“Ascoltami”, il nuovo libro di Michela Capone su “L’Unione Sarda”
L’Unione Sarda
16 luglio 2014
Noi figli spezzati e le storie dei nostri genitori separati. Il magistrato Capone e il suo libro di beneficenza
Non è un trattato contro il divorzio e l’epilogo del volume non è una sentenza inappellabile nei confronti di chi sceglie di porre fine al proprio matrimonio. Il saggio di Michela Capone, giudice del Tribunale dei minori di Cagliari, “Ascoltami. Le parole dei figli spezzati” (Arkadia, 157 pagine, 13 euro), vuole invece stimolare a riflettere sulla centralità che, nel percorso della separazione, deve essere attribuita ai bisogni affettivi dei minori che spesso vengono sacrificati in nome degli obiettivi egoistici degli adulti in lotta. Il libro raccoglie infatti le testimonianze dei figli dell’affidamento condiviso che il magistrato è chiamato ad ascoltare quando deve decidere delle laceranti vicende familiari in cui i minori sono coinvolti. I colloqui con gli adolescenti, travolti dal terremoto che sconvolge relazioni interpersonali e sentimenti, sono suddivisi in sette capitoli. Il saggio è preceduto dalla prefazione di Marinella Polo, presidente del Tribunale per i minorenni di Cagliari e si conclude con un intervento di Luigi Cancrini, psichiatra, psicoterapeuta.
Come nasce il libro?
«L’esigenza di scrivere un saggio è stata dettata dalla mia esperienza lavorativa. Ho ascoltato i ragazzi nel corso delle cause che ho trattato. Nel ricevere i loro racconti ho percepito innanzitutto una profonda frustrazione professionale. Le decisioni giuridiche non risolvono i problemi che si generano a seguito della rottura della famiglia e il bambino è colui che dal punto di vista psicologico patisce le conseguenze più pesanti. Non di meno, da madre di tre figli, ho sentito un’intima mortificazione per l’incapacità di noi adulti di ascoltare e soddisfare i bisogni di chi è più fragile e si vorrebbe invece affidare alle nostre cure».
Il suo saggio non propone soluzioni ma insiste sulla necessità dell’ascolto dei figli.
«Gli adolescenti di cui ho riportato le testimonianze hanno manifestato un bisogno disperato di farsi sentire. Spesso, quando si trovano all’interno del mio ufficio, urlano, perché sanno che mamma e papà sono dietro la porta e vorrebbero che sentissero le loro parole. Questo appare come il loro obiettivo fondamentale. Le testimonianze dei bambini manifestano poi l’odio profondo nei confronti del Tribunale. I piccoli sanno che i genitori ne frequentano le stanze per decidere per le loro sorti ma non si preoccupano di coglierne i bisogni».
I minori dovrebbero anche veder assicurato il diritto a un ascolto terapeutico?
«Sarebbe certamente auspicabile che ciascun minore vedesse garantito, a seguito della rottura del nucleo familiare, epicentro dei loro affetti, l’ascolto terapeutico. I figli spezzati hanno bisogno di uno spazio neutro in cui far confluire tutta la loro sofferenza, in cui vincere il senso di colpa che si genera in loro quando sono testimoni e vittime della conflittualità tra i genitori. Solo i ragazzi che sono nati in famiglie economiche agiate possono goderne e affrontare un percorso di crescita più sereno».
I genitori dovrebbero rinunciare al divorzio per il bene dei propri figli?
«Il mio non è un saggio contro la separazione. La scelta del divorzio è spesso indispensabile per salvaguardare la famiglia dall’esasperazione di conflitti di cui la cronaca racconta quotidianamente i risvolti più drammatici.”Ascoltami. Le parole dei figli spezzati” è rivolto principalmente ai genitori. Vuole essere un invito – in un momento così difficile da gestire – a mettere in primo piano i ragazzi, assumersi la responsabilità di essere padre o madre e fare emergere con prepotenza – rispetto al risentimento nei confronti del coniuge – l’amore verso i figli».
Ci sono degli strumenti normativi che possono alleviare il dramma derivante dalla rottura della famiglia?
«La legge ha molti limiti e non esiste alcuno strumento normativo valido ed efficace se il genitore non riscopre il suo ruolo di adulto. Anche la Riforma della filiazione vuole indurre a questa concezione. Non parla infatti più di potestà e smette di considerare mamma e papà come padroni del proprio figlio. Nel percorso verso questa consapevolezza certamente anche l’avvocato ha una funzione importante. Può aiutare a trovare soluzioni concordate anche se la mediazione non può essere imposta. Nessuna legge, neanche quella scritta dal giurista più raffinato, può risolvere i problemi se i genitori non si fanno aiutare e si odiano a tal punto dal rendere impossibile l’incontro. È invece indispensabile che lo Stato assicuri interventi di sostegno in favore delle famiglie che – a seguito della separazione – si confrontano con problemi di natura economica».
I proventi dei diritti d’autore saranno devoluti per l’aiuto dei bambini svantaggiati.
(Manuela Arca)