“Cantico dell’abisso” su La casa delle storie
CANTICO DELL’ ABISSO DI ARIASE BARRETTA
“Cantico dell’abisso” è il ricordo di un’estate che racchiude tutto il simbolismo della scoperta, dei sogni, della consapevolezza, della violenza e dell’accettazione di sé. È la storia di Davide, di situazioni apparentemente incredibili, di messe in scena che servono in modo utile e funzionale a raccontare la verità o, se si vuole, una delle tante realtà possibili. È la vicenda di un tredicenne che vive a Bologna e che ama visceralmente suo padre, Osvaldo, in modo morboso, incapace di stabilire un limite o un oltre che non deve essere travalicato. Davide affronta la sua acerba consapevolezza in modo aperto, in un viaggio che lo porterà all’emancipazione e categoriche scelte di vita, non ultima quella di convivere serenamente con la propria omosessualità e con la decisione di diventare transgender. Nel romanzo di Ariase Barretta nulla è più potente della realtà, in una narrazione fluida che mescola passato e presente, dolore e promesse di una vita migliore.
Introduzione
Sono stata da sempre in compagnia del silenzio, dovrei conoscerlo abbastanza bene nella sua pienezza, eppure questa notte con la sua forza devastante, sembra uccidermi. Non lo riesco a fermare, mi vuole trascinare ancora una volta in quella caverna buia che è stata la mia vita, nell’incessante ricerca di una luce che fosse solo mia. Può definirsi una colpa? Improvvisamente muove la bocca, all’inizio sembrano parole incomprensibili, poi mi soffermo a leggere il labiale ed ecco che mi sta sussurrando: Per l’ultima volta, perché domani sarà tutto diverso. Non ho mai riposto fiducia nel domani, non sono mai riuscita a immaginarlo, perché è sempre stato difficile vivere hinc e nunc, un’autentica sopravvivenza. Io sono figlia di Apollo e Selene, due insofferenti amanti che mordono le briciole regalate dall’imperfezione dell’attimo per un incontro che cullato dal vento diventa l’exemplum perfetto di una magica poesia. Le ore passano lente e inesorabilmente scandite da un pendolo e dal suo movimento ondulatorio che simboleggia il mio immerso nella tempestosa marea dei ricordi. Una paradisiaca sospensione dai contorni infernali, che non ha mai veramente compreso perche nella mia mente di bambino, assumeva un altro significato. A questo punto sorrido impercettibilmente pensando ai vostri occhi sgranati che lo catalogheranno subito come un errore ortografico, perché ingabbiati nella stilizzazione di un genere naturale. Non mi sento un errore, quell’io ha finalmente raggiunto una piena consapevolezza. Ho vissuto per anni nella neutralità del mio essere, ma c’era una voce interiore che continuava a chiamarmi in un modo strano e per questo gli voltavo le spalle. Forse nell’ingenuità dell’età non ero ancora pronta ad ascoltarla, eppure in un angolo segreto del mio cuore l’ho sempre saputo. Ognuno ha le sue ossessioni in fondo, basta individuarne la forma e accettarle, può anche essere una piacevole compagnia. Vi sembrerà strano ma quel bambino non mi ha mai veramente abbandonato, a volte giochiamo ancora insieme, non lo rinnego, è indissolubilmente una parte di me. Vi confesso che ancora non mi sono abituata a entrare in libreria e vedere scritto Cantico dell’abisso e ammettere a me stessa che in fondo è stato proprio questo. Non è più soltanto la mia storia, grazie ad Ariase Barretta Cantico è anche vostro. Ringraziando chi mi ha permesso di parlare, ritorno a essere ciò che semplicemente sono: il personaggio di un libro, ed è arrivato il momento di andare. Io che mi chiamo Aurora sento che la natura mi ha accettato e scostando una tenda vedo che siamo alle soglie del nuovo giorno e posso sorridere pienamente alla vita perché adesso so che quel sole è lì anche per me.
Aneddoti personali
Prima di Cantico dell’abisso questa volta ho conosciuto l’autore. Tutto è accaduto quando sono entrato nelle community veramente famigliari di Quelli che letto riletto recensito e Giallo al centro. Ariase si presenta di solito vestito scuro ma è uno che vi può assicurare porta il sole nella vita di chi ha la fortuna di conoscerlo. Ariase è un rock man con l’animo di un eterno bambino che non smette un attimo di sorridere e donarti buonumore, nonostante sofferenze e dolori. Ancor più del sentirlo parlare in dialetto napoletano mi ha conquistato la sua eclettica personalità ed estrema bontà. Nonostante non gli somigli fisicamente per la sua dolcezza, ricorda gli orsetti dei cartoni animati. È come se un uragano avesse piacevolmente sconvolto la mia vita. Sono indescrivibilmente felice di potermi onorare della sua amicizia. Ariase è un dono speciale di quelli che stai ore a domandarti cosa hai fatto per meritarlo. Un aspetto straordinario del suo carattere è che quando gli fai qualcosa di buono se ne ricorda sempre ed è in grado di sorprenderti. Lo so per esperienza, perché è successo quando mi sono inaspettatamente ritrovato tra i ringraziamenti di questo magico libro. Tornando a Cantico vi risparmio, un po’ dello sfondo, perché altrimenti questa parte verrebbe un papiro. Quando il trio Sidekar mi disse che nel nuovo libro della collana, ci sarebbe stata una sorpresa per me, ho pensato a una loro dedica sulla copia destinata a me, non potevo immaginare tutto questo. Ancora prima di ricevere il libro, ricordo con grande gioia le lunghe telefonate in particolare con Mariela, dove ne abbiamo parlato tantissimo, c’era tantissima apprensione di come potesse essere accolto dal pubblico, però nelle sue parole c’era anche tanto amore e questo accade soltanto quando un libro ti segna nel profondo. Adesso che l’ho letto, in realtà divorato in pochissime ore, posso dire che il mio amore per questo piccolo gioiello è aumentato notevolmente, anzi trabocca faticando a contenersi. È un libro che mi ha catturato e vi assicuro che non riuscivo a staccarmi, perché incantato dalla sua bellezza. Ringraziando Ary per averlo scritto, mi accingo a recensirlo con somma gioia. Meritate come sempre una riflessione analitica del testo che esula dal mio legame con l’autore. Ho una grande responsabilità, farvi conoscere una storia che narra temi attuali e forti. Ci provo l’emozione è tanta perché vede la nascita cartacea di Cantico, è una vittoria non solo di Ariase ma anche di tutti noi che ci abbiamo e continuiamo a credere ancora tanto.
