A CORPO
Milano. Notte. Prima di uscire da casa di Marta, sconvolto, Stefano va alla scrivania, apre il cassetto e ne estrae il diario della donna: la copertina blu conserva il racconto di un abisso, quello nel quale i due sono precipitati senza avere null’altro che il fondo sul quale tentare di poggiare i piedi e mantenere un equilibrio che, tuttavia, si è rivelato precario. Poi Stefano esce di casa e, dopo quattro rampe di scale, raggiunge il garage e recupera l’auto. Esce su via Farini e, quando sente il suono di un’ambulanza, deglutisce asciutto e cerca in bocca una saliva che non c’è. Qualcuno avrà visto il corpo di Marta a terra, sotto la finestra del loro appartamento, su quel marciapiede che lui e la giovane compagna hanno calpestato un’infinità di volte. Dallo specchietto retrovisore Stefano vede il mezzo di soccorso avanzare; si aspetta anche un’auto della polizia, ma non ve ne è traccia. Allora si allontana dal quartiere più in fretta che può. Sulla statale transitano poche auto e Stefano decide di tagliare per vie secondarie e raggiungere la palestra di Mario, ad Arluno. Stefano ha incontrato Mario per la prima volta a tredici anni. L’ha portato alla sua palestra un amico più grande, uno già abituato ai ring e agli incontri, un bulletto con la capacità innata di sprecare le buone occasioni della vita. La prima cosa che Mario vuole vedere è il gioco di gambe di Stefano: gli dice che i pugni verranno dopo e che quello che davvero conta è verificare che i piedi ubbidiscano ai suoi comandi. Quando Stefano raggiunge la palestra, si accorge che nulla è cambiato, neppure il lucchetto che l’uomo avvolge alla serratura del cancello: una catena doppia rivestita di plastica arancione. Ma, se le cose sono rimaste uguali a se stesse, ci deve essere una finestra aperta sul retro. Mario è sempre stato fissato con il ricircolo dell’aria. E infatti eccola lì, la finestra: ora può entrare e rifugiarsi in quel luogo che è stato così importante per lui in passato e che anche ora pare l’unico rifugio possibile…
Elena Mearini – autrice milanese, direttrice della Piccola Accademia di Poesia – offre al lettore una vicenda struggente, che si snoda attraverso la figura di un uomo e due donne ed è un vero e proprio incontro di boxe. Sì, perché il pugilato diventa la metafora attraverso cui l’autrice racconta gli scontri della vita, gli incontri salvifici e la necessità di stare continuamente in guardia, per schivare i colpi mortali e prepararsi a quelli vincenti. Una palestra alla periferia del capoluogo lombardo diventa il rifugio nel quale vite segnate, ammaccate o addirittura spezzate cercano il modo per ricomporsi e capire quali sino le giuste mosse da fare. Stefano, professore di liceo con un passato come pugile bruciato da una circostanza contingente, si rifugia appunto nella palestra di Mario – una sorta di mentore e padre – dopo aver ucciso la compagna Marta, una sua giovane ex studente. La ragazza, da parte sua, mostra i segni di un passato pesante: ha cercato di salvare la sorella Ada, alla ricerca maniacale di una perfezione tossica, e ha fallito miseramente. Ada non c’è più e Marta si è rifugiata in una relazione distorta e a tratti ossessiva con l’ex insegnante. Saranno le pagine del diario di Marta, mostrate da Stefano a Mario – perché è assolutamente necessario sentire la voce della giovane donna per comprendere appieno il cammino verso il baratro del professore – a raccontare le dinamiche di un ring simbolico in cui l’amore, la gelosia, la pretesa di governare il proprio e l’altrui destino si incontrano e scontrano, si sfidano ad armi pari e a volte impari, si scrutano negli occhi e, nella disfatta o nella vittoria, imparano a vivere. La Mearini ha una capacità che pare innata di scegliere la parola giusta sempre; mostra immagini che colpiscono al centro esatto del cuore e lì si depositano; alterna con equilibrio una precisione estrema e una crudezza che sbrana; omaggia la storia del pugilato e racconta le dinamiche relazionali con uno stile diretto e senza fronzoli che ha la stessa efficacia, per parafrasare il mondo della boxe, di un uppercut. Un libro intenso e profondo; una storia di sudore, morte e amore che lascia il segno. Un knock out bruciante, dal quale non si può che risorgere.
Connie Bandini
Il link alla recensione su Mangialibri: https://bit.ly/3VAp6XC