Go Max Go su L’Unione Sarda
L’Unione Sarda
5 marzo 2016
Il “romanzo musicale” di Paola Musa sull’intensa e breve vita del jazzista Urbani
Ci sono persone speciali, per le quali offrire emozioni è naturale come essere se stessi. Persone che, per dirlo con una citazione papale, fanno della loro vita un capolavoro. Artisti. E spesso crescono e bruciano troppo in fretta, con la facilità di una candela spenta da un soffio. “Go Max Go” di Paola Musa, racconta una storia come queste, quella di Massimo Urbani, uno dei più grandi jazzisti del mondo, morto nel 1993 a soli 36 anni. Nato nella più profonda borgata romana, Massimo è un bambino prodigio: impara prestissimo a suonare, prima il clarinetto e poi il sassofono; e passerà rapidamente dalla banda del quartiere ai palcoscenici di tutto il mondo. Portando sempre con sé il carattere di bambino troppo cresciuto, con entusiasmo e generosità e le debolezze, che lo spingeranno nella dipendenza da alcool e droga. Paola Musa racconta tutto questo, in un’opera tutt’altro che agiografica, che non nasconde i momenti più difficili della vita del sassofonista. Lo fa con una sensibilità tale da svelare i pensieri di un uomo per cui fare musica era come respirare. Impossibile non amare questo artista puro, per cui ogni sentimento passava attraverso la canna del suo sax; non a caso motivo portante della storia è il feeling, la capacità di «sentire, anche quello che gli altri non sentono». Il libro è anche un accurato documentario sull’Italia degli anni 70, e sulla scena musicale mondiale: un’epoca in cui il jazz era al massimo del successo. C’è pure un giovanissimo Paolo Fresu. Sulla copertina è scritto “romanzo musicale”: leggendolo si sente l’eco di quella musica.
(Giovanni Lorenzo Porrà)