“I giorni pari” su Il secondo mestiere
“I giorni pari” di Maria Caterina Prezioso
Maria Caterina Prezioso racconta con il suo romanzo “I giorni pari” la storia di Sara e Silvana. Sara ebrea romana e la sua famiglia perseguitata per la loro appartenenza alla razza ebraica. Silvana vive con la sua famiglia nelle case popolari del quartiere di Roma a Val Melaina. Siamo negli anni 1940/1955, periodo in cui le leggi razziali si fanno sempre più dure. I genitori di Sara, Gino e Miriam, sono costretti a separarsi dalla figlia sperando in un futuro migliore che li veda ricongiungersi a Sperlonga, luogo dove la fanno fuggire per metterla al riparo. Silvana invece, affronterà una malattia che la porterà ad essere ricoverata al Forlanini, allora il Sanatorio di Roma.
Perché se li nominiamo e raccontiamo le loro storie i nostri morti non muoiono.
Da questa citazione, che troviamo nel libro, tratta da “La lampada di Aladino e altri racconti per vincere l’oblio” di Luis Sepulveda, percepiamo l’importanza di narrare le storie per rendere eterna la vita delle persone che sono morte in quegli eventi terribili, ma che tornano alla memoria attraverso il nero su bianco impresso sulla carta; testimonianza di una memoria che non tarda ad arrivare e che si spera attivi una coscienza su queste note dolenti di storia.
Perché questo titolo: I giorni pari?
Grazie per la domanda e per lo spazio che mi avete concesso.
Il titolo del romanzo è venuto subito, fin dalla prima stesura. È un omaggio alla scrittura, al teatro di Edoardo De Filippo e alla sua “La Cantata dei giorni pari”, nella quale il grande drammaturgo raccoglie le commedie giovanili scritte dal 1920, appena ventenne, al 1942, quando mise in scena “Io, l’erede“. Per il popolo napoletano “i giorni pari” (a differenza dei dispari) sono i giorni fortunati, i giorni che aprono al futuro, nella determinata ricerca di un domani migliore.
La risposta dell’autrice ci proietta verso un domani che ci veda migliori di ieri, i giorni fortunati dove tutto potrà tornare a scorrere in una normale giornata, dove si possano assaporare i giorni pari, i giorni fortunati, i giorni che aprono al futuro, per ricominciare da adesso in avanti.
Luisa Di Bagno
La recensione su Il secondo mestiere