I martiri
1
Grigore Romanov si avvicinò alla finestra e scostò la tenda per guardare fuori.
Un cielo ricoperto di nubi restituiva una mattina cupa, e una luce bianca si rifletteva sull’asfalto del boulevard e sui pochi passanti. Sugli alberi non restavano foglie, le strade erano pulite e rivestite d’una sottile patina di ghiaccio. Il silenzio riempiva le stanze e i corridoi dell’hotel, e solo di rado si sentivano una voce lontana, il motore di un’auto, o un rumore di scarpe.
Nonostante un forte mal di testa, fumava, beveva caffè, e camminava per la stanza senza sosta. L’attesa lo aveva svuotato di ogni entusiasmo e, al posto dello stomaco, sentiva un burrone scosceso e profondo.
Si era svegliato presto, senza uno scopo, e già dalle prime ore del mattino accarezzava l’idea di tornare a Bucarest sul primo treno. Ma gli ordini di Miza non lasciavano spazio a interpretazioni. Così, si lasciò cadere sul letto disfatto e sentì le forze abbandonarlo finché il sonno non lo vinse, costringendolo a chiudere gli occhi.
Quando l’inserviente bussò per avvisarlo che c’era una telefonata per lui, mancavano pochi minuti alle nove. Grigore si risvegliò disorientato e si mise a sedere sul ciglio del letto. Aveva sognato qualcosa di cui aveva un ricordo piacevole, ma non riusciva a ricordare.
L’inserviente bussò ancora.
«Telefono!», ripeté alzando il tono della voce. Poi i passi dell’uomo si allontanarono fino a sparire in fondo al corridoio. Grigore si infilò le scarpe e si affrettò verso la porta. Uscì dalla stanza e si guardò in torno prima di scendere giù per le scale più veloce che poteva. Alla reception si fece passare la telefonata sulla linea della cabina riservata agli ospiti. Sganciò il ricevitore e aspettò, schiarendosi la voce con un colpo di tosse.
«Grigore Romanov», esordì appena percepì un fruscio nell’apparecchio. «Chi parla?»
«Chi parla non importa…», rispose una voce roca. Un uomo parlava lentamente, come se leggesse, e lui si limitò ad ascoltarlo.
Non era il solito informatore del giornale. Ne avrebbe riconosciuto la voce o, più semplicemente, l’uomo si sarebbe presentato. Doveva trattarsi di uno dei contatti personali del direttore, però non capiva il motivo di tanta segretezza. La telefonata fu rapida, il suo interlocutore riagganciò senza preavviso, e Grigore rimase per alcuni istanti a fissare il ricevitore.