“Il desiderio imperfetto” su Exlibris 20
Il desiderio imperfetto
«Il libro di Martini è un piccolo poemetto, sia pur in prosa, sul velleitarismo quale latente dimensione sottesa al carattere e al comportamento conseguente di molti di noi.» Claudio Strinati
Vi è dunque una relazione così simbiotica, come traspare in maniera potente dalle pagine di questo romanzo, tra il desiderio perseguito con la più feroce e tenace purezza e la velleità?
È uno dei tanti temi de Il desiderio imperfetto che, tramite la metafora dell’arte della scrittura, esalta le complessità alla base di ogni desiderio in maniera universale, radicandosi nella natura e nei rapporti umani con tutte le sue immancabili dicotomie. Le vocazioni irrinunciabili da perseguire, la lotta costante e introspettiva che ogni individuo prova durante il suo percorso di vita, i legami d’amicizia come antico archetipo di purezza, le radici famigliari come trampolino personale per la formazione avvenire, sono le tante materie che l’autore tratta con spontanea e innata eleganza, e delicato equilibrio, in questo romanzo stratificato dagli svariati risvolti umani. Il libro, uscito il 17 gennaio 2025 con la casa editrice Arkadia, è stato proposto dal critico d’arte Claudio Strinati per il Premio Strega 2025; l’autore, Sebastiano Martini, non è un emergente tra i nomi della lista della selezione, già nel 2023 il critico letterario Giovanni Pacchiano presentò per la prima volta Il mare delle illusioni (Arkadia, 2023). Fabrizio ed Enrico, conosciutisi tra i banchi dell’unica scuola elementare di Montemarcello, sono legati da una profonda e solida amicizia; quando da piccoli furono ripresi dalla maestra con l’accusa di essersi copiati a vicenda durante la stesura di un tema, mai avrebbero immaginato negli anni a seguire che quell’episodio avrebbe così determinato il loro legame e la loro visione della vita. Così piccoli, ma già con caratteri ben definiti: Enrico, solare, determinato, in quell’occasione confida all’amico il desiderio di diventare un artista, precisamente un pittore; Fabrizio, più introverso e riflessivo, non sa ancora che strada sceglierà, ma la passione e la curiosità che crescono leggendo i grandi classici, in maniera più silente faranno germogliare un sogno, un’esigenza, una necessità inestinguibile: scrivere.
«Scrivere è un impulso al quale non so resistere, è ciò che mi fa alzare la mattina, che mi tiene in vita, che mi toglie il sonno.»
Quindi Montemarcello, paesino incastonato tra la ricca vegetazione ligure, affacciato sul Golfo dei Poeti, che costituisce la suggestiva e sostenuta cornice che sublima l’inseguimento del desiderio di Fabrizio di diventare uno scrittore, di poter quindi dedicare la sua vita alle parole, come mezzo necessario per canalizzare la sua espressività. Questo luogo scelto dall’autore è già di per sé un messaggio metaforico, Montemarcello, con Punta Corvo, era una località estiva molto amata da scrittori, giornalisti e intellettuali tra i quali Montanelli, Bocca, Fortini, Sereni e Montale. L’autore, con occhi sensibili per la natura affascinante dei luoghi marini, come Biamonti e Campana descrive questo luogo potenziandolo con una prosa lirica, rendendo omaggio a due grandi archetipi letterari: il mare e la figura della balena che, con la loro forza e il loro mai svelato mistero, sono elementi incontrollabili, generatori di occasioni.
«Un geco sospeso nel bianco, attende in statica quiete che il sole scaldi i mattoni, che il vento avvicini a lui qualche minuscola preda: un piccolo rettile di grigio maculato a ricordargli che, dopotutto, è un uomo mediterraneo.»
Nella narrazione dalla trama articolata su diversi livelli temporali, oltre Enrico, nella vita di Fabrizio si alternano figure che a loro modo influenzano e influenzeranno quest’ultimo e il suo destino, personaggi dalla piena, rotonda ed efficace caratterizzazione, che si relazioneranno con il protagonista, chi con purezza, chi con ambiguità, chi con discreta vicinanza, come una non detta geometria disegnata e atta a esaltare le differenti varietà dell’indole umana.
«Siamo soltanto degli illusi, dei velleitari. Conosci il significato della parola velleità?»
Leggendo le pagine di Martini si trova anche la risposta, legata non solo alle vicende e alla natura dei personaggi, ma anche al titolo. Non vi è la necessità di essere artisti per porsi un interrogativo del genere, è nell’stinto umano coltivare piccoli o grandi sogni, curare desideri perfetti o imperfetti, cullare illusioni, ed è questo che rende questo romanzo così ben congegnato, un momento di concreta riflessione. In una cornice fascinosa, in una vibrazione quasi onirica, la scrittura potente ed evocativa dell’autore veicola con profondità diversi messaggi, ma quello dal vigore più impattante è il sottointeso che l’autore tramette ai lettori: l’importanza e la rilevanza che noi e gli altri attribuiamo alle velleità nelle nostre vite.
Federico Conte
La recensione su Exlibris 20