Contro la gioventù
Convinto che per qualcuno con le sue aspirazioni letterarie possa essere conveniente vivere nel paese di Franz Kafka e Milan Kundera, il giovane Eugen Salmann accetta la proposta di andare nell’Europa dell’Est. Non immagina nemmeno che a Praga non riuscirà ad aprire una nuova filiale della sua azienda, né a scrivere una sola riga del suo romanzo. Inoltre, come se fosse un personaggio di Kafka, più che scrivere un libro si ritroverà a viverci dentro. Le finzioni si avverano e diventano pericolose. Nel mezzo della sua tormentata e ridicola sofferenza, Eugen si lascia sedurre da donne mature mentre insegue inutilmente le giovani, come se fosse uno dei personaggi più comici di Kundera. Vagabondo in una città che non è la sua, incontra una strana comunità presieduta da un brillante maestro e una bibliotecaria dall’aspetto angelico che, in modo magico e discreto, lo aiuta a comprendere le grandi domande dell’esistenza. Contro la gioventù? Sì, perché a quell’età uno si riduce al pensiero che occupa la sua mente e il suo cuore: il possesso amoroso. Contro la gioventù perché gli ideali a quell’età sono proiettati su vette altissime e insieme grottesche. Contro la gioventù perché l’inesperienza semina necessariamente devastazione. E contro la gioventù, insomma, perché nessun giovane è se stesso, ma solo chi vorrebbe essere.