“Lo specchio armeno” su Letteratitudine
LO SPECCHIO ARMENO di Paolo Codazzi (Arkadia)
“Lo specchio armeno” di Paolo Codazzi (Arkadia, 2023)
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Paolo Codazzi è nato a vive a Firenze, fondatore con Franco Manescalchi della storica rivista fiorentina “Stazione di Posta”, ideatore e fondatore del Premio Letterario Chianti che ha concluso nel maggio 2023 la 35° edizione. Ha pubblicato diversi libri di poesia e narrativa e in particolare negli ultimi anni “Il pittore di ex-voto”, Pironti editore 2017, “Lo storiografo dei disguidi”, Arkadia editore 2021.
Il nuovo libro di Paolo Codazzi, edito da Arkadia, si intitola “Lo specchio armeno”.
Un romanzo ricco di suggestioni, che affonda le sue radici in un passato a tratti lontano, a tratti vicino, in cui le esistenze dei personaggi narrati si incrociano dando vita a una storia originale e affascinante.
Abbiamo chiesto all’autore di parlarcene…
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«“Lo specchio armeno” è un romanzo sull’amore (una delle miriadi di interpretazioni)», ha detto Paolo Codazzi a Letteratitudine, «sui cambiamenti climatici fragilità delle previsioni (un’opinione tra le tante), sull’inquisizione Spagnola in Sicilia (particolarmente a Palermo), sulla stregoneria (senza alcun condizionamento a stereotipi consolidati), e molto altro come si conviene ad una storia (una mia storia) che inizia nel 15° secolo e si conclude (per modo di dire) ai nostri giorni.
Il pittore-copista Cosimo Armagnati riceve la commissione di riprodurre un ritratto di donna conservato nella Galleria di Palermo e per straordinaria coincidenza questa tela rappresenta per lui il punto di riferimento di tutti i suoi pensieri amorosi, definendosi come l’obbiettivo di una lunga ricerca, tutta astratta e interiore (“un amore invertebrato”) dell’amore assoluto e per questo inattingibile.
Il quadro si rivela il punto di convergenza di diversi destini, anche lontanissimi nel tempo, che conducono Cosimo ad avvilupparsi in una intricata tela di riferimenti storici che hanno a che fare con la pratica della stregoneria e con l’operato della Santa Inquisizione in Sicilia. Tre sono le piste che fanno capo a Palermo e alla riproduzione del quadro: geograficamente partono da Firenze dove Cosimo vive e lavora, dalle Prealpi Bergamasche dove si collocano i natali del pittore che dipinse l’originale ritratto di Beatrice Gurrieri (il ritratto che Cosimo dovrà riprodurre), commissionato dal fidanzato di lei ma occasione per il fulminio innamoramento della ragazza nei confronti dell’artista venuto da Nord, e una tutta sicula che coinvolge anche la famiglia omonima dell’attuale sovrintendente alla Galleria, Vella, da cui discendeva Nicola il promesso sposo di Beatrice.
Le omonimie tengono infatti in piedi tutta l’architettura del romanzo storico, per cui gli agenti del presente (Cosimo e il sovrintendente) ritrovano una sorta di controfigura nel lontano passato che li precede e in qualche modo li determina e i loro destini convergono nella storia del quadro e nell’identificazione del misterioso “Maestro dei papiri” che lo realizzò, e sono ulteriormente annodati da due volumi che passano significativamente di mano in mano: un antico trattato di botanica, sconfinante nel manuale di pratiche magiche, e il saggio sull’Inquisizione del Vella, in cui si ricostruisce anche la vicenda di Beatrice, delle persecuzioni dell’Inquisizione ai danni di presunte fattucchiere e come base per una revisione storica delle modalità, degli effetti e dei moventi delle pratiche del Tribunale.
Il romanzo intreccia elementi storici con pura fantasia, o presunta tale, nella rievocazione degli eventi che precedono di secoli il viaggio di Cosimo in Sicilia, ma anche nell’approccio documentaristico che ha impegnato l’autore nell’affrontare la ricostruzione dei fatti e dei personaggi, la cui genealogia immaginaria, tenuta assieme dalla rete delle omonimie e delle ricorrenze meteorologiche, è confortata da una ricostruzione di dati storici e testimonianze di vario tipo.
La sinopia della storia è molto articolata, sia dal punto di vista dell’intreccio, che presenta una grande complessità d’incastri, sia dal punto di vista della varietà e dalla profondità dei contenuti che vengono coinvolti per accompagnare gli snodi del racconto nel continuo rispondersi di passato e presente, in una scrittura che riflette l’ambizione strutturale attingendo ad un repertorio lessicale ampio e variegato coordinato da una sintassi volutamente musicale senza insistenza ossessiva di segni di interpunzione.
Nell’esergo che introduce all’ultimo capitolo si legge: “dal cielo sono cadute tre mele: la prima è per chi ha raccontato, la seconda per chi è stato ad ascoltare, la terza per chi ha capito. Così si conclude la maggioranza delle favole armene».
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La scheda del libro: “Lo specchio armeno” di Paolo Codazzi (Arkadia, 2023)
Il pittore-copista Cosimo Armagnati riceve la commissione di riprodurre un ritratto di donna conservato nella Galleria di Palermo: per straordinaria coincidenza, questa tela rappresenta per lui il punto di riferimento di tutti i suoi pensieri amorosi, definendosi come l’obiettivo di una lunga ricerca, tutta astratta e interiore, dell’amore assoluto e per questo inattingibile. Il quadro si rivela il punto di convergenza di diversi destini, anche lontanissimi nel tempo, che portano Cosimo a immergersi in una intricata tela di riferimenti storici che hanno a che fare con la pratica della stregoneria, con l’operato della Santa Inquisizione in Sicilia e con i destini di alcuni personaggi storici che sono collegati in modo indissolubile al protagonista e a coloro che gli stanno intorno. Un romanzo ricco di suggestioni e di riferimenti che affonda le sue radici in un passato a tratti lontano, a tratti vicino, in cui le esistenze dei personaggi narrati si incrociano dando vita a una storia originale e affascinante.
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Paolo Codazzi, fiorentino, per alcuni decenni consigliere delegato di un’impresa nel ramo delle costruzioni, si è dedicato fin da giovane al suo amore principale, la scrittura. Appassionato di varie discipline, prima fra tutte la Storia antica, ha fondato nel 1983, con Franco Manescalchi, la storica rivista fiorentina “Stazione di Posta”. Ha ideato e presiede il Premio Letterario Chianti. Ha pubblicato due sillogi di poesie (Il primo viaggio, 1980; L’inventore del semaforo, 1985), i romanzi Come allevare i ragni (Lalli Editore, 1982), Caterina (Amadeus, 1989), Il cane con la cravatta (Mobydick, 1999), Il destino delle nuvole (Mobydick, 2009), La farfalla asimmetrica (Tullio Pironti, 2014), Il pittore di ex voto (Tullio Pironti, 2017), le raccolte di racconti Nei mattatoi comunali (Solfanelli, 1992) e Segreteria del caos (Mobydick, 2002). Con Arkadia Editore ha pubblicato Lo storiografo dei disguidi (2021).
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Massimo Maugeri
Il link all’intervista su Letteratitudine: https://bitly.ws/33xqp