“Le ragazze con le calze grigie” sul Messaggero
«Nell’arte non esiste immoralità»
Egon Schiele tra amori e scandali
Il romanzo
Non credere a quanto ti racconteranno Egon o Gustav, o i pittori come loro che parlano di vita e di verità. L’arte è finita. (…) E se non vuoi restare intrappolata nel loro gioco, devi tenerlo bene a mente: è un teatro, mille riflessi di specchi. Wally smise di chiederselo quasi subito se l’arte fosse davvero finzione o realtà, ma iniziò a chiedersi immediatamente se ciò che Egon Schiele le proponeva fosse amore vero o stupida illusione. Romina Casagrande, a cento anni dalla morte di Schiele, nel romanzo Le ragazze con le calze grigie prova a spiegarci la storia controversa degli amori di uno dei più importanti pittori austriaci, partendo da Wally Neuzil e arrivando ad Edith Harms, senza tralasciare l’oscura vicenda delle accuse di molestie e stupro nei confronti di una quattordicenne, sua modella. Modella come lo fu anche, fin dal 1911, appenna diciassettenne, l’intraprendente Wally, la quale non fu solo musa ispiratrice ma anche compagna di vita, e che alla fine della loro relazione partì come infermiera volontaria sul fronte balcanico, dove morì nel 1917. Attraverso le vicende umane e sentimentali, la Casagrande tratteggia con grande precisione di particolari anche la vicenda artistica di Schiele, i tratti essenziali della sua arte oggetto di critiche anche furenti da parte del pubblico, un’arte che suscitava scandalo e che, proprio per questo, affascinava, attraeva. I quadri di Egon venivano acquistati in gran segreto, il suo raffinato eppur esplicito erotismo – che si palesava con dei tratti netti, obliqui, finanche nervosi eppure estremamente armoniosi, proprio come lo era il suo sorriso – venivano ammirati di sottecchi; di lui si parlava come di un mistero umano insondabile, un mostro geniale e libertino, dedito al sesso tanto quanto alla pittura, che la gente del paesino d’origine di sua madre, Krumau, additava ogni volta che intravedeva lungo le vie assolate.
Le vette
La Casagrande ha reinventato la vita di Egon Schiele restituendoci, però, la verità dell’opera e i suoi intenti, e lasciandoci toccare con mano l’altrettanta veridicità dei suoi rapporti passionali. Se Wally fu la divina amante, il punto iniziale, il turbine dei desideri, Edith – giovinetta borghese che nel 1915 diventerà sua moglie, che porterà in grembo un figlio mai nato e che morirà di febbre spagnola, proprio come Egon, nel 1918 – sarà il punto di (non) arrivo, un cuore che batte di dedizione per il suo amato ma che forse non raggiungerà mai le vette toccate da Wally. «Non può esister immoralità nell’arte» disse Egon durante il processo per stupro a quanti chiedessero conto dei suoi quadri scandalistici. «L’arte è sempre sacra, anche quando ha come soggetto i peggiori eccessi del desiderio».
La tensione perenne che si respira nelle sue opere coincide con la tensione del suo sguardo, del portamento, delle sue idee incomprese. Arte e vita, per Schiele, coincideranno sempre alla perfezione.
Giulia Ciarapica