“La laguna dei sogni sbagliati” su Kosmo Magazine
Massimiliano Scudeletti e il nuovo libro La Laguna dei sogni sbagliati: “Un Tributo alle persone che ho amato e perse”
Massimiliano Scudeletti è originario di Firenze e, nel corso degli anni, si è dedicato alla realizzazione di documentari e spot televisivi. Ha viaggiato molto nel Sud-Est asiatico e, dopo i cinquant’anni, ha approfondito lo studio della cultura tradizionale cinese e della scolarizzazione di adulti immigrati. Il suo primo romanzo nasce nel 2018 e rappresenta il punto di svolta per il suo percorso letterario. L’autore è adesso tornato sugli scaffali delle librerie nazionali con il romanzo La Laguna dei sogni sbagliati (Arkadia Editore): una storia, questa, che si basa sulle vicende dell’ormai conosciuto Alessandro Onofri, un ragazzino che è alla continua ricerca di verità e scoperte.
Com’è nato il tuo primo approccio alla scrittura? Quando hai capito che sarebbe stata la tua strada?
Da ragazzo lavoravo nelle tv private e subito dopo ho iniziato a produrre documentari scrivendo sceneggiature prima di passare alla regia. Quindi ho sempre visto la scrittura come un lavoro, un lavoro fortunato. Qualche anno fa decisi di saldare un conto che avevo con la cultura cinese – sulle orme di Terzani è diventata la mia seconda cultura dopo quella classica – raccontando dall’interno la comunità cinese e anche la sua criminalità. Non volevo annoiare il lettore con un saggio, scelsi la forma del noir. Nacque così il mio primo romanzo Little China Girl, un pasticciaccio brutto in salsa agrodolce, probabilmente il primo romanzo italiano a parlare con dati di fatto di mafia cinese. Avevo bisogno di un protagonista, non volevo né un poliziotto, né un detective, si è presentato alla mia porta il video reporter di guerra (che caso!) Alessandro Onofri.
Parliamo del tuo nuovo libro La laguna dei sogni sbagliati: dove nasce l’idea per questo progetto?
Dopo LCG la strada sembrava segnata, Alessandro Onofri aveva tutte le caratteristiche per diventare un personaggio seriale, ma sono stato tentato da un altro progetto di scrittura: usare sì lo stesso personaggio ma per esplorare altri generi, abbandonando il noir. La Laguna è un romanzo di formazione e per questo ho dovuto descrivere Alessandro bambino, ma ho anche altri progetti per lui, un romanzo speculativo per esempio. La Laguna è anche altro: sicuramente un tributo a persone che ho amato e perse, la condanna senz’appello all’inquinamento, “una terra malata genera mostri” è forse la frase più importante del romanzo, e alla guerra. Siamo negli anni ’90 e a poche miglia di mare si consuma il primo conflitto dopo la WWII.
La storia è appunto ambientata in una Venezia degli anni Novanta e racconta di un ragazzino di nome Alessandro. Com’è stato costruire questo personaggio con una storia così intensa nonostante la giovane età? C’è qualcosa di te in lui?
Ho provato un enorme tenerezza per il personaggio di Alessandro bambino, sensazione che non provo mai con l’adulto. Cercare di ricreare quella sensazione di languore un po’ sognante della pre adolescenza, l’incertezza, la determinazione a imprese un po’ folli, le scoperte, i primi amori così struggenti, le prime letture, è stata la sfida maggiore: per alcuni lettori ce l’ho fatta ed è stato il complimento più bello. Quanto c’è in me di Alessandro? Mi piace pensare che ci sia molto del piccolo e non troppo del grande, ma non ci giurerei. Ma tu volevi qualcosa di più preciso, vero? Anch’io sono cresciuto lontano dai miei genitori in una famiglia allargata composta dai miei nonni e da mia zia, lontano da Firenze. Ero amatissimo e viziatissimo ma vivevo senza mio padre e mia madre… questo faceva di me un ragazzino diverso.
Frequente tra le tue pagine è anche il tema dell’esoterismo che influenza il protagonista, diventato orfano all’improvviso. C’è soprattutto una linea sottile tra fantasia e realtà che compare con il trauma vissuto dal ragazzo per la perdita dei suoi genitori. Leggo tra queste righe un approfondimento sulla psicologia infantile e su quello che accade nella mente di un ragazzino quando affronta un trauma così difficile. Che ruolo può avere l’esoterismo in questo processo mentale?
Alessandro vive una vita quasi normale tra bullismo e primi amori ma una parte della sua psiche è segnata dal trauma, ce lo dice l’amata zia: ”credo che sia affascinato dalle ombre”. Dopo le fasi classiche del lutto – incredulità, ira e accettazione c’è un momento in cui per crisi e per lisi, si arriva a scordarsi per un attimo la perdita, credo che molti di noi lo abbiano sperimentato con stupore e dolore. Ma Alessandro questo non se lo perdona e cerca qualsiasi strada per confessare ai suoi genitori la colpa più terribile: li sta dimenticando. Per lui è un peccato mortale e allora sceglie una strada rischiosa, malsana: un esoterismo malato, contrapposto alla visione della zia:
«Ma i fantasmi esistono?» Alessandro continuava sulla sua strada.
«Tutto intorno a noi c’è qualcosa d’invisibile che possiamo decidere come percepire».
«È come quando dici che dobbiamo vedere oltre, oltre l’aspetto delle cose?».
«Proprio così». Batté le mani soddisfatta: «Di una cosa magica si può dire che è strana, bella o misteriosa, e non solo se è vera o falsa. Per alcuni non è fondamentale. Quelli che scrutano le ombre non hanno niente a che vedere con gli zotici che dividono il mondo in vero o falso. Il vero cacciatore di ombre, il vero Schattenjäger, ricerca il lato inconsueto delle cose e alla certezza della luce del mezzogiorno preferisce il crepuscolo».
In realtà l’aspetto esoterico del libro è secondario nel senso che il vero male è in quella terra veneta assediata dal Petrolchimico da una parte e dalla guerra di Iugoslavia dall’altra.
Come ti sei approcciato a questo genere letterario? Chi sono stati i tuoi maestri letterari?
Ho definito spesso questo libro un misto tra IT di King (so che molti storceranno il naso) e il Pendolo di Focault per i riferimenti al satanismo moderno. Dentro ci sono tracce rilevanti di Graham Greene “In viaggio con la zia”, di “Zia Mame” di Patrick Dennis e Mark Twain, perché no? In assoluto credo che sia necessario “inquinare” i generi, per cui J.L.Borges, Junot Diaz, David Foster Wallace sono gli autori che mi portano via e quando parlo d’avventura… Hugo Pratt.
Quali sono i tuoi futuri progetti? Puoi anticiparci qualcosa?
La Laguna, si chiude con una citazione di Hemingway da “Fiesta” di “non era bello pensarla così?” : quindi avrà un seguito. Toccherà ad un Alessandro adulto confrontarsi con le paure che pensava di aver sconfitto nell’infanzia e confrontare gli anni 90 con questo nuovo millennio dove antiche paure hanno trovato una nuova locazione. Magari nel Deep Web dove il nuovo e l’antico confluiscono.
Stefania Meneghella
Il link all’intervista su Kosmo Magazine: https://bit.ly/3ZrSS0W