“Le figlie dell’uomo” su Letto, riletto, recensito!
Gli eventi molto vicini all’attualità nel romanzo fantascientifico di Mauro Caneschi – L’Intervista
In un futuro prossimo, un’epidemia globale sta sterminando gli uomini, con particolare accanimento verso il genere maschile. Non esistono vaccini, non ci sono cure. Scienziati, ricercatori, militari, tutti lavorano alla disperata ricerca di un rimedio che possa creare un argine alla pandemia. Ma è inutile. Il paziente 0 non viene individuato, qualsiasi strategia appare inefficace. E poi, perché milioni di persone si stanno dirigendo verso l’Equatore? Chi sono i componenti delle “Sorellanze” che spuntano in ogni angolo del globo? Infine, quelli che vengono definiti “immuni” lo saranno veramente? Nel caos tremendo di una società che va letteralmente in pezzi, nel collasso della civiltà, il biologo Marco Soleri tenta in tutti i modi di trovare una soluzione che sciolga i vari enigmi. Ma dovrà fare molta attenzione a non scatenare qualcosa di ancora più pericoloso in vista di un futuro completamente diverso da quanto vissuto dall’umanità fino a quel momento.
Mauro Caneschi
Le figlie dell’uomo
Arkadia
Si è ispirato alla pandemia che ha terrorizzato il mondo?
«No, il libro è stato completato alla fine del 2018, prima della scoperta che già stava girando per la Terra il Covid 19.»
Cosa è la Sorellanza Segreta?
«Visto che è segreta, non lo posso svelare! Posso dire che le Sorellanze sono gruppi di donne che si riuniscono per condividere saperi e competenze quando il mondo dei maschi va in rovina.»
Come mai il suo romanzo approda in Sicilia?
«Da Mazzara del Vallo, un gruppo di protagonisti provenienti da strade diverse, Giulia dal Centro Africa e Eva ed Enrico dalla Tunisia, si trovano riuniti sulle coste siciliane per poter raggiungere Messina e da lì il continente. La Sicilia è un ponte naturale.»
Cosa è la Necrocitosi Emorragica?
«È il nome che ho dato alla “malattia” che imperversa a livello mondiale. In realtà sarebbe più giusto dire che è il nome delle conseguenze della degenerazione genetica che improvvisamente colpisce il gene Y dei maschi.»
La causa dello sterminio è insaputa fino alla scoperta di un biologo italiano: starebbe nel codice genetico maschile, ma anche Giulia, di ritorno dal Kenya, porta con sé un’altra terribile notizia. Per questi dettagli a cosa si è ispirato?
«La Scienza prosegue il suo cammino per accumulo di esperienze. Quello che sembrava assodato in un primo tempo, può essere coadiuvato da ulteriori scoperte, sia casuali, sia prodotte da studi proseguiti per anni nei laboratori. Ogni conoscenza può essere migliorata dalla comprensione dei meccanismi di azione di un fenomeno.Anche i meccanismi di funzionamento del Covid 19, sono stati scoperti poco a poco.»
Perché un libro dal taglio tanto fantascientifico, ma paradossalmente tanto reale e in proiezione futura tanto realistico?
«Come si è visto un’eidemia globale c’è stata e non sarà l’ultima. Pensiamo all’Aviaria che si è risolta solo perché il virus non ha effettuato il tanto temuto salto dagli uccelli alla specie umana. Ecco perché il romanzo, nella prima parte, si svolge in un contesto assolutamente realistico. Ho solo estremizzato la paura, il panico e le conseguenze che ne deriverebbero.
Nella seconda parte del romanzo ho invece ipotizzato la società di donne che potrebbe emergere dallo sconvolgimento di quella attuale dominata dagli uomini, con un taglio più avventuroso che sta piacendo molto ai lettori e alle lettrici. Qui predominano gli intrighi, gli inseguimenti e la descrizione dei conflitti di potere all’interno delle Sorellanze più o meno segrete.»
C’è del pessimismo nella sua visione di ciò che verrà?
«Direi realismo. Se dovesse davvero avvenire un evento catastrofico come quello che descrivo, dopo un inizio di solidarietà sono sicuro che emergerebbe il vecchio ma sempre valido detto latino: Homo homini lupus.»
L’incipit del suo romanzo è molto interessante e nemmeno molto distante dagli anni attuali: crede veramente che tra un trentennio possa verificarsi qualcosa di così tremendo?
«No, non credo che siamo realmente predeterminati ad una fine genetica. I rischi sono altri e molto più vicini.»
In riferimento alla domanda succitata: a suo parere c’è del rischio attuale sulle condizioni del pianeta?
«Non bisogna essere pesssimisti per vedere i rischi reali che ci circondano. Guerre insensate che possono trasformarsi in olocausto nucleare, cambiamenti climatici che a differenza di quello che stanno pensando dentro di sé i politici di mezzo mondo non porteranno sole in Siberia o caldo sulle Alpi, ma catastrofi ambientali delle quali stiamo assistendo solo all’inizio. Si erano mai viste trombe d’aria nel Mediterraneo? Del resto, come dice Schiller, “Neanche gli Dei possono nulla contro la stupidità umana”. Sta ai politici difenderci dal rischio adottando veloci e drastici provvedimenti. Ne saranno capaci?»
Il romanzo appartiene di diritto al genere distopico. Non crede che sia troppo angoscioso per i tempi che stiamo attraversando?
«Assolutamente no. È stato scritto con l’intento di coinvolgere il lettore in una serie di eventi che si susseguono con fluidità e colpi di scena, cercando di far prevalere il genere avventuroso sull’aspetto più cupo che può sembrare emergere da quanto sopra detto. Si tratta pur sempre di letteratura di intrattenimento!»
L’autore
Nato ad Arezzo, laureato in Chimica Pura presso l’Università degli Studi di Firenze, ha lavorato come direttore di laboratorio nel campo dei Metalli Preziosi e come docente presso l’Istituto Tecnico
Industriale Galilei di Arezzo e l’Università di Milano-Bicocca. È autore di diversi articoli per “La Nazione”, “Il Sole 24 Ore” e riviste specializzate nell’ambito dei suoi studi. Ha esordito nella narrativa con Noi Nati nei ’50 (Sillabe di Sale Editore), ottenendo la segnalazione particolare della giuria al XXXIX Premio Letterario “Casentino”, edizione del 2014. Il suo secondo romanzo, Un’app di nome Lucia (Sillabe di Sale Editore), ha ottenuto la menzione speciale della giuria al XIX Premio Letterario “Tagete”. Per Arkadia Editore ha pubblicato il romanzo La chimera di Vasari (2020) che ha ottenuto la menzione d’onore al XLVI premio letterario Casentino (2021). Attualmente è nel consiglio direttivo dell’Associazione Scrittori Aretini.
Salvatore Massimo Fazio
Il link all’intervista su Letto, riletto, recensito: https://bit.ly/3KegQJg