“Il mare addosso” su L’Unione Sarda
L’Unione Sarda
12 dicembre 2016
Un meteorite ci travolse. Ma diventammo Sardegna
Il primo a teorizzare che la Sardegna potesse essere identificata con l’Isola-mito di Atlantide fu il giornalista Sergio Frau quando nel 2002, suscitando un terremoto nel mondo scientifico, pubblicò “Le colonne d’Ercole- un’inchiesta (Nurneon). Mentre l’autore del volume annuncia di essere pronto a tornare in libreria per proporre i risultati di studi mai accantonati, un team di ricercatori sardi appassionati di archeologia, composto da Nicola Betti, Luciano Melis e Alessandra Murgia, rivede alcuni pilastri su cui poggia l’ipotesi Frau. Attribuisce il mega-tsunami che travolse la Sardegna alla caduta di un meteorite (in verità già anticipata dallo tsunamologo Stefano Tinti) e data l’evento non al XIII secolo a.C., data che giustificherebbe il declino della civiltà nuragica, ma al 9700 a.C., quindi in un periodo di gran lunga antecedente alla costruzione delle torri megalitiche. Lo fa nel volume appena pubblicato dalla casa editrice Arkadia, “Il mare addosso. L’isola che fu Atlantide e poi divenne Sardegna. Come quando e perché uno sciame di meteoriti cambiò per sempre il volto del Mediterraneo e il Nuovo Ordine Mondiale”. Il testo sarà presentato per la prima volta sabato prossimo, 17 dicembre, all’Hostel Marina delle scalette San Sepolcro, a Cagliari. Appuntamento alle 17.30. Il meteorite – Accogliendo l’identificazione della Sardegna con l’isola raccontata da Platone nei dialoghi Crizia e Timeo e quindi lo spostamento delle colonne d’Ercole da Gibilterra al Canale di Sicilia, i ricercatori cercano di provare che la distruzione sia da attribuire alla caduta di meteoriti nel Mediterraneo <<ipotesi rifiutata per mancanza di prove>>. Questa ipotesi è indicata nella premessa al volume come “terza”. La “prima” è quella che vorrebbe la distruzione a seguito di un terremoto, mentre la seconda attribuisce il disastro al crollo di una costa di un vulcano sottomarino. La cronologia – Ritenendo che Platonenel trascrivere l’era del disastro non abbia confuso gli anni coi mesi – così come ipotizzato nell’inchiesta Frau -, essa si collocherebbe intorno al 9000 a.C. La provocazione più ardita degli autori, che ripropongono una rilettura dei misteri sulle tante civiltà del mondo e una rassegna di siti archeologici << estremamente bizzarri>>, consiste nell’avanzare dubbi riguardo alla “sequenza cronologica umana”. <<Non si parla più e solo di siti che presentano rompicapi ed enigmi insoluti, di oggetti apparentemente moderni rinvenuti in siti in cui non si dovrebbero trovare, qui si affronterà un pezzo della nostra storia che, nella migliore delle ipotesi, è del tutto – e volutamente – ignorata>>. Guerre stellari – Per scongiurare lo scenario da film di fantascienza che l’ipotesi della pioggia di meteoriti porterebbe a rappresentare, sconfessando così qualunque pretesa scientifica, i teorici della terza ipotesi richiamano alla memoria del lettore alcuni allarma-meteorite rilanciati dalla stampa: la minaccia di un asteroide di passaggio vicino alla terra paventata il 31 agosto 2007 e la previsione per il 2036, fatta a dicembre del 2009, della caduta di un oggetto celeste. La scoperta – Gli autori rivelano quanto emerso da ricerche fatte nel territorio di Pula. A quella scoperta è dedicato il capitolo fulcro del libro, intitolato “La pistola fumante, reportage di un anomalo ritrovamento”. Eviteremo lo spoiler, ma anticiperemo, a beneficio dei lettori, che si tratterebbe di frammenti dei meteoriti responsabili della distruzione. Il metodo – Intuizione suggestiva, si dirà, ma che solo la scienza coi suoi metodi (l’archeologia moderna se ne avvale ormai da tempo) può provare. Gli autori de “Il mare addosso” avanzano dubbi, evidenziano problemi, accarezzano fantasie e sottopongono agli studiosi un corpus di materiali cui si è già proceduto all’analisi scientifica. Sperano, quindi, che il loro lavoro sia al centro di una <<confutazione costruttiva e condivisa>>
(Manuela Arca)