L’identità culturale nuorese vol. 3 su Sardinews

da: Sardinews
Quella nuoresità “che tanto mi assilla” in un “microcosmo non immaginario”
Sardinews, febbraio 2013, p. 30

 

Il mio paese è il più bello del mondo, non perché è il mio, ma perché è il più bello. Con questa frase di Gavino Pau, un intellettuale nuorese molto amato e compianto soprattutto per la sua anima popolare, si apre il viaggio nel terzo e ultimo volume della trilogia dedicata all’identità culturale di Nuoro. A firmarla, ancora una volta, il magistrato e scrittore Mario Corda che, poco prima di morire nel febbraio dello scorso anno, a 82 anni, ha lasciato nelle 250 pagine del libro un vero e proprio testamento della sua nuoresità, cercando di dare delle risposte o una corretta definizione al concetto di identità culturale nuorese, “che tanto mi assilla”, scrive lui stesso nella prefazione. L’ambizione, per farla breve, è quella di poter dimostrare che l’identità culturale della quale vado ricercando l’essenza è, in definitiva, la connotazione di un microcosmo che ritengo non esista solo nella mia immaginazione”, chiosa sempre l’autore nella prefazione. Sarà ai lettori dire se il giudice–scrittore è riuscito nell’intento. Certo che nel lungo elenco di nomi, molti viventi a cui auguriamo, ancora tanta salute, e tanti altri che hanno invece raggiunto miglior vita, ai quali l’autore dedica racconti e suggestioni, sembra ci siano delle omissioni, o meglio non è chiaro quale sia stato il criterio per inserire uno e non un altro personaggio della cosiddetta intellighentia nuorese. Criterio soggettivo o oggettivo? Sicuramente il  primo, almeno in alcuni casi. Nel volume, ricco di suggestioni e di notizie, abbellito da un robusto corpus iconografico, l’autore ha inteso chiudere il ciclo della sua vasta trattazione concentrandosi sul Novecento e su coloro che hanno, a suo giudizio, contribuito a rendere Nuoro la vera Atene Sarda. E così, ecco la riscoperta di autori e artisti caduti nell’oblio o altri che, fortunatamente, godono di intramontabile fama: Franco Floris, Salvatore Ruju, Ernesto Ceccarelli, Gino Frogheri, Elettrio Corda, Giacomo Zirottu, Gianni Pititu, Bachisio Floris, Antonello Monni, Michele Pintore, Antonio Rojch, Giovanna Cerina, Maria Antonietta Piga, Maria Giacobbe, Assunta Cucca, Grazia Bardi, Marcello Fois. Il libro è ancora una volta caratterizzato, così come era accaduto nei due che lo hanno preceduto, da una sorta di bibliografia illustrata. Basta qualche cifra per rendere bene l’idea: oltre 200 illustrazioni, quasi tutte a colori, e le copertine di oltre trenta libri, scritti da autori trattati o che comunque a questi fanno riferimento. Strutturato in dieci capitoli (che in realtà seguono quelli dei due volumi precedenti) il libro inizia con il XXI, un continuum con il passato e che in questo terzo tomo riparte dalla narrazione dell’opera di Franco Floris e Salvatore Ruiu, che Corda definisce due scrittori saldamente legati alle radici. Seguono gli approfondimenti riservati a Ernesto Ceccarelli e Gino Frogheri (un rinnovamento che non esclude la ricerca dell’identità nuorese), passaggio inevitabile su Elettrio Corda e Giacomino Zirottu, esempio di rigore documentaristico e storico nelle loro ricerche e pubblicazioni. Al secondo in particolare, tra le altre cose, si deve il periodo aureo della biblioteca Sebastiano Satta, una vera istituzione in città. Il quarto è invece il capitolo che Corda dedica a tre giornalisti: Gianni Pititu, Michele Pintore e Antonio Rojch, che l’autore definisce “non solo giornalisti”, per la loro capacità e il loro impegno di proiettarsi in più arti con una non comune passione. Spazio naturalmente anche alle donne, che a Nuoro hanno sempre saputo dettare i tempi di un riscatto culturale, sia nel periodo che ha preceduto gli esordi di Grazia Deledda, sia in quello a lei successivo. Un aspetto che Corda non tralascia affatto, andando così ad approfondire le ricercatrici dell’identità nuorese come la compianta Giovanna Cerina e la giovane “linguista” Maria Antonietta Piga. Ma l’elenco continua con nomi di spessore come Maria Giacobbe, che l’autore definisce “una scrittrice socialmente impegnata”, per poi approdare a Grazia Bardi e Assunta Cucca. Infine Marcello Fois, che sempre Corda chiama il “più arcano dei nostri scrittori”. Una delle penne sicuramente più autorevoli della letteratura made in Nuoro che ha con i suoi libri abbondantemente varcato il Tirreno, ma rimanendo sempre promotore di attività culturali nell’isola, diventando vero attore protagonisti del dibattito e puntando il dito sulle tante contraddizioni di uno sviluppo distorto e sui differenti punti oscuri. Chiudono il volume due capitoli dedicati alla contemporaneità e al contributo culturale dei nuoresi d’elezione. Ottima intuizione questa, perché si riesce a cogliere un aspetto, sempre attuale. Nuoro a differenza di Sassari e Cagliari è una città che con i suoi riti accoglie. Un microcosmo che, nel bene e nel male, con i suoi riti, spesso anche arcaici ma genuini, codifica i comportamenti con regole anche semplici ma leali. Per questo, alle soglie del terzo millennio, il nido di corvi di Sattiana memoria, non è un luogo qualunque. Dimostra di avere un’anima, seppure non sempre candida. Ma a fare la differenza è l’umanità, non comune, e quella nuoresità arricchita dai tanti microcosmi barbaricini, con le sue genti che in questi anni vi si sono stabilite.

(Luca Urgu)


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