Beppe Guerini e Lo spezial d’Avila sul “Corriere della Sera”

da: Corriere Della Sera
Corriere Della Sera
30 marzo 2013

 

IL PERSONAGGIO

Il neo onorevole del Pd dal telequiz di Scotti a un romanzo storico Beppe Guerini dalla Camera alle librerie. Nel 2001 vinse a «Chi vuol essere miliardiario». Ora pubblica un libro sugli ebrei in fuga dalla Spagna nel ‘500. E dopo l’ottimo risultato alle parlamentarie e l’elezione a Montecitorio arriva un libro, un romanzo sugli ebrei che si rifugiarono a Venezia nel 1500. È sicuramente un personaggio poliedrico l’onorevole del Pd Beppe Guerini, avvocato trentasettenne di Romano. Una fonte inesauribile di sorprese che però non sono iniziate in quest’ultimo periodo: già nel 2001, poco tempo dopo la laurea in giurisprudenza, tentò la fortuna da Gerry Scotti, nella trasmissione che allora si chiamava «Chi vuol esser miliardario», perché l’euro non era ancora la moneta corrente. «Ma no dai, lasciamo stare, è stata solo una parentesi curiosa della mia vita – ha ricordato ieri con un pò di imbarazzo -. Diciamo che mi ero laureato da poco e feci un tentativo, così, giusto per farlo. Non ricordo quale fu la domanda più difficile, quella che mi permise di arrivare in alto. Comunque andò bene». Come negarlo: l’allora neo laureato in Giurisprudenza alla Statale di Milano arrivò a due domande dal miliardo, perché ad ogni risposta giusta c’era un raddoppio del premio, fermandosi ad una vincita di 250 milioni di euro. Un bottino buono, a quei tempi, anche per comprare casa, prima di intraprendere il tirocinio e la carriera di avvocato. Ma anche su questo punto il civilista una sorpresa la riserva: «Subito dopo essere stato eletto alla Camera ho chiesto all’ordine di Bergamo di autosospendermi. Non ero tenuto a farlo, la legge non prevede alcun conflitto di interessi e negli anni sono stati tantissimi gli avvocati in politica che hanno continuato ad esercitare. Però ho preferito distinguere nettamente il ruolo professionale da quello politico». Un periodo certamente ricco di coincidenze, quello degli ultimi mesi, per Guerini, perché proprio a febbraio, in piena campagna elettorale, l’editrice Arkadia gli ha anche comunicato che era stato pubblicato il suo libro, il romanzo storico «Lo spezial d’Avila». «Mi sono sentito un pò imbarazzo, il periodo era il meno appropriato di tutti e ho chiesto all’editore di rinviare a dopo l’insediamento in Parlamento qualsiasi presentazione del mio lavoro, per evitare strumentalizzazioni in campagna elettorale». Anche in questo caso la forma è stata rispettata, ma cosa c’entra un avvocato di Romano con un romanzo sugli ebrei che dalla città spagnola di Avila si rifugiavano a Venezia? «Un elemento di ispirazione particolare non c’è stato. La Spagna è stata un pò la mia seconda casa, dopo l’Erasmus a Mallorca e altri mesi di vita trascorsi a Madrid e Avila. Poi qualche anno fa, visitando una sinagoga a Praga, un turista inglese ha iniziato a farmi domande scambiandomi per un ebreo. Non c’è stata, insomma, una causa scatenante, ma tra un episodio e l’altro ho iniziato a scrivere il libro, nel 2007, concludendo il lavoro tre anni dopo. Nel 2011 ho trovato la casa editrice e, dopo una serie di lungaggini, la pubblicazione è avvenuta quest’anno». La prima presentazione si è tenuta a Romano. La prossima sarà a Bergamo, il 5 aprile alle 18, alla libreria Ibs di via XX Settembre. La storia è quella di una famiglia ebrea di Avila che scappa a Venezia dopo l’editto di Isabella di Castiglia e Ferdinando II D’Aragona, che imponeva alla conversione al cattolicesimo. «E al momento il progetto è quello di una trilogia, quindi potremmo essere solo alla prima tappa», dice Guerini. La vita da scrittore è quindi destinata a durare, mentre l’esperienza più incerta e traballante rischia di essere quella in Parlamento. Il governo Bersani non ci sarà, di sicuro. E l’entusiasmo rischia di essersi un po’ spento rispetto a quella cavalcata vincente alle parlamentarie, tra il 29 e il 30 dicembre. L’outsider Guerini aveva conquistato la Bassa, e non solo, a suon di voti, facendo piazza pulita di molte ambizioni dei renziani bergamaschi, Giorgio Gori in testa, e arrivando ad un 4% di consensi dal secondo classificato Giovanni Sanga. «Direi proprio che ora si naviga a vista. Io ho intenzione di vivere fino in fondo questa fase politica importante, dando tutto il mio contributo. Ad oggi la scelta che si prospetta è quella di un governo del presidente, che comunque avrà bisogno di una maggioranza in Parlamento, probabilmente a larghe intese. Confermo che un’alleanza con il Pdl non mi piacerebbe proprio, ma la situazione è davvero rischiosa ed eccezionale».

(Armando Di Landro)


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