E adesso dormi
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Ci sono giorni in cui Gina è stanca, così stanca che le viene da piangere, e si fa molta più pena di quando Raffaele la picchiava. Ed è in questi giorni che Jonathan urla e si dimena di più: «Adesso dormi», lo implora ma lui non capisce.
La mano è appesa al campanello e Gina non si decide a premerlo. La fronte appiattita sullo spioncino si fa carico di tutto il peso del corpo affaticato dai tre piani di scale, dalla giornata, dai cattivi presagi. D’improvviso la porta si spalanca e la sorprende, sta per rovinare a terra ma Lola, d’istinto e forza, la afferra salvandola da caduta certa.
«Gina, che combini!», esclama.
«Io che combino? Tu piuttosto, perché apri la porta se non ho suonato?»
«Benedetta da Gesù Bambino! Dai entra, sbrigati, dobbiamo parlare.»
«Di cosa?»
«Della polizia! L’ho vista aggirarsi qua attorno.»
«Jonathan, piccolo mio, come stai?» Si rivolge al figlio per non dare peso all’agitazione dell’amica.
«Sta benissimo. Oggi ha mangiato tutto da solo e abbiamo fatto un giro di palazzo quasi senza mani. E, appunto, abbiamo visto la polizia.»
Gina la fissa con affetto: ogni volta che torna dal lavoro e va a riprendere il suo bambino, sente racconti di progressi mai documentabili; ci sa fare eccome con Jonathan, con una dedizione che travalica l’amore e per lei che non è credente Lola è la prova dell’Esistenza.