“La vincita” su Leggere:tutti
STORIE DA NUORO
È bello l’incipit quasi sattiano (del Satta de “Il giorno del giudizio”, si intende…) del romanzo del nuorese Omar Onnis intitolato “La vincita” ambientato in una Nuoro pienamente calata nei giorni nostri. Politica, amore e sentimenti, sesso e passioni, affari, droga e anche potere sono tra gli ingredienti sapientemente dosati da un autore che conosce bene la città barbaricina per esserci nato e vissuto fino al suo trasferimento nella penisola. Personaggi e interpreti della storia galleggiano in questa sorta di saga contemporanea che vorrebbe essere la rappresentazione di Nuoro entrata a pieno titolo nell’epoca delle dinamiche sociali ed economiche globali che appiattiscono dovunque, nel mondo, culture, tradizioni, solidarietà e senso di appartenenza. Protagonisti e comparse hanno spesso la mente occupata da problemi e progetti quotidiani spesso mostrati da Onnis in tutta la loro futilità e/o nella loro più assoluta relatività. Massimiliano è un creativo, un artista, a modo suo un trasgressivo che fuma gli spinelli. Rivolgendosi a suo fratello Adrea dice: “Voi geni della finanza, se vi tolgono dalle vostre formule, non capite più un ca…non capite più nulla”.
Egli sa che politica e sentimenti hanno la sgradevole caratteristica di non conciliarsi, infatti propende per i primi, come vuol far capire, nel cuore della narrazione, il flashback che racconta della partecipazione del ragazzo alle manifestazioni di protesta per il G8 di Genova cui partecipa con Giulia, la ragazza di cui è innamorato. Suo fratello Andrea, dal canto suo, fornisce “supporto teorico” e consigli a un amico che si occupa di politica, ricevendo da quest’ultimo ospitalità a Cagliari in una situazione che nel presente gli consente di decidere che cosa fare della propria vita in futuro.
Prosa piacevole e avvincente che a volte ha anche il merito di riproporre espressioni e modi di dire ben noti ai nuoresi come me e quel certo inconfondibile modo di parlare, il libro di Omar Onnis merita di essere letto perché sembra aver colto con buona approssimazione i mutamenti e i cambiamenti epocali che stanno trasformando forse non in meglio la città barbaricina.
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