“Cantico dell’abisso” su La Rivista – Leggere Online
Pride Month… qualche libro
Una selezione di libri a tematica LGBTQ per festeggiare il mese dell’orgoglio e per ricordare che i diritti sono il frutto di lunghe lotte.
Giugno è il Pride Month e in questi mesi sono usciti molti libri che affrontano il tema LGBTQ, vi propongo una piccola selezione. Se ho dimenticato qualche titolo, mi scuso, evidentemente mi è sfuggito.
Iniziamo con “Fuori i nomi” di Simone Alliva -edizioni Fandango. Sulla quarta di copertina c’è scritto: “Serve ricordare il passato perimmaginare il futuro”, una sintetica spiegazione di cosa si propone l’autore. Questo libro non è un volume di storia, questo è un libro di vite, di incontri, scontri e coincidenze. Fondato nel 1971 Fuori! è stato il primo Movimento di liberazione sessuale italiano. A distanza di cinquant’anni dalla nascita la comunità e i suoi protagonisti si raccontano in una raccolta unica, fatta di storie e di parole di chi ha resistito alla piaga mortale dell’Aids, alla violenza della destra religiosa, all’omotransfobia, politica e sociale che ancora oggi non consente la piena uguaglianza di diritti. L’autore mette in luce le radici storiche di un movimento, attraverso le parole di chi quelle battaglie, le ha combattute in prima persona. Simone Alliva, giornalista professionista, vive a Roma dove scrive di cronaca politica e diritti civili. Autore per L’Espresso di diverse inchieste tra le quali L’Italia è omofoba, inchiesta vincitrice dei Diversity Media Awards 2020. Nel 2017, per HuffPost Italia, ha raccontato per primi gli orrori della persecuzione degli omosessuali in Cecenia. Nel 2020 ha pubblicato per Fandango Libri “Caccia All’Omo: Viaggio nel paese dell’omofobia”. Oggi collabora con L’Espresso, Esquire Italia, La Stampa.
Il 22 giugno sarà in libreria “Il delitto di Giarre” di Francesco Lepore, Rizzoli. Partendo da un «caso insoluto», ripercorre le battaglie del movimento LGBT+ in Italia. Quasi abbracciati e mano nella mano, uccisi entrambi da un colpo di pistola alla testa. Furono trovati così, il 31 ottobre 1980, sotto un enorme pino marittimo nella Vigna del Principe a Giarre, i corpi del venticinquenne Giorgio Agatino Giammona e del quindicenne Antonio Galatola, detto Toni. I due erano scomparsi quattordici giorni prima. Subito, nella cittadina del catanese, si inizia a vociferare di doppio suicidio, o di omicidio-suicidio. Per tutti, in paese, le vittime erano i ziti – «i fidanzati» – e Giorgio veniva ormai da tempo additato quale puppu cu bullu: un «frocio patentato», insomma, accusato di aver traviato un giovane innocente. A rendere inaccettabile quella relazione è, in realtà, solo l’orientamento sessuale dei due: a quella stessa società sembra assolutamente normale che una sorella di Toni sia andata via di casa a dodici anni, e a quindici sia già madre. Intanto, mentre i parenti delle vittime si affannano a negarne l’omosessualità, le indagini si infrangono contro un muro di silenzio e i punti da chiarire restano tanti. Com’è possibile che i cadaveri siano stati rinvenuti in una zona battuta, a poche centinaia di metri dalla caserma dei carabinieri? E come conciliare la posizione dei corpi e la traiettoria dei proiettili con l’ipotesi di suicidio-omicidio? Infatti, di lì a pochi giorni, il tredicenne Francesco Messina – nipote di Toni – confessa: i due l’hanno supplicato di ucciderli, e sono arrivati persino a minacciarlo di morte se non li avesse aiutati. Poi, però, il ragazzino ritratta, sostenendo di aver confessato dietro pressione delle forze dell’ordine. Quello che è certo è che Giorgio e Toni sono morti del pregiudizio di una intera comunità nei loro riguardi. La vicenda scosse fortemente l’opinione pubblica, che fu portata per la prima volta a riconoscere l’esistenza dell’effettiva discriminazione verso le persone omosessuali. Come diretta conseguenza, il 9 dicembre 1980, sull’onda emotiva della grande manifestazione tenutasi a Giarre, veniva fondato a Palermo il primo nucleo di Arcigay, la più importante associazione LGBT+ italiana. Attraverso l’attenta ricostruzione del delitto (alla luce delle carte processuali, degli articoli coevi, di testimonianze provenienti dall’ambiente familiare degli ziti, da quello civico giarrese e da quello degli attivisti/e) Francesco Lepore racconta quattro decenni di battaglie e rivendicazioni del movimento LGBT+ italiano.
