Un posto difficile da raggiungere
Il potere taumaturgico di Mike Bongiorno
Mio nonno pendeva dalle labbra di Mike Bongiorno. Tornava dai campi per pranzo, il tempo di darsi una lavata sotto il getto della fontana in giardino e subito era pronto con le gambe sotto il tavolo. Il suo amore per il presentatore però non era nato, come sarebbe stato prevedibile, quando i programmi erano in bianco e nero e Mike chiedeva ai concorrenti se volessero lasciare o raddoppiare. Il culto è iniziato con Bis.
Il nonno non aveva la minima idea di come funzionassero i rebus e non ne ha mai risolto uno. Gli piaceva solo fare le accoppiate prima dei concorrenti al di là dello schermo per poter poi dire che erano degli idioti. Per il mio compleanno mi regalò il gioco in scatola ispirato alla trasmissione e giocò con me. Fu l’unica volta che rubò del tempo alla terra e a Mike.
Lo chiamava Mike perché lo sentiva amico, era di qualche anno più vecchio di lui e si sentiva quindi in dovere di dargli dei consigli, anche se non erano richiesti, anche se non sarebbero mai stati ascoltati. A volte mia madre gli portava il piatto di spaghetti a tavola e, mentre noi mangiavamo, lui non staccava gli occhi dalla TV fino a che la pasta non era completamente fredda.