“In nome di mio padre” su L’Unione Sarda
L’Unione Sarda
1 novembre 2015
Nel nome di un padre: Nurchis racconta la faida tra due famiglie nella vecchia Nuoro
Pro ischire itt’est dolore/Tue su meus proves,/Pro ischire itt’est fastizu/T’occhidan unu fizu!. Piange la madre dell’ucciso, si batte il petto e grida, e chinandosi sul volto del figlio morto lancia il suo strale di vendetta, che andrà a segno e sarà tremendo. Si apre così la faida che vedrà opposti i Brionnas e i Ghirilèo, famiglie tra le più in vista di Séuna, quartiere di contadini nella zona sud di Nuoro. Anni di rapporti amichevoli vengono spazzati via dall’onda nera che scaturisce da uno screzio per l’acquisto di una tanca, un vasto terreno nelle mire di entrambi i clan. Nel suo romanzo d’esordio, Mario Nurchis immagina «una vicenda che offre lo spunto per proporre uno spaccato della realtà barbaricina tra il 1950 e il 1990». Il protagonista, Frantziscu Brionnas – benestante e sposato con un’insegnate, Gonaria – non può sottrarsi ai doveri imposti da un codice antico e non scritto, e per vendicare il fratello ammazza uno dei Ghirilèo, incoraggiato in ciò dai genitori. «Il retaggio della cultura agro-pastorale vecchia di secoli si traduce in condotte improntate alle violenza come rimedio a qualsiasi offesa, al livore feroce che cova per generazioni, all’invidia per i successi altrui», spiega l’autore. Eppure, nei giorni amari della fuga e della vita alla macchia Frantziscu sembra colto dal dubbio: continuare a farsi strumento del volere dei suoi – non scorderà mai gli occhi del padre il giorno delle esequie del fratello – portando avanti la faida, o mettere unilateralmente fine alla spirale di sangue preferendo la pace? «Nell’incertezza del protagonista si può intravedere l’auspicio che il dialogo soppianti l’uso della forza, che la tolleranza e il senso civico si sostituiscano alla cattiveria e all’eccessiva fierezza» riflette Nurchis, che confida nel ruolo dell’istruzione, come quando fa dire all’anziana Mallena, nonna di Bustianeddu Brionnas: «Istudia e ricorda che una persona studiata è una persona rispettata».
(Fabio Marcello)