Boati di solitudine
Giustizia Giusta
17 giugno 2010
Due storie parallele ambientate in contesti differenti. Nel primo racconto conosciamo Filippo, giovane disadattato, alla ricerca di un “nido”, di un luogo sicuro dove poter trasformare la sua natura difficile in qualcosa d’altro. Alle prese con le strutture specializzate e con un gruppo di educatori, il ragazzo si scontrerà con problemi più grandi di lui. Nel secondo racconto la descrizione asciutta, disarmante, della galassia carceraria minorile, con i suoi ritmi, le sue regole, i suoi controsensi. Un libro scritto a due mani, che contiene due storie apparentemente diverse, ma con il comune denominatore della solitudine, della sofferenza dei protagonisti e della dolorosa impotenza e inadeguatezza della nostra società nel dare una risposta.
Un romanzo doppio, come doppi sono i binari di narrazione, il cui fine è quello di far riflettere legislatori e cittadini su uno spaccato poco conosciuto della nostra realtà. Carceri, case famiglie, rieducazione, reinserimento, reintegrazione, elementi che entrano in cortocircuito nelle pagine di Furcas e Bandinu, in un turbinio di domande e dubbi che non hanno la pretesa di divenire risposte e verità.