“La laguna dei sogni sbagliati” su Letteratitudine
LA LAGUNA DEI SOGNI SBAGLIATI di Massimiliano Scudeletti (Arkadia)
“La laguna dei sogni sbagliati” di Massimiliano Scudeletti (Arkadia): incontro con l’autore e un brano estratto dal romanzo
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Massimiliano Scudeletti è nato e vive a Firenze. Dopo gli studi si è dedicato alla realizzazione di documentari e spot televisivi, prima come sceneggiatore, poi come regista. Ha pubblicato vari libri. Il suo nuovo romanzo, edito da Arkadia, si intitola “La laguna dei sogni sbagliati“.
Abbiamo chiesto all’autore di parlarcene…
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«Perso tra le nuvole malate di Marghera, la cittadina schiacciata tra il Moloch del Petrolchimico e l’incombere monumentale di Venezia», ha detto Massimiliano Scudeletti a Letteratitudine, «mi colse un vecchio brano dei Massive Attack nato quando Tricky e Banksy erano ancora degli sconosciuti: Daydreaming. Forse lì nacque “La laguna dei sogni sbagliati” oppure mi aspettava, comunque.
Dopo il mio primo romanzo, Little China Girl, un noir ambientato nella provincia fiorentina all’interno della mafia cinese, la strada sembrava segnata. Avevo un protagonista, Alessandro Onofri, reporter di guerra, con le caratteristiche giuste per diventare un personaggio seriale, ma ho scartato di lato. Ho scelto di tenermi sì il personaggio, ma di narrarlo bambino in un romanzo di formazione ambientato negli anni ’90 in una Venezia anomala tra la guerra di Jugoslavia, l’inquinamento e il malessere profondo della provincia. Erano esattamente le zone d’ombra che cercavo per le inquietudini di un ragazzino che ha perso i suoi genitori e sta dimenticando il colore degli occhi di sua madre. È necessario dire che è un tributo alle persone che ho amato e perso?
Lo volevo perso in un mondo sognante che da lì a poco svanirà, con un amore impossibile, circondato da bulli a scuola, ma incapace di perdonarsi il peccato di dimenticare. L’ho visto formarsi, determinato e inerme al tempo stesso, come il nostro presente davanti alle seduzioni del male che nel suo caso si esplicano in una strana supplente di matematica che intuisce i suoi desideri e gli offre una soluzione oscura. Già, la supplente, le donne… in realtà sono loro le vere protagoniste: zia Annamaria, donna ferita della storia, che lo adotta; Maria Luisa, donna bambina che gli insegna il dolce-amaro dell’amore e lei, la supplente priva di nome con tutto il suo fascino malvagio. Tutte vogliono cambiare Alessandro e tutte, a loro modo, ci riusciranno.
Un algoritmo (senziente?) di Amazon ha classificato il mio libro nel genere “occulto” e in molti mi hanno chiesto quanto sia importante l’elemento esoterico nel romanzo dato che Alessandro è attirato dal soprannaturale. Io ho sempre immaginato la Laguna come un romanzo di vampiri senza vampiri. In fondo guerra, inquinamento e sfruttamento non richiedono sempre un prezzo di giovane sangue senza avere per forza ali di pipistrello e zanne?
Mentre scrivevo di lui pensavo alla mia strana giovinezza e a chi mi ha insegnato a mescolare i generi letterari in una commistione salvifica. Credo che l’alternativa ai sogni sbagliati sia solo in una biblioteca di Babele dove “Zia Mame” incontra “Il pendolo di Focault”; “In viaggio con la zia” trova “Huckleberry Finn”, “IT” e i testi di Crowley e LaVey. Senza preclusioni. La commistione è esoterica? Forse, ma mi piace pensare alla Laguna come a un romanzo che offre intrattenimento al lettore in cambio di un po’della sua gentile attenzione per le vicissitudini di un ragazzino che è incespicato nella paura più grande dei piccoli.»
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Un brano del romanzo “La laguna dei sogni sbagliati” di Massimiliano Scudeletti (Arkadia)
III
Una cosa però la ricordava. In una sera come quella, una sera dagli stessi colori e profumi, mano nella mano in mezzo ai suoi genitori, si erano fermati davanti a un baracchino che vendeva libri usati e suo padre gli aveva detto: «Prendi quello che vuoi».
Il libraio era vecchio e stanco, stretto in un grembiule nero fuori dal tempo, come il custode di una scuola antica. Alessandro aveva scrutato quel mare di carta, di copertine, di colori come a cercare un orizzonte. Sillabava tra sé i titoli assaporandoli, come davanti al più grande dei misteri. Alla fine aveva deciso per un libro piccolo, quasi un giocattolo, La carica dei 101, con la cattivissima Crudelia che spiava i piccoli e grassi dalmata. In quel momento, nell’aria ferma, conduttrice che precede i temporali di fine estate, era echeggiato il fischio di un treno, come un avvertimento.
«Fra poco pioverà, l’autunno sta arrivando», disse suo padre, ma non ne ricordava bene la voce.
Nella felicità di quell’attimo, di quel tramonto, anzi di quell’inizio di notte, c’era un’aria viola e umida, con una vibrazione di freddo appena accennata che avrebbe ricordato per sempre. Quando l’avesse percepita di nuovo, d’ora in avanti avrebbe saputo che l’estate era finita. Certo, ci sarebbero state altre giornate di caldo impietoso, altre magliette, e pelle abbronzata ed esibita, ma sarebbe stata un’inutile lotta contro ciò che ormai era annunciato.
