“Cantico dell’abisso” su Affaritaliani
Barretta, Cantico dell’abisso: storia di violenza, infanzia e transgenderismo
Il Cantico dell’abisso è il nuovo libro di Ariase Barretta per Arkadia editore: Affaritaliani ha intervistato l’autore
Fin dal nome, che non ha eguali, Ariase Barretta – scrittore napoletano, non ancora cinquantenne – da circa un decennio si segnala per l’originalità della sua produzione narrativa. Da Litany, fiaba onirica, fino ai suoi romanzi realistici, dalla composizione sperimentale, per MeridianoZero: Darkene, Psicosintesi della forma insetto e H dalle sette piaghe, in cui racconta la malvagità manipolatoria su un universitario da parte del suo professore, narcisista perverso. Ora Barretta arriva nelle librerie con la storia ardita, che non rinuncia a passaggi di vivida crudezza pur di distogliere i lettori dallo stupore colpevole da social network, del piccolo Davide e del fratellino abusati in modi diversi dai genitori. Troppo presenti, invasivi, incapaci di rispettare i confini o addirittura distratti, evanescenti, complici nelle malversazioni da parte di estranei. È il romanzo dal bellissimo titolo Cantico dell’abisso, appena pubblicato da Arkadia nella collana SideKar. Viene naturale chiedere a Barretta se quello che racconta abbia spunti autobiografici: “Ha spunti biografici. Come in altri miei romanzi, in particolare Psicosintesi della forma insetto, la storia è nata dalla sovrapposizione di fatti realmente accaduti a persone a me vicine. Ovviamente ci sono anche tante situazioni nate dalla mia fantasia. Paradossalmente i fatti reali sono quelli che al lettore potrebbero sembrare più assurdi”, ci spiega.
È la prima volta che lei affronta in un suo romanzo il tema dell’infanzia e dell’adolescenza?
Il protagonista del mio primo romanzo, Litany, era un bambino; si trattava però di una storia calata in una dimensione surreale, simbolica. In tutti gli altri miei romanzi ci sono bambini e adolescenti, ma come personaggi secondari. Cantico dell’abisso è, dunque, il primo dei miei libri in cui il tema dell’infanzia è assolutamente centrale, insieme a quello del transgenderismo.
Si può dire che Mauro e Davide, con modalità diverse, sono bambini abusati?
Senza ombra di dubbio. Per di più sono abusati proprio dagli adulti che dovrebbero difenderli. La dimensione dell’abuso sull’infanzia è molto più grave di quanto la maggior parte delle persone possa immaginare. La cosa peggiore è la tendenza a minimizzare. Credo che ci sia di mezzo una sorta di rimozione del problema.
Il libro so che ha avuto una storia editoriale travagliata, come se lo spiega?
Tutti i miei libri hanno avuto una storia travagliata. Ho le idee molto chiare e non accetto compromessi in merito alle storie che racconto. So che in tanti le considerano scandalose, oltraggiose, blasfeme… Ma sono le mie storie, è la mia letteratura. Non ho contratti vincolanti da questo punto di vista e ciò mi consente di poter scegliere sempre ciò che trovo più giusto per me.
In pieno dibattito sul ddl Zan, cosa risponde a chi si permette di associare omosessualità e pedofilia?
Rispondo che si tratta di un’idea assurda. C’è persino chi crede che la conquista dei diritti per le persone omosessuali aprirà la strada alla legittimazione della pedofilia. Non c’è bisogno che io ricordi in quale ambito si registra la maggior parte dei casi di abusi sessuali sui bambini: certamente non nel mondo LGBT+. Non aggiungo altro.
Nel lontano 1996 Aldo Busi parlò di una pedofilia dei bambini che seducono gli adulti. Che ne pensa?
Ritengo che debbano essere gli adulti a ridefinire i confini del loro rapporto con i bambini. Aldo Busi disse che i bambini hanno una propria sessualità, che nella maggior parte dei casi si orienta verso i coetanei. Tuttavia ce ne sono alcuni attratti dagli adulti. Qualcuno può non crederci, ma ciò che lui disse corrisponde al vero. Io ne sono certo, perché sono stato uno di quei bambini.
Bernardo Oriali
Il link all’intervista su Affarintaliani: https://bit.ly/2UtpIDa