Francesco Lepore nasce a Benevento nel 1976, è giornalista e studioso di storia della spiritualità cristiana in epoca medievale e moderna. Sacerdote dal 2000 al 2006, è stato latinista papale presso la Segreteria di Stato e poi officiale della Biblioteca Apostolica Vaticana. Si occupa di Vaticano e temi LGBT+ per Linkiesta, su cui cura anche il blog quotidiano in lingua latina O tempora, o mores. Tra le sue numerose pubblicazioni sono da segnalare la curatela del volume “L’Immacolata, segno della Bellezza e dell’Amore di Dio” (PAMI, Città del Vaticano 2005 con prefazione del cardinale Joseph Ratzinger) e l’edizione critica del testo massonico settecentesco Il “Purgatorio Ragionato” (in «Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae», XX, 2014).
“Queer” di Maya De Leo, Einaudi, è una storia culturale della comunità LGBT+ Il volume rappresenta la prima storia completa delle sessualità e delle identità LGBT+ in Occidente dal XVIII secolo al tempo presente. Intrecciando nell’analisi una varietà di fonti, dalle memorie alla letteratura, dalla trattatistica alla cronaca, il libro offre una lettura inedita della storia contemporanea: dal ruolo della sessualità nella formazione degli stati-nazione, alle guerre mondiali, dal giro di vite del dopoguerra alla rivolta di Stonewall, dalla crisi dell’HIV alla rivoluzione queer degli anni Novanta, fino alle nuove sfide degli anni Duemila con la loro apertura verso il futuro. A partire dal Settecento, i più diversi campi del sapere sembrano esprimere un rinnovato interesse,animato da una nuova volontà di controllo e disciplinamento, verso sessualità e identità di genere: chi e cosa è “normale”? E perché? La storia di queste domande è intrecciata a quella delle risposte, individuali e collettive, resistenti e creative, prodotte dalla comunità LGBT+: una storia che abbraccia ben più dei destini di una minoranza e parla al nostro presente nella sua interezza. L’obiettivo di questo libro è di interrogare storicamente il processo che conduce all’individuazione di un gruppo della popolazione accomunato da alcuni tratti che sfuggono alle norme su genere e sessualità dell’età contemporanea, messe a punto teoricamente nell’Occidente europeo e nordamericano tra il XVIII e il XIX secolo e contestualmente tradotte in pratiche concrete che ancora oggi regolano le nostre vite. La comunità così individuata non è qui considerata come un gruppo omogeneo: al centro di questo volume si trovano, al contrario, proprio le differenze – e i conflitti – tra le varie soggettività ed esperienze che animano un insieme eterogeneo, dislocato su scenari culturali e geografici profondamente diversificati. Una trama discorsiva comune, tuttavia, innerva il campo dei saperi e delle pratiche relative a generi e sessualità informando l’intero spazio sociale e culturale: è la tessitura di questa trama che il libro si propone di restituire a chi legge.
Maya De Leo è docente a contratto di storia dell’omosessualità presso il corso di laurea in DAMS dell’Università degli studi di Torino ed è stata docente a contratto di Storia di genere presso il Corso di laurea magistrale in Scienze Storiche dell’università degli studi di Genova.
Il 16 giugno è uscito “Queerfobia” di Giorgio Ghibaudo e Gianluca Polastri per la Collana Lingue di D editore, un progetto editoriale che mostra, attraverso racconti, poesie e immagini di odio quotidiano, l’orrore dell’omobitransfobia. In questo volume, gli autori compongono un mosaico di quarantadue storie: storie che diventano l’urlo, feroce e dolce, di tutti gli esseri umani derubati della loro stessa dignità da atti di violenza e ignoranza perpetrati troppo a lungo. In Italia e nel mondo, assistiamo ogni anno a migliaia di casi di violenza e aggressione legate al proprio orientamento sessuale o alla propria identità di genere. I numeri, già allarmanti, nell’ultimo periodo sono in continuo aumento e denotano una situazione a dir poco preoccupante. Le soluzioni adottate dai governi si sono rilevate insufficienti, prive di una presa di posizione definitiva, capace di condannare senza appello questi avvenimenti. Per quante vittime questi episodi di queerfobia stanno facendo, ci sono molte persone che possono ancora essere tutelate, salvaguardate, protette. Senza pietismi e ipocrisie, è possibile opporsi a bullismo, mobbing, violenza fisica e psicologica con azioni concrete. “Queerfobia”, nato in collaborazione con la rivista letteraria Crack, sarà parte attiva di questo cambiamento: parte del ricavato della vendita andrà devoluta al progetto Accogliamoci, promosso da Arcigay Torino e volto ad aiutare le persone richiedenti asilo e migranti (ma non solo) che siano stat* perseguitat* o vittime di queerfobia. Giorgio Ghibaudo collabora dal 2007 con Arcigay Torino come responsabile del Gruppo Cultura con cui organizza incontri letterari e rassegne cinematografiche e contest di poesia. Ha pubblicato numerosissimi racconti e testi su varie testate, riviste e libri. È uno dei fondatori e redattori della rivista letteraria CRACK (crackrivista.it) Gianluca Polastri attivista, scrittore, poeta e illustratore, ha pubblicato diversi romanzi e racconti. I suoi principali lavori in versi sono stati raccolti nell’opera “L’illusione gentile di esistere”. Ha curato diverse collettanee dedicate a temi LGBT, tra cui “Cuori smascherati”, “Il volo di Ganimedia” e “Over60 – Men”. Collabora dal 1995 con la Fondazione Sandro Penna.
