La crescita di Andrea
Superando.it
15.12.2009
«Con molta calma, prendendomi tutto il tempo necessario, iniziai a leggere. Nonostante sullo schermo alle mie spalle scorressero le parole del mio intervento, vedevo che le persone erano attente e concentrate su di me: anche se parlavo stentatamente la gente mi capiva. Questo è stato uno dei momenti più importanti della mia vita. Solo poco tempo fa non riuscivo neppure a chiedere un caffè al bar o ad acquistare una scheda telefonica nella ricevitoria. In quel momento, invece, avevo davanti a me tante persone che mi stavano ad ascoltare. […] Al mio intervento seguì un lungo applauso. Alla fine cercai tra la gente la mia famiglia e vidi mia madre e mia sorella piangere dalla gioia. E fu lì che capii pienamente, per la prima volta, di poter camminare a testa alta e passo spedito [grassetti nostri, N.d.R.]».
Si conclude così la bella testimonianza della lunga lotta interiore combattuta da Andrea Cossu, per ritagliarsi “un posto al sole”, una storia raccontata insieme a Bruno Furcas in Diversamente come te, libro dato recentemente alle stampe per i tipi di Arkadia Editore di Cagliari.
Affetto dalla nascita da una grave forma di tetraparesi spastica, Cossu – venticinquenne cagliaritano – ha visto sin dall’inizio la sua vita messa in pericolo non solo dal suo problema di salute, ma anche dall’insipienza di chi lo curava. «A sette anni – racconta Furcas, operatore nell’ambito dell’integrazione e la socializzazione di alunni minori in situazioni di grave svantaggio – Andrea portava ancora il pannolone. Intorno a lui un mondo ovattato, quello creato dalla famiglia, che lo difendeva, ma al contempo lo “soffocava”, dalla realtà circostante. I problemi, però, sono iniziati nel momento in cui Andrea ha dovuto affacciarsi nell’universo dei cosiddetti “abili” e segnatamente con la scuola, divenuta banco di prova per saggiare la sua capacità di risolvere tutte le complicazioni e le difficoltà che passo dopo passo si sarebbe trovato ad affrontare. Anche le cose più semplici per lui erano ferrei ostacoli che solo una ferrea determinazione avrebbe potuto vincere. E così è cominciata una lunga, lenta, inesorabile crescita, intellettuale e non solo. In Andrea aumentava la consapevolezza di essere “diverso”, ma nel contempo “uguale” e senza cercare pietismo, semplicemente ha incominciato a pretendere una vita come gli altri, ben conscio dei limiti imposti dal suo fisico».
Nessuna ricerca di pietismo, spiega Furcas, e lo si capisce bene quando nel libro si legge: «Nel mondo di oggi […] non c’è tempo da perdere, mentre interagire con me significa avere tempi lenti: bisogna ascoltarmi con molta attenzione per capire ciò che io voglio esprimere. Tanti fanno finta di aver capito anche quando non hanno compreso una parola di ciò che ho detto. Questa non è amicizia, non è rispetto, ma pietismo. […] Un atteggiamento “caritatevole” non solo profondamente sbagliato, ma anche ingiusto, perché somma sofferenza a sofferenza».
Ne ha fatta un bel po’ di strada, oggi, Andrea, da quella «sentenza quasi inappellabile, pronunciata con freddezza», come scrive parlando della comunicazione ai genitori, nel 1984, della sua diagnosi di tetraparesi spastica. E così come è bella la citazione scelta in apertura di Diversamente come te (una frase del noto sociologo, poeta e attivista della nonviolenza Danilo Dolci, vale a dire: «Il mondo non è muto: si esprime anche quando silenzioso. Il problema non è “porre attenzione, accorgersi” soltanto, ma imparare a comunicare tra cretaure diverse…») è bello anche sapere che questo libro venga già letto in molte scuole della Sardegna, utilizzando la storia di Andrea per cercare di sensibilizzare gli alunni a riflessioni nuove sui problemi della disabilità. (S.B.)