“Il codice Stradivari” su Anobii
Dopo la Chimera aretina, un politico del ‘400 e il più famoso liutaio
Intelligenza Artificiale polimorfa, segreti e misteri, rebus intriganti risolti, antichi reperti artistici, in più tanta storia: gli ingredienti dei romanzi di ottima fattura di uno scrittore già chimico e docente. Ha cominciato con il primo dei due – questo è il sequel – con le vicende dei fratelli Mannelli. “La chimera del Vasari”, pubblicato nel 2020, sempre per i tipi Arkadia, ha messo in azione Dario, il maggiore e Marco, due anni più giovane, assecondati da un supercomputer omniconnesso, Lucia. Si considera al femminile, può apparire su qualsiasi schermo, creando gli sfondi più svariati e indossando quello che sembra consono alle loro conversazioni (ha cominciato come bella ragazza a spasso in un parco, poi infermiera, ufficiale nazista s’è il caso…). È uno degli aspetti che ha stregato i due fratelli e tutti i lettori, dal giorno in cui Dario ha attivato sul tablet di Marco la chiavetta usb con il codice di lancio di LUCIA (Unità Logica Autoevolvente Ipercognitiva).
È apparsa subito come un’Intelligenza Artificiale Autocosciente. I creatori sono morti in un incidente e un altro di malattia, dopo aver consegnato a Marco il frutto delle loro ricerche. Via Internet, Lucia accede alla quasi totalità dei megaserver mondiali. Quest’IA significa informazioni e ricchezze straordinarie. L’incontro con Lucia ha trasformato la loro vita: un solido conto in banca in crescita, proprietà acquisite e rivendute, tutto automaticamente.
Fanno base nella villa di Torbole sul Garda, lasciata dai genitori. Sono reduci da un’avventura pericolosa che li ha visti uscire indenni e famosi, di cui Lucia è stata parte fondamentale, iniziata con la sparizione del padre archeologo di Sonia e terminata con le nozze della bella, alta, bionda e intelligente ragazza di origini toscane con Dario.
L’IA è presente ogni momento della loro giornata, collegata con gli auricolari bluetooth, computer, smartphone, tablet o altro. Guidata dalla logica più stretta, sta sviluppando un “ragionamento” pericoloso, che li impensierisce molto. Li avverte di stare considerando l’opportunità di eliminare il genere umano, uno sterminio selettivo, per risolvere i tanti mali causati dall’impatto umano sul pianeta. La possibilità di Lucia di trasformarsi da entità virtuale in angelo sterminatore sembra terribilmente concreta. E non può essere disattivata.
Nel primo romanzo, il “casus” storico è una statua di chimera sepolta nei pressi delle mura di Arezzo. Questa volta, il salto nel passato porta al XVII secolo e al liutaio cremonese Stradivari, attraverso la persecuzione degli ebrei durante la seconda guerra mondiale.
A mettere in moto i due investigatori del mistero artistico-storico e la performante intelligenza multitasking, è un ex compagno di liceo. L’avvocato padovano Zanetti ha trovato la lettera di un prozio, parroco di Santa Eufemia a Venezia, deportato dai tedeschi alla fine del 1943 e morto in un lager.
Uno dei capitoli retrò ha già mostrato l’incontro di Don Giulio, il 5 dicembre 1943, col rabbino del vicino ghetto ebraico, che gli consegna una piccola busta gialla con due foglietti, per mettere al sicuro documenti trovati dalla famiglia nello sportellino segreto di uno stipo appartenuto ad Antonio Stradivari. I Boralevi abitavano a Cremona nella casa ch’era stata del famoso costruttore di violini. Sono carte di cui non si capisce il significato. Una è firmata Stradivari.
Don Giulio vede uccidere il rabbino dai nazisti appena uscito dalla canonica. Le SS bussano furiosamente. Il sacerdote nasconde la busta dietro un trittico quattrocentesco e si affretta a lasciare indizi a futura memoria. Saranno la base di questa nuova, irresistibile caccia al tesoro, in giro anche per l’Europa.
Effe Elle
Il link alla recensione su Anobii: https://bitly.ws/3cKha