“Con tutto il mio cuore rimasto” su Letto, riletto, recensito!
La scrittura centrifuga di Rosario Palazzolo
Rosario Palazzolo
Con tutto il mio cuore rimasto
Arkadia
«Ma io da sempre sono costruito in un modo che vorrei sempre trovare le parole più giuste per dire quello che penso, quasi sempre non ci riesco» ed è qui che ne nascono di nuove. Leggere Rosario Palazzolo è come fare un giro completo nella centrifuga della lavatrice: se ne esce stropicciati, scomposti e con la tentazione di non chiudere il libro, lasciarlo con quell’ultima pagina sospesa, quasi fosse un sacrilegio riporlo in libreria. “Con tutto il mio cuore rimasto” (Arkadia, 2021) è stato candidato, come il precedente, al Premio Strega 2022 e per la seconda volta ho imprecato nel non vederlo giungere in finale. Poi comprendo che Palazzolo sfugge, rompe davvero gli schemi e le regole, in primis quelle del linguaggio che in questa società malata risulta come un bubbone da spremere e livellare. Concetto Acquaviva è un ragazzino, siamo a Palermo e scrive una lettera, un diario, un J’accuse a gesù crocifisso «fai una cosa piccola per me, caro gesù: da adesso in poi, e per tutto il tempo del mio racconto, non ti mettere nessuna espressione, fatti di niente, scancellati, ascolta la storia che infilerò dentro al foglio e non spiccicare parola, perché solo così potrò scrivere senza vergogna (…) grazie gesù mio, adesso schiodati dalla croce e scomparisci, per favore». Vorremmo scomparire anche noi fra le pagine, le righe, le parole che si trasfigurano e plasmano, che ci appaiono più corrette nell’errore che nell’uso giusto. La pratica rompe la grammatica perché nasce da quel cuore rimasto, se n’è rimasto. La traccia sta nelle note, 33, margini di dialogo: «Zitto, gesù, non dire niente, non voglio sapere niente». E niente vorremmo sapere anche noi che, come Concetto ci chiediamo: «chissà se l’ho recitato bene, io, questo mio tempo incastrato». Non servono lettere maiuscole in questo mondo imperfetto, nel mondo di un’infanzia che non lo è più. Non servono lettere maiuscole per piccoli uomini che tali non sono. «C’è da qualche parte un posto in cui ogni verità potrà essere svelata? e dove ogni vergogna sarà la vergogna che deve essere, e non un’altra inventata apposta per guadagnarci una vita meno vergognosa?». No, non c’è, salvo rimetterci la coscienza. Concetto vorremmo abbracciarlo, o abbracciarla. Vorremmo dirgli, o dirle, che gli adulti che sbagliano pagano sia quando indossano giacca e cravatta sia quando indossano una tonaca. Ma possiamo solo unirci alla sua preghiera: «Dammi la forza, gesù mio, dammi la serenità, gesù mio, dammi qualsiasi altra cosa mi puoi dare, gesù mio, basta che non mi dai consigli, quelli dovevi darmeli prima, adesso non mi servono più».
Letizia Cuzzola
Il link alla recensione su Letto, riletto, recensito: https://bit.ly/3zusTLw