Boati di solitudine diventa un premio per ragazzi
La Nuova Sardegna
15 dicembre 2010
Parte il concorso letterario “Boati di solitudine” promosso dall’istituto tecnico commerciale Primo Levi di Pitz’e Serra, rivolto alle classi che hanno partecipato alla presentazione dell’omonimo libro di Bruno Furcas e Salvatore Bandinu. Il libro racconta due storie parallele ambientate in contesti differenti: la prima descrive la vita di un ragazzo disadattato alle prese con le strutture specializzate e gli educatori. La seconda è la descrizione del mondo del carcere minorile. Due storie apparentemente diverse e distanti ma legate dal tema comune della solitudine. Un libro che non dà risposte o soluzioni ai problemi ma che denuncia un sistema incapace di cogliere le immense richieste d’aiuto dei giovani. Gli alunni hanno preso parte al dibattito che si è sviluppato intorno ai temi dell’incontro: le esperienze degli autori, il racconto di Bruno Mura, direttore dell’hotel Califfo, che ha dato la possibilità a due ex carcerati di imparare un lavoro nella sua azienda e la lettura, da parte della professoressa Ornella Cireddu, della solitudine descritta dai suoi alunni in aula durante una lezione di lettere. Il concorso è nato dalla collaborazione tra gli insegnanti di lettere dell’istituto e gli autori del libro. I 250 alunni si potranno cimentare nella composizione del racconto e dovranno consegnare i loro lavori al rientro dalle vacanze natalizie. I temi da affrontare saranno relativi alle problematiche legate all’età adolescenziale: devianza, bullismo, solitudine, paura, amicizia, primi amori. I tre elaborati più interessanti saranno premiati da una commissione formata dai professori di lettere e dagli educatori dell’istituto. I premi saranno a cura della casa di riposo Anni d’oro di Flumini, promotrice del concorso. Una competizione, quindi, destinata a promuovere la scrittura tra i giovani dell’istituto medio superiore. Una sfida che lanciano gli educatori e i professori della scuola perché bisogna fare prevenzione, bisogna ascoltare. Ma soprattutto sostiene l’autore Bruno Furcas, dobbiamo essere in grado di riconoscere i segni della solitudine.
(Monica Magro)