“Lutto” su Blow Up
Lutto
Una frase di Luis Gusman è posta a epigrafe dell’ipnotico e cupo romanzo di Edgardo Scott (1978): “Sedetti a piangere in segreto le lacrime che gli uomini hanno sempre pianto”. In brevi capitoli, precisi e taglienti, Scott narra le conseguenze nefaste di una mancata elaborazione del lutto. La storia inizia con una rapina in un negozietto di elettrodomestici che si trova in una periferia di Buenos Aires. Il proprietario, Chiche si difende con una pistola, ma durante la sparatoria sua moglie e uno dei malviventi perdono la vita. A partire da allora Chiche cerca rifugio nella routine: il lavoro, il rapporto con la figlia, le conversazioni con l’unico amico che hanno come argomento principale la cronaca nera, i falò per eliminare la spazzatura, il noleggio di film di azione tipicamente hollywoodiani. “L’inferno è ripetizione, scrive Stephen King, ma invece a volte è vero il contrario. Come Erdosain ne “I sette pazzi”, Chiche è “vuoto, un guscio d’uomo mosso dagli automatismi dell’abitudine”. E come Erdosain, cade in una spirale di distruzione. Lutto può ricordare un certo cinema degli anni settanta. Il giustiziere della notte, Taxi Driver e Un borghese piccolo piccolo, ma Scott ci risparmia l’eccesso di citazioni e ci offre un’opera solida e saldamente ancorata alla realtà e alla letteratura argentina. Come dimostra la lezione che il commissario dà al protagonista: “alle gambe mai: alla testa. Spari sempre alla testa, altrimenti poi diventa un problema sia per lei che per noi.”
Loris Tassi