“Forse un altro” su Letteratitudine
FORSE UN ALTRO di Michele Zatta (Arkadia): incontro con l’autore
“Forse un altro” di Michele Zatta (Arkadia): incontro con l’autore e un brano estratto dal romanzo
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Michele Zatta vaga ramingo per molti anni, cercando uno scopo. E così prima fa il pubblicitario, poi si laurea in legge e diventa l’avvocato e infine approda in televisione. Entra in Rai e nel 1996 è coideatore della soap opera Un posto al sole. Dal 2008 è dirigente di Rai Fiction e responsabile delle coproduzioni internazionali. È produttore delle serie televisive Non uccidere (2015), della prima stagione de La porta rossa (2017), Di padre in figlia (2017), Il cacciatore (2018), Il nome della rosa (2019), Mare fuori (2020), Gli orologi del diavolo (2020), Fino all’ultimo battito (2021), Sopravvissuti (2022), Black Out (2022), Noi siamo leggenda (2022). È insegnante di scrittura creativa. Ha scritto questo libro perché il sabato sera non lo invita mai nessuno e non sapeva cosa fare.
Il libro in questione si intitola “Forse un altro” ed è pubblicato da Arkadia. Abbiamo chiesto a Michele Zatta di parlarcene…
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«Quanto è facile sbagliare vita?
«In realtà è facilissimo», dice Michele Zatta a Letteratitudine. È sufficiente scegliere il corso di laurea che non fa per te. È sufficiente che ti metti con la persona sbagliata. È sufficiente decidere di puntare tutto su un talento che in realtà non hai. Ma, soprattutto, è sufficiente avere paura dei tuoi sogni.
Io lo so benissimo perché sono il re delle scelte sbagliate.
Da piccolo avevo un’ossessione: raccontare storie. Disegnavo fumetti, tavole su tavole, poi sono passato a scrivere sceneggiature di film che non esisteranno mai e a 18 anni – dopo aver soggiornato vari mesi presso una famiglia di Santa Cruz in California – mi sono procurato i moduli di iscrizione all’Ucla (Univeristy of California, Los Angeles) per studiare cinema.
Ma poi…
Poi ho avuto paura. Di un sogno troppo grande. Di lasciare la vita che conoscevo. La mia famiglia. La ragazza che amavo follemente.
E così ho ripiegato su una scelta che credevo sicura: giurisprudenza. La laurea che ti apre tutte le porte, almeno così credevo.
Fatalmente mi sono incanalato su una strada che sapevo benissimo non essere la mia e non c’è stata una singola pagina dei voluminosissimi e odiatissimi tomi di diritto che abbia sfogliato senza questa intima, profonda consapevolezza.
Come se non bastasse quella ragazza che consideravo la stella polare della mia esistenza mi lasciò senza alcun preavviso con una telefonata secca (“E’ finita!”) alla vigilia di una vacanza che avevamo preparato a lungo e che mi consegnò ad una tetra e solitaria estate romana.
A questo punto – in un film – il protagonista prende consapevolezza delle sue scelte sbagliate e riesce a raddrizzare le cose. Non io.
Ho continuato a studiare controvoglia legge per anni e non pago sono diventato avvocato e ho esercitato sempre controvoglia per altri anni ancora. Come un tapiro ramingo ho inanellato molte altre scelte sentimentali sbagliate. Vagavo annebbiato e confuso in un’esistenza che non era la mia e che pure io stesso mi ero faticosamente costruito.
E così per molto tempo ho avuto una sola zattera a cui aggrapparmi per non affogare del tutto: ‘Forse un altro’.
Una zattera comparsa proprio la sera della fatidica e laconica telefonata. Una zattera materializzatasi come un profluvio di parole che nel corso di 10 giorni sono sgorgate irrefrenabili da varie penne Bic assumendo le fattezze di quello che infine – dopo moltissimi anni – è diventato il libro.
Una zattera perché a lungo ha rappresentato un piccolo altrove rispetto a un destino già scritto. Un altrove nel quale il protagonista commetteva i miei stessi errori – e molti altri ancora! – ma alla fine riusciva ad affrontare se stesso prima ancora che il suo destino.
Una zattera che inizialmente era dipinta con i colori della rabbia, della frustrazione, dello spirito di rivalsa ma che con gli anni ha assunto altre tinte –più tenui- per poi passare definitivamente a quella dell’amore alla morte di mia madre. Che mi ha tolto dagli occhi l’ultimo velo.
La verità è semplicissima e ci accompagna ogni singolo giorno della nostra esistenza.
Di tutte le scelte sbagliate la peggiore è quella di una vita senza amore e dunque – in fondo – ‘Forse un altro’ è proprio questo.
Un inno alla vita e all’amore. Nonostante tutto».
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L’incipit di “Forse un altro” di Michele Zatta (Arkadia)
Capitolo primo
In cui capita che le cose non vanno mai
come ci si aspetta
Ok.
Diciamo che è un martedì.
Immaginati una notte buia e tempestosa (dove l’ho già sentita questa?).
Siamo nella monocamera di Mike Raft, un ragazzo a metà tra i 30 e i 40 (pensa che indicazione precisa…).
Un divano, un letto, un armadio, un tavolo, un paio di sedie.
Non chiedermi la forma e il colore ché gli straordinari non li faccio. E poi, se davvero ti interessa il colore, allora mi sa che hai un problema.
Mike non è né brutto né bello. Né alto né basso. Né magro né grasso.
È il classico che, quando lo incontri a una festa, quando ti volti un attimo, nemmeno te lo ricordi più.
E se pensi che ciò descriva una persona squallida e insignificante, informati su quello che dicono di te.
Mike è inginocchiato davanti al divano. Indossa un antiquato pigiama a righe bianche e gialle. Al polso ha un bell’orologio. Sembra di valore. È l’unica cosa preziosa che possiede.
Con tono accorato, si rivolge al divano come se vi fosse seduto qualcuno.
(Riproduzione riservata)
© Arkadia
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La scheda del libro: “Forse un altro” di Michele Zatta (Arkadia)
Prendi il Destino, la Vita e la Morte, l’Amore, la Verità, la Giustizia. Aggiungi la signora Finkelstein, i Quattro Pensieri, un bambino filippino, Biancaneve e Cenerentola, un barista senza nome, due coniugi che nemmeno si sono accorti di essere morti e uno strano individuo che ascolta solo Sugar Baby Love e che non ha mai fatto un canestro in vita sua. L’elenco del cast potrebbe proseguire ma non voglio spaventarti troppo. Sistema il tutto in un contesto che trae ispirazione dai morality plays quattrocenteschi ma che ammicca allo stile di Woody Allen. Ne ricaverai un racconto fuori da ogni schema e senza alcun ritegno sul senso della vita! E comunque c’è pure un protagonista. Si chiama Mike Raft. Teme di aver perso la sua ultima chance. Nel primo capitolo si butta da una finestra al quarto piano. E non è nulla rispetto a quello che gli accade dopo. Ma non farti un’idea sbagliata. Perché in realtà si tratta di una storia d’amore. D’accordo, un amore impossibile. Ma non è forse vero che per chi ama nulla è impossibile?
Il link all’intervista su Letteratitudine: https://bit.ly/3LYPTs0