Il saggio di Fausto Biefeni Olevano su “Libromondo” di agosto

Libromondo
n. XV, agosto 2014

La verità nascosta. La vera storia della  scomparsa  dell’imam Al Sadr, dello sceicco Yaacoub e di Badreddin

Il  testo  è  un’accurata  indagine  giornalistica  di  un  mistero  accaduto   molti anni fa e di cui ancora non si conosce alcuna soluzione. Nel 1978, infatti,  sparì  l’imam  Al  Sadr.  Nato  in  Iran  nel  1928,  egli  era   emigrato  in  Libano  nel  1959  per  raccogliere  l’eredità  spirituale  del   nonno, capo spirituale della comunità sciita. Mise in atto subito un importante programma di sviluppo sanitario, sociale ed educativo perché si rese conto della tragica situazione della comunità sciita, il 30% della popolazione, abbandonata dalle istituzioni. Le sue priorità erano: istruzione, salute, lavoro per i giovani, sviluppo sociale e alfabetizzazione per le donne, per poterne migliorare le condizioni lavorative e sociali. Inoltre, nel sud del Libano, vicino al confine, il popolo subiva le conseguenze dei violenti scontri tra i palestinesi, che effettuavano incursioni in territorio israeliano, e le rappresaglie  dell’esercito  israeliano. Per difendere quella parte di territorio, egli creò una milizia armata apposita. Egli era convinto che il Libano, multietnico e multireligioso, se pacificato e restituito ai libanesi indipendentemente dalla religione di appartenenza, potesse essere un esempio di convivenza per tutto il mondo. Il 25 agosto 1978, Moussa al Sadr, insieme allo sceicco Mohamad Yacoub, importante personalità carismatica e braccio destro dell’imam,  e  Abbas  Badreddin,  giornalista,  partono  da  Beirut  imbarcandosi  su  un  volo diretto a Tripoli. Al Sadr voleva incontrare Gheddafi, in uno sforzo di mediazione perché fosse possibile il ritorno   della   pace   in   Libano,   anche   se   c’erano   forti   contrasti   tra   di   loro.   Nonostante   l’indiscussa   riconoscibilità fisica di Sadr, alto più di un metro e novanta, vestito in abiti religiosi con un turbante in testa, a Tripoli, egli sembra sparito nel nulla. Nessuno si ricorda di averlo visto su un volo in uscita dalla Libia né in arrivo in Italia o a Parigi, luoghi in cui si diceva fosse andato. Gheddafi, che sovvenzionava la parte di palestinesi contraria alla leadership di Arafat, il Mossad israeliano e altri paesi arabi avevano interesse a eliminare un leader pacificatore tanto scomodo e influente. L’autore   presenta,  tra  l’altro,  nel  testo,  un  esauriente excursus di quanto avveniva in Italia e nel mondo nel 1978. Nel  2002,  Gheddafi  ammetteva  in  televisione  che  l’imam  fosse  scomparso  in  Libia,  in  altre   occasioni,  invece,  attribuiva  all’Italia  la  responsabilità  della  sparizione.  Nel  2004,  viene  aperta in Italia la terza indagine sul caso Sadr (che si vuole dimostrare, appunto, sparito in Italia per scagionare Gheddafi accusato di averlo imprigionato o ucciso) e, contemporaneamente, i rapporti economici tra Italia e Libia decollano. Su pressione del governo italiano, guidato da Silvio Berlusconi,   viene   revocato   l’embargo   dell’Europa   alla   Libia.   Gheddafi,   colpevole   di   crimini   internazionali   e   nazionali,   di   turpi   costumi,   viene,   quindi,   “sdoganato”,   soprattutto   da   Berlusconi. Ricordiamo tutti con vergogna e orrore lo show di Gheddafi in Italia, accolto come un imperatore, lui   che,   traditore   di   tutti   i   principi   dell’Islam   e   della   sua   stessa   rivoluzione,   elargiva   sentenze   e   giudizi e regalava copie del Corano. (Purtroppo, ancora oggi, in Italia, si rimpiangono i campi di concentramento che Gheddafi aveva istituito per non far partire i migranti!) Il testo indaga, dunque, in un appassionante giallo internazionale, tutti gli aspetti della questione, lasciando fortemente sbalorditi. Davvero, nel mondo, può succedere di tutto, e la giustizia non colpisce mai i potenti ma solo i poveracci.

(Renata Rusca Zargar)


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