Recensione
Le creature dovrebbero essere tutte amate indistintamente in egual misura. Chi è realmente capace di un amore tanto assoluto senza pregiudizi ed etichette in questa Terra, che sia della stessa carne degli uomini e non appartenga al divino? Il bambino all’inizio della sua formazione non ha filtri né preconcetti e si lascia guidare dalla meraviglia e dalla sorpresa di scoprire la maestosità del mondo tracciando nuovi, inaspettati orizzonti e seguendo liberamente il battito del cuore. Questo è un cantico che non celebra la bellezza naturale ma indaga la profonda nudità dell’animo umano . È un romanzo polifonico strutturato in sei capitoli a ognuno di essi, corrisponde una voce che diventa uno strumento funzionale per regalare uniformità a un racconto alla ricerca di un nuovo viscerale linguaggio che possa tradurre perfettamente le emozioni. L’uniformità è soltanto narrativa perché i personaggi di questo libro sono tutti prigionieri di un appagante desiderio inespresso. Con quale parola si può descrivere il cuore senza differenziare e marchiare? Rendendosi complice di una società che permette il libero arbitrio per tutto tranne che nelle scelte d’amore. È assurdo che per amare liberamente si debba ricorrere a una legge. Il romanzo narra la storia di Davide un adolescente dall’esistenza in bilico tra la luce della vita e la quotidiana convivenza con le ombre. Se queste ultime oltre che dalla sua anima arrivano da quel nido che invece di essere un’oasi di protezione è la raffigurazione dell’infernale caducità umana, fatica a riconoscerle. Davide ha un fratello minore di nome Mauro che può simboleggiare il fiore rosso di Garsin. La crescita dei due ragazzi è tracciata in una contrapposizione binaria. L’autore analizza con sapiente delicatezza non solo la loro psicologia ma soprattutto la loro strutturale nevrosi psichica che è l’archè di un’ossessiva malattia dell’eccesso. A completare un triangolo non considerato c’è Osvaldo, il padre di origine argentina pienamente insoddisfatto che cerca maldestramente di nascondere la sua natura. Nessuno può andare contro la concezione intrinseca dell’essere, può rimanere a lungo sopita, ma alla fine un giorno inaspettatamente esplode e lascia soltanto devastanti conseguenze. L’usus scribendi dello scrittore si caratterizza per una piena ruvidezza della parola, che arriva dritta al cuore, squarciandoti l’anima. I due ragazzini sono ignari che dietro il gioco alla scoperta carnale della sessualità ’ si nasconda lo spettro della pedofilia. L’aspetto che maggiormente colpisce è l’estrema dolcezza con cui è narrato tutto, ci sono anche alcuni passi toccanti che raggiungono il culmine del lirismo. La percezione del lettore è univoca e non avviene in camere separate. Tutto il romanzo è impregnato di presenze importanti come Wilde, Tondelli, Almodovar, Pasolini e tanti altri che si percepiscono sono perfettamente conosciuti da chi scrive. Tutti questi autori si trovano a essere spettatori di una storia che supera piacevolmente ogni oltre immaginativo. Nella cristallizzazione degli anni Ottanta attraverso canzoni e cartoni animati l’autore guarda bonariamente, il sé bambino che non è presente fisicamente nel romanzo ma che fa capolino attraverso questi elementi, lo osserva con quella raggiunta maturità che gli permette altresì di scrivere questo Cantico. Una favola nera che si annida silenziosamente negli aspetti più oscuri della società che a volte fingiamo di non vedere per comodità. Un romanzo introspettivo che analizza il tortuoso percorso evolutivo di Davide dove bisogna interrogarsi sull’altra faccia della luna tra verità e menzogna. Una taciuta omosessualità che si trasforma in una sospensione del processo identitario Un libro che si sofferma ad analizzare il delicato rapporto che intercorre tra Ἔρως e θάνατος, sapendo che in ogni forza sono celate briciole di vitale rinascita. Oltre ogni atto resta soltanto l’amore vissuto con assoluta autenticità e questo non è condannabile, perché arriverà il giorno, in cielo l’aurora si tingerà di un magico arcobaleno
Il link alla recensione su La casa delle storie: https://bit.ly/3AzCu3i