“L’eredità dei petali d’avorio” su Leggere: Tutti
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gennaio-febbraio 2016
Il fascino della Sicila “inglese”
L’eredità dei petali d’avorio” si inserisce nel contesto letterario che sta riscoprendo la cultura siciliana, le sue tradizioni enogastronomiche, il suo fascino “gattopardesco”
La Sicilia “inglese” di inizio Ottocento, quella del “decennio” di Bentink, della presenza militare e della “Costituzione”, e soprattutto dei “principi sotto il vulcano”, degli imprenditori dinamici e pionieristici, capaci di diffondere nel mondo i prodotti isolani, il vino dolce del Marsala, i sapori e le tradizioni alimentari isolane, rivivono nelle pagine avvolgenti del romanzo L’eredità dei petali d’avorio edito da Arkadia di Cagliari. Ne è autrice la scrittrice sarda Giulia Clarkson, già Premio “Deledda” con suo evocativo romanzo La città d’acqua, che ritrova e rievoca le sue radici isolane della famiglia anglosiciliana Clark, unendo così Sicilia e Sardegna in un originale ponte letterario. Le due isole sono state fortemente influenzate dalla presenza britannica nel XIX secolo, che ha alimentato i flussi marittimi e commerciali all’interno delle rotte mediterranee britanniche, influenzando costumi, lingua, urbanistica, usi, gusto (l’uso della carne, la beef introdotta in grande quantità dagli inglesi in Sicilia). La Clarkson unisce, con diversi flashback, l’oggi al fascino di ieri, le vicende del padre politico alla storia dell’antenato Matthew Lion, mercan- te impegnato nel baglio di Marsala di Woodhouse, vino liquoroso e ”rinforzato” amato da Nelson, che da questo lembo occidentale siciliano, decenni prima dello sbarco dei Mille, riuscì a diffondersi in tutto il mondo, dall’Europa agli States. Un vino balsamico, usato anche come medicina dalle flotte americane, che è diventato nel tempo un autentico e straordinario testimonial della cultura enologica siciliana, grazie anche al ruolo svolto, insieme agli imprenditori anglosiciliani, dai Florio, con le loro bottiglie uniche e i loro zabaioni, prelibatezze indimenticabili che meriterebbero di essere riscoperte. Marsala, la Palermo aristocratica e borghese, il mare siciliano, il sapore antico di ingredienti e di lavorazioni artigianali trasformate in prodotti “universali”, si rincorrono in questo romanzo affascinante, magmatico, evocativo, nostalgico, poetico. Un affresco di un piccolo mondo antico disegnato da velature, riflessioni, avventure, da una love story romantica. Quel patrimonio storico che gli studiosi possono approfondire nei saggi di storici esperti della Sicilia “inglese”: Trevelyan, Spini, Rosario Battaglia, M.D’Angelo, S. Bottari, Lentini, Riccobene, Ciuppa, D. D’Andrea, M.T. Di Paola, Dickie, Ryall, etc. Il libro si inserisce a pieno titolo, in modo originale, nel contesto letterario e saggistico contemporaneo che sta riscoprendo la cultura siciliana ottocentesca, le sue tradizioni enogastronomiche, il suo fascino “gattopardesco”, l’arte di un mondo scomparso ma che riemerge sempre con fascino. Recentemente a Messina si è svolta la rassegna culturale “Centosicilie” curata da Milena Romeo, che ha messo in mostra alcuni aspetti di questo “arcipelago” isolano evocato da Bufalino, con autori da analizzare, scoprire e riscoprire come Consolo (analizzato da Palumbo, Ruggeri, Reale), il grande fotografo cugino di Tomasi di Lampedusa Filippo Cianciafara, il Pirandello del musical riscoperto (con gli studiosi Fava Guzzetta e Genovese), la Messina di Antonello, e la Taormina dei grandi set cinematografici di Ninni Panzera.
(Sergio Di Giacomo)