“Corpo a corpo” su Contorni di Noir
Elena Mearini – Corpo a corpo
Nel provare a parlarvi di questo libro parto dal titolo: “Corpo a corpo”. Non avrebbe potuto intitolarsi in modo differente l’ultima meravigliosa opera di Elena Mearini in corsa per il Premio Strega.
“Si chiama corpo a corpo una modalità di combattimento ravvicinato, a mani nude, disarmato tra due o più persone”.
Nonostante il ring e i vari riferimenti alla Boxe come scuola di vita, il combattimento descritto in queste pagine non coinvolge due avversari ma il tempo che scorre e l’anima e il malessere interiore degli stessi protagonisti.
Da un minimo di sei a un massimo di dodici sono i round di un incontro di boxe. Dodici sono i capitoli del romanzo. Nessun KO prima, senza fiato e bloccato alle corde il lettore si spinge fino alla fine. Tre minuti la durata di un round. Sicuramente più di tre i minuti che impieghiamo noi per incassare i colpi di questa scrittura chirurgica e precisa che ci spacca in due palesando guerre e mostri che ci vivono dentro. Non so dire esattamente quante volte l’autrice scrive parola tempo.
Il tempo è bastardo, piazza trappole ovunque, è un gancio che spacca la mascella e disarticola la parola, non ti aspetta, è un interrogativo puntato alla tempia, è sempre meno, passa e decide.
Ed è proprio il tempo scandito da un immaginario metronomo assordante che accompagna ogni sua parola. Il romanzo si svolge in poche ore e ci racconta di Ada e Marta, sorelle, e di Stefano Santi che è in tempi diversi il professore di entrambe.
Stefano, con un passato da pugile semiprofessionista interrotto da una tragedia che non aveva mai confidato a nessuno. L’unico a conoscenza del suo dramma è Mario, il suo allenatore, che aveva assistito impotente alla scena e lo aveva coperto, allontanandolo però dalla sua palestra per sempre. Ma è proprio in quella palestra, che aveva significato casa e riscatto, che si rifugia immediatamente il professor Santi dopo aver commesso il secondo errore fatale della sua esistenza.
E lì ritrova Mario che con biblica empatia, senza farsi confessionale, lo accoglie, lo ascolta e lo porta a decidere. Ada e Marta. La perfezione e la mediocrità. Mediocrità che a volte è più insopportabile dell’obbrobrio. Marta, vittima o carnefice? Un diario. Un fiume di parole che svelano e rivelano. La convinzione di sapere ciò che è giusto per l’altro facendo finta che sia amore, fino a togliere il respiro. Ciò che agiamo con consapevolezza e ciò che ci accade.
L’ipotesi di redenzione per Stefano è come un cavallo di Frisia con filo spinato piantato nel cuore che appare e scompare ciclicamente nello scorrere della sua esistenza.
Vede l’espiazione della sua colpa nella confessione dell’altrui disfatta ma non è così che va la vita. Presto o tardi ognuno di noi è costretto a pagare, anche per ciò che ha commesso senza alcuna intenzione. “Incontriamo la fine e ci passiamo sopra senza nemmeno accorgercene” scrive Elena Mearini a pagina 8 e questa frase ci torna in mente a ogni capitolo anche se non la leggeremo mai più. Emil Cioran disse che “Un libro deve frugare nelle ferite, anzi deve provocarle. Un libro deve essere un pericolo” e questo libro fa talmente male da essere, a parer mio, letteratura.
Deborah Alice Riccelli
Il link alla recensione su Contorni di Noir: https://bit.ly/3ZxOePm