“Il buio delle tre” su Mangialibri
IL BUIO DELLE TRE
2 agosto 1980. Intorno alle undici prenderanno il treno diretto a Roma, dove cercheranno di incontrare un pezzo grosso della CGIL, prima che parta per le vacanze. Poi, in serata, se ne torneranno in Sicilia con un altro treno, questa volta dotato di cuccette per dormire. L’afa a Bologna è insopportabile. Lungo le strade parecchi negozi sono già chiusi per ferie, per altri restano gli ultimi giorni e poi, finalmente, riposo. Michele Badalà sistema il colletto della camicia del cugino Salvatore. Ha spesso queste accortezze nei confronti del parente più giovane, al quale ha permesso di lasciare il lavoro presso la nettezza urbana per un impiego al patronato di Macchia, una piccola frazione della loro cittadina di residenza. Salvatore è eccitato e ansioso. Tuttavia non dimentica Pinuccio, il figlio di Michele: gli vuole a tutti i costi acquistare un regalo, anche se il padre gliene ha già presi una valigia piena. Salvatore non vuole sentire ragione; quindi Michele gli suggerisce l’acquisto di un libro – ché la fame per le cose di sostanza bisogna fargliela venire a digiuno ai bambini, prima che si sazino di stupidaggini – e lo trascina in una libreria. Michele, oltremodo sensibile al fascino femminile, rimane amminchiuluto di fronte all’addetta alle vendite e finisce per acquistare ben più di un libro per Pinuccio. I due cugini, per quanto riguarda l’argomento donne, sono diversi assai: Michele è sposato e ha un bambino di cinque anni, mentre l’altro ancora non ha voglia di mettere la testa a posto e, magari, accasarsi con la figlia del professor Casimiro. I due cugini raggiungono la stazione della città felsinea verso le dieci meno cinque e si recano al bar per gustarsi un caffè. Poi, mentre Salvatore continua a guardarsi intorno ed è convinto che ogni donna su cui posa lo sguardo lo ricambi con ammirazione, Michele si allontana, si avvicina a un telefono, inserisce i gettoni e compone il numero di casa, per parlare con la moglie Santina. Sono le dieci e venticinque. Un lampo, poi un boato. Poi il delirio, la puzza, le sirene dell’ambulanza. Del corpo di Salvatore resta poco e niente. Michele, invece, respira. Piano, ma respira. Alza una mano per richiamare l’attenzione, ma si accorge di non averla più… Dalla strage di Bologna – avvenuta il 2 agosto 1980 – a quella di Capaci, per arrivare poi al crollo delle torri gemelle e all’attentato al Charlie Hebdo, senza trascurare di citare la cattura del capo mafia Provenzano. Questo è lo sfondo, di un certo rilievo, su cui si muovono i personaggi che Vladimir di Prima, regista e autore siciliano, ha voluto mettere su carta per raccontare il declino culturale dell’Italia, coì come appare da un’analisi dell’ultimo quarantennio. In particolare, attraverso una storia tanto ironica quanto amara, Di Prima denuncia il degrado della realtà editoriale che, nel nome di facili guadagni e del potere, non valorizza la qualità letteraria e le capacità narrative degli autori con cui si confronta, ma dà la precedenza al mero interesse economico. Pinuccio Badalà – che ha alle spalle una storia familiare quanto mai singolare – vede per sé un futuro da scrittore, ma è costretto a scontrarsi con una realtà che non sa cosa sia il talento e non tiene in alcun conto il merito e le capacità individuali. E allora il suo manoscritto viene denigrato, le sue origini meridionali non aiutano – la terronaggine, si sa, non fa audience – e Pinuccio rosica, invidia chi prima di lui ce l’ha fatta, magari senza capacità, ma è riuscito là dove lui sta fallendo. Che fare, quindi? Rinunciare? Neppure per sogno. Pinuccio non demorde e cerca, per un periodo lungo vent’anni, una casa per il suo libro e una speranza per i suoi sogni. Perché al di là dell’ironia e della critica nei confronti del mondo dell’editoria, quel che l’autore vuole sottolineare è che mai ci si deve arrendere, mai si deve smettere di inseguire i propri desideri, mai si devono tirare i remi in barca. Una caduta può fare male, certo, ma il piacere del rialzarsi e la gioia che si prova nello scrollarsi la polvere dalle ginocchia e ripartire, non hanno prezzo e valgono, da sole, tutta la fatica del viaggio.
Connie Bandini
Il link alla recensione su Mangialibri: https://bitly.ws/3fmV8