Eccolo il suo primo ricordo sensoriale, ed era struggente, perché era solo in mezzo al nulla.
Decise che quel nulla qualcuno avrebbe dovuto riempirlo. Loro glielo dovevano. Sapeva soltanto che lui doveva dire a sua madre e a suo padre quello che non aveva potuto.
Quindi non fu attirato con l’inganno, e non fu il coraggioso intento di salvare gli amici a spingerlo, ma la determinazione a evocarli. Era quella l’unica strada per tentare di ritrovare una carezza dei suoi.
E allora si allontanò da via dell’Ingegneria, trafficata da autobotti e camion simili a mostri preistorici. Svoltò per quella che era stata una strada di campagna, circondata dalla palude, dirigendosi verso un capannone abbandonato ancor prima di essere terminato. Era solo l’inizio della decadenza di tutta quell’area: un domani il ferro sarebbe arrugginito, il cemento sarebbe stato intaccato da una nuova lebbra e le strade si sarebbero spaccate rivelando macchie di terra contaminata. Vetri e plastica avrebbero invaso i dintorni, sparpagliati come rifiuti sulla spiaggia spinti dalla risacca dell’abbandono: ma tutto ciò ancora doveva accadere. Alessandro camminava e cantava a bocca chiusa. Era una nenia, una litania o una ninnananna che inconsciamente emergeva a proteggerlo?
A ogni passo, lui e il mondo circostante mutavano come nei fumetti della Marvel. L’erba virava di colore, gas azzurro usciva dalle zolle come fumo da comignoli piantati al centro della terra. Funghi grandi come tartarughe rilasciavano spore color zafferano. Fosgeni incolori e inquinanti purpurei si mescolavano nel suo corpo reagendo e, invece di avvelenarlo, gli conferivano i superpoteri che ogni bambino sogna.
Chiunque avrebbe tremato a sapersi lì da solo, ma in una condizione di malattia può irrompere un coraggio che si trasforma in epica alla faccia del buonsenso. E per Alessandro, vivere senza ricordi era più che un morbo, era un peccato mortale.
Non si era neppure chiesto se avesse un’alternativa. Battersi nel cortile della scuola, sconfiggere quei bulli dei ragazzi più grandi, affrontare il male minore e diventare uno di quelli che non si sono piegati, che hanno saldato i loro conti. Questo sarebbe stato più semplice da accettare per gli altri, ma lui avvertiva un’ambizione maggiore.
Era un’ambizione che, forse non gli era chiaro, poteva perderlo, dannarlo; poteva svuotare per sempre la sua vita. Ma in realtà, come sua zia aveva avvertito con una morsa gelida di consapevolezza al cuore, lui era già perso.
(Riproduzione riservata)
© Arkadia editore
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La scheda del libro: “La laguna dei sogni sbagliati” di Massimiliano Scudeletti (Arkadia)
Venezia, anni Novanta. Alessandro Onofri ha dodici anni e, dalla morte dei suoi genitori, vive con una vecchia zia eccentrica, amante dell’esoterismo, che lo adora. È un’esistenza quasi normale la sua, tra nuovi amici e primi amori, ma il trauma subito lo porta a confondere fantasia e realtà, a rincorrere il sogno di evocare i fantasmi dei suoi genitori. Per esaudire questo desiderio farebbe qualsiasi cosa. La zia gli ha insegnato che una terra malata genera mostri e forse questo spiega il fiorire di sette sataniche, gli atti di violenza, i delitti rituali che travolgono la città e la provincia. Intanto, mentre l’inquinamento del polo petrolchimico di Porto Marghera e le cupe vampe della guerra nella vicina Iugoslavia segnano la fine di un secolo e di un millennio, il mondo di Alessandro è scosso ancora di più dall’arrivo di una nuova insegnante che terrorizza i suoi alunni. È solo malvagia o nasconde qualcosa di più segreto, mentre cerca di attirarlo a sé facendo leva sui suoi desideri più oscuri? Perché cerca di indirizzarlo in un percorso iniziatico che unisce Crowley, LaVey e altri maestri dell’occulto a un pittore russo della metà del secolo scorso?
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Massimiliano Scudeletti nasce e vive a Firenze. Dopo gli studi si dedica alla realizzazione di documentari e spot televisivi, prima come sceneggiatore, poi come regista. Nel passaggio dall’analogico al digitale abbandona l’attività per collaborare con un’agenzia assicurativa che opera prevalentemente nella comunità cinese. Continua a viaggiare nel Sud-Est asiatico per passione. Compiuti i cinquant’anni, decide di dedicarsi completamente alla cultura tradizionale cinese e alla scolarizzazione di adulti immigrati. Nel 2018 pubblica il suo primo romanzo, un giallo con protagonista il videoreporter di guerra Alessandro Onofri, Little China Girl (Betti Editrice), giunto secondo al premio “Tramate con noi” di Rai Radio1, vincitore del premio Emotion al “Premio Letterario Città di Cattolica”. Dopo numerosi racconti, alcuni con protagonista sempre Alessandro Onofri, nel 2019 pubblica il suo secondo romanzo, L’ultimo rais di Favignana. Aiace alla spiaggia (Bonfirraro). I suoi reportage di viaggio sono pubblicati sulla rivista “Erodoto 108”. La sua ultima avventura è la fondazione con un gruppo di amici della “non” casa editrice I libri di Mompracem.
Massimo Maugeri
Il link alla recensione su Letteratitudine: http://bitly.ws/HGEm