“Atlante della nostalgia” su Book Rider
Atlante della nostalgia – Marco Patrone: recensione
Atlante della nostalgia di Marco Patrone è una raccolta di racconti che sorprende piacevolmente su molti versanti. È una silloge con filo evidente nello scorrere della lettura, ed è tra i motivi che spingono a leggerlo in una sola sessione. Il senso di mancanza, l’aver lasciato qualcosa alle spalle, la sensazione di aver mancato lo switch che avrebbe portato a un altro tipo di futuro, tutto questo guida il testo fin dal primo racconto, La vita quieta. “Avevo un lavoro. Percepivo uno stipendio. Contribuivo a quella che sarebbe stata la mia pensione. Ma non mi sarei sentito di giurare che quella fosse vita vera. Forse era questione di mancanza di esperienza. Pensavo a mio fratello, per esempio, un veterinario di un certo successo, al suo studio e alla sua bellissima fidanzata, e allora mi convincevo che la vita vera avesse a che fare con la qualità delle cose, e non con il semplice fatto di lavorare, di fare quello che la maggior parte della gente, scalpitando e sbuffando, fa comunque.
A chi mi guardava dall’esterno sembravo contento, certo, perché sorridere mi costava meno di rimanere incupito a ragionare sul modo in cui volevo che le cose cambiassero.”
L’immobilità del reale e la velocità di pensiero creano, nel loro scontro, questo turbine di nostalgie. Oltre alla mia vicinanza con questo tipo di sentimenti, trovare una raccolta così organica ha risolto una mia nostalgia letteraria. Mi spiego: forse sono sfortunato, ma è da parecchio che trovo volumi di storie che mancano di coesione, quasi come se fossero solo un best of o, nei casi peggiori, un raschiamento dal fondo del cassetto. Tornare a libri come Atlante della nostalgia è il mio personale augurio per questa seconda metà dell’anno. I riferimenti nei testi sono di quelli che subito mi illuminano, da Elio e le storie tese a Roth. Le quattro sezioni della raccolta seguono un crescendo ben strutturato. L’ultima, Memorial, è così coinvolgente che ne avrei letto volentieri un romanzo a parte. Non so per quale motivo, ma fin dai miei sedici anni ho conosciuto molti alcolisti e ora mi avvicino agli ex bevitori. Questa sezione finale, sia per le mie frequentazioni, sia per la bravura di Marco Patrone, mi ha portato per mano in una narrazione sempre più viva.
Consigliatissimo, soprattutto agli animi più crepuscolari.
Aniello Di Maio
Il link alla recensione su Book Rider: https://bit.ly/3MVCa3Y