Storie di amori e migrazioni sull’isola dalle ali di farfalla
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Samira
La ragazza arrivò nell’isola nella stagione in cui le tamerici sono in fiore e lo zafferano cresce nelle zolle e tra i sassi riarsi dal sole. È un tempo breve quello dello zafferano in cui l’aria si carica di un profumo intenso e si mescola con il mirto che gli cresce accanto.
Quando Omero paragonava il colore dello zafferano a quello del sole nascente e l’Olimpo guardava alle umane vicende per narrare gli amori e gli odi, con storie avvicinabili a tutti, sbocciava la corolla di petali viola che racchiude e protegge gli stigmi rossi. Sbocciava da un amore dirompente e contrastato, che legava il mortale Krokos alla ninfa Smilace.
Quando Krokos morì, Hermes decise di concedergli l’immortalità trasformando il corpo senza vita del suo amico in un bellissimo fiore viola e il suo sangue in tre macchie rosse nel cuore del fiore.
Ecco, di un amore dirompente e contrastato voglio narrare anch’io in questa storia.
Di un mito hanno bisogno le storie, anche se quasi sempre l’inizio è incerto, sfumato. E anche se i migliori inizi sono proprio quelli che danno l’idea di essere qualcos’altro, tanto c’è sempre qualcosa di arbitrario nel modo in cui si comincia.
Proverò quindi a stabilire questo inizio partendo dalla carta geografica.
E dunque, c’è una piccola isola nel Mar Egeo, più lontano che si può immaginare, un’isola sassosa e ventosa, talmente sperduta nel mare che neanche a cercarla con il lumicino si riesce a trovare.
Ecco, si può arrivare anche così al tempo della storia.
E allora, c’è questo lembo di terra a forma di farfalla che si affaccia nell’Egeo per poi frantumarsi, oltre il Dodecaneso, in una miriade di piccole isole e scogli abitati. Si chiama Astypalea. Un’isola che i veneziani battezzarono Stampalia.
Un soprannome che si è tenuta per quasi trecento anni sino a che il corsaro Aricodemo Barbarossa mise fine all’egemonia veneziana. E non ha lasciato un brutto ricordo di sé.
Molto più di un semplice avventuriero in cerca di fortune, Aricodemo era un uomo colto e raffinato, in grado di parlare sei lingue e dotato di eccezionale fiuto politico. Lasciò Astypalea all’impero ottomano, ingraziandosi il potente sultano Solimano il Magnifico.
È bella Astypalea. Mi dissero «… ma non c’è niente laggiù».
E io andai comunque. Astypalea è un sogno, un’idea, un’icona del mondo insulare greco. I cacciatori di isole che si spingono fin qui sono pochi, potrebbero essere di meno.
Volevo tenerla segreta, mi sembrava un modo di preservarla, rara e appartata com’è, un miracolo anche per la Grecia. Solo mi è stato impossibile farlo, legata così tanto alla storia che mi accingo a raccontare. Dunque, scrivo di viaggi e i viaggi alle volte si incrociano. Soprattutto sulle isole, si tratti di Lampedusa o di Lesbo. Oppure proprio di Astypalea, come mi hanno raccontato quando sono arrivato qui la prima volta.
Arrivarono dal paese della guerra infinita, oramai detta “dei dodici anni”, e gli scafisti fecero loro credere che la riva in cui furono fatti sbarcare fosse già l’Italia e quella sabbia una spiaggia di Calabria.