“Con tutto il mio cuore rimasto” su La Lettura
Rosario Palazzolo scende nella profondità della cattiveria umana. Intorno, la Sicilia
Silenzio, parla un ragazzino segregato
È una «mischia di parole a raffica» quelle che Rosario Palazzolo sceglie per Con tutto il mio cuore rimasto, un romanzo che va in profondità nella cattiveria degli uomini e delle donne, siano essi preti o madri. La storia raccontata da Palazzolo restituisce la voce di un ragazzino siciliano messo in croce dalla crudeltà di due femmine: lo hanno segregato per nascondere la verità. Perché la sua voce — quella di un ragazzino violentato da un prete — taccia. Ed è proprio quella voce che Rosario Palazzolo, invece, riesce a mettere in scena: una voce forte, che grida dalle pagine, si fa aspra, e riesce perfino a far sorridere il lettore. Un libro del genere — viene voglia di dire — non poteva che nascere da uno scrittore siciliano, che è anche autore teatrale, regista e attore: la sua terra di origine e le sue capacità artistiche si mischiano, in questo romanzo, alla perfezione. La lingua che Palazzolo sceglie è quella sicula, sdoganata nelle sue sonorità dal successo dei romanzi di Andrea Camilleri. Ma è il suono che la lingua di Palazzolo produce, e poi si ascolta in fase di lettura, a inchiodare il lettore: suono di musica che cambia continuamente, una corsa sotto forma di monologo teatrale che diventa un confronto tra la realtà e la sua unica possibilità di raccontarla. Il ragazzino ha un padre meccanico che parla con i motori, un fratello che si suicida per un motivo che soltanto il protagonista dirà, una sfilza di parenti e di amici. Possiede solo carta e penna e scrive una lettera. A Gesù. Per raccontare «il giorno che ogni giorno è punto e daccapo». Per abbattere «un tempo al passato prima di essere al presente, un maledettissimo tempo che sono sempre le sei». Per dire di «una zuppa di luoghi che ci siamo inventati per continuare a resistere, ma la guerra è strapersa, gesù, dal giorno dei tempi». In questo romanzo si respirano il teatro e la letteratura dei siciliani: c’è Luigi Pirandello, con i suoi continui cambi di prospettiva; c’è Leonardo Sciascia, per il suo impegno civile; c’è Stefano D’Arrigo, con la sua capacità di coniare una lingua onirica; c’è Gesualdo Bufalino, con la sua poetica dello smarrimento. Palazzolo compie un’operazione coraggiosa, in netta controtendenza con i (presunti) gusti del mercato: la sua scrittura e la sua storia procedono infatti senza che ci siano facili ammiccamenti o frasi a effetto. L’autore racconta questa storia in presa diretta, quasi il personaggio fosse sul palco e la rendesse con quel senso di straniamento tipico di certi personaggi beckettiani. Perché «la verità umana è davvero curiosa, ognuno la tramuta come gli pare e lei si lascia fare, si allunga e si allarga, si stringe, si fa piccola e inconsistente, e se è il caso striscia che manco la vedi, infilandosi nella testa delle persone, s’inliquidisce o diventa di pietra, a seconda dei gusti e delle necessità». Con tutto il mio cuore rimasto è un libro portentoso, destinato a lettori forti, fini e raffinati. Come la scrittura di Rosario Palazzolo che si squaderna in mille sfumature.
Simone Innocenti