Il visconte che amava i gelsi
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Cagliari, tenuta di campagna, primi di ottobre 1829
In questo momento inizia a calare la sera, mi trovo nel mio studio e alla luce flebile della lampada a olio mi accingo a scrivere la prima delle pagine che dovranno comporre questa testimonianza, una sorta di diario più spirituale che biografico. Lo affido a te, il mio primogenito, oramai prossimo a raggiungere la maggiore età. Lo lascerò dentro il primo tiroir della mia scrivana. Dovrai avvisare di questo anche zia Carolina che in questi anni sopperisce con la sua indole dolce e affettuosa all’assenza di vostra madre, a cui assomiglia molto nel carattere.
Fin da subito lei prese sulle sue spalle il difficile compito di prendersi cura dei miei numerosi marmocchi, tutti in età diverse. A conferma della sua abnegazione qualche tempo fa ha acconsentito addirittura al mio “esilio” volontario in campagna; cosa che mi costringe a vedervi e a interessarmi a voi solo saltuariamente.
Una raccomandazione innanzitutto: ti potrebbe capitare di scovare questa specie di memoriale prima della mia morte. In tal caso ti prego di attendere il momento fatidico prima di leggerlo. Non posso sapere quanti anni mi mancano ancora da vivere, in ogni caso, mio caro Francesco, sarai tu a leggere queste pagine per primo per poi passarle ai tuoi fratelli quando lo riterrai opportuno. Nonostante lo scritto non riveli chissà quali segreti, in esso c’è vostro padre assolutamente allo scoperto, da giovane, da uomo maturo e da anziano.
Quando si decide di lasciare questo tipo di scrittura in cui si sceglie di rievocare i fatti biografici con le relative emozioni, personaggi principali e comprimari, capita spesso di avere una diversa prospettiva rispetto all’abitudine di ripensare nostalgicamente al passato. Solitamente, in questo caso le sequenze degli avvenimenti più importanti ci sfilano davanti alla rinfusa e, con una certa anarchia, tendono a non seguire l’ordine del tempo. Invece queste mie pagine dovranno essere fedeli al momento storico cui si riferiscono. Perciò, da oggi, nel riempire i fogli bianchi di sentimenti e impressioni di tutta una vita, m’impegno a rispettare questa promessa fatta a me stesso.
Non sarà sempre facile perché in gioco ci sarà tutto il mio bagaglio emotivo che a volte non riesce ad averla vinta con la memoria, per sua natura ingannatrice. Ho stabilito di scrivere a più riprese, quindi non tutto in una volta; preferisco perciò diluire il percorso biografico in più giornate e molte pagine.
La scrittura biografica mi porterà a inserire gli avvenimenti e i pensieri abbastanza intimi di un giovane uomo che non riconoscerete, credo, come vostro padre. Sarà una sorta di sorpresa per voi figli, un po’ come osservare qualcosa di piccolo con una lente d’ingrandimento.
Questo è quel che in genere succede ai figli; dei sentimenti e soprattutto della gioventù, riguardo ai loro genitori, non hanno mai saputo niente o troppo poco.
Nel racconto delle varie fasi del mio passato saranno registrati anche gli umori e le riflessioni, specie riguardo al periodo dei cambiamenti: le mute o le metamorfosi, per restare nel mio argomento preferito, vale a dire quello che ruota attorno ai gelsi, che contraddistingue la mia attuale scelta di vita.