“Non basta una parrucca” di Antonio Veneziani, Fandango Libri, è un viaggio nel mondo del transgenderismo raccontato direttamente dalle interessate: settanta donne “trans” scelte tra circa quattrocento interviste raccolte in più di tre anni di lavoro. Mature o minorenni, professioniste del sesso e non. Sotto forma di intervista, monologo o annuncio pubblicitario, viene analizzato in ogni sfumatura un mondo affascinante e contraddittorio, fino ad arrivare all’odierno sdoganato “sesso fluido”, nuova frontiera sessuale. Un libro fatto di storie, di umanità e coraggio. Il libro è corredato da un apparato di interviste supplementari, dove sono chiamati in causa studiosi o artisti che nel corso della loro carriera si sono occupati del mondo transgender. Antonio Veneziani, nato a Piacenza nel 1949, poeta, narratore e saggista, è considerato uno dei massimi rappresentanti della scuola romana di poesia. Curatore di importanti antologie di racconti e poesie, si è occupato anche di drammaturgia e regia teatrale. Tra le opere fondamentali vanno menzionate: “Shalom” (Il Segnale, 1994), “Sudore e asfalto” (Stampa Alternativa, 1995), “Vespasiani” (Edizioni Del Giano, 2003), “Fototessere del delirio urbano” (Hacca, 2009), “Tatuaggio profondo” (Elliot, 2014). Della sua lunga collaborazione con Riccardo Reim vanno ricordati: “I mignotti” (Castelvecchi, 1997) e “Pornocuore” (Coniglio Editore, 2005). Ideatore di molte iniziative culturali, ha collaborato a diverse riviste specializzate in letteratura, erotismo e fumetti.
Dopo tanti saggi due romanzi. “I narcisi non sono fiori” di Marinella Saiu, Robin Edizioni. È la storia di Lavinia, una ragazza che, a pochi giorni dal suo matrimonio, fugge dalla sua casa e dai suoi affetti, ruba quel che può e sparisce senza dare notizie di sé. Giunta a Roma, alloggia alla Casa Internazionale delle donne dove ha la possibilità di confrontarsi concretamente con il movimento femminista. Conosce Chiara, con la quale inizia una relazione, ma quando le confessa di provare interesse anche per gli uomini, e non solo per le donne, dovrà affrontare tutti i pregiudizi e gli stereotipi verso la bisessualità. Incontra anche Marco, un pittore, che le offre un lavoro come modella. Ma in lei si cela una solitudine che lascia sgomenti. “Roma doveva essere il tempo di sospensione, ripiegamento, angoscia, lesione, rifiuto, divisioni, dolore. E di speranza e di rinascita” ma Lavinia capirà come la ricerca di se stessi, e dei propri desideri, sia intrecciata, in modo inscindibile, alla conoscenza delle radici, all’analisi del proprio dolore e alla triste scoperta di essere circondata da un mondo egotico, poco incline all’ascolto e al riconoscimento dell’altro nella sua complessità. Marinella Saiu, nata in Sardegna, ha vissuto principalmente a Roma e per alcuni anni in Germania. Ha collaborato, come giornalista, con diverse testate nazionali ed estere. Attualmente lavora a Rainews24. Ha esordito con il romanzo “Rubare il respiro” che tratta il tema degli abusi sui minori.
“Cantico dell’abisso” di Ariase Barretta, Arkadia edizioni, è il ricordo di un’estate che racchiude tutto il simbolismo della scoperta, dei sogni, della consapevolezza, della violenza e dell’accettazione di sé. È la storia di Davide, di situazioni apparentemente incredibili, di messe in scena che servono in modo utile e funzionale a raccontare la verità o, se si vuole, una delle tante realtà possibili. È la vicenda di un tredicenne che vive a Bologna e che ama visceralmente suo padre, Osvaldo, in modo morboso, incapace di stabilire un limite o un oltre che non deve essere travalicato. Davide affronta la sua acerba consapevolezza in modo aperto, in un viaggio che lo porterà all’emancipazione e categoriche scelte di vita, non ultima quella di convivere serenamente con la propria omosessualità e con la decisione di diventare transgender. Nel romanzo di Ariase Barretta nulla è più potente della realtà, in una narrazione fluida che mescola passato e presente, dolore e promesse di una vita migliore. Ariase Barrettaè Dottore di ricerca in Letteratura Ispanoamericana presso l’Università Complutense di Madrid. Nel 2009 ha vinto il premio La voce dei sogni a cui ha fatto seguito la pubblicazione del romanzo lirico “Litany” e il suo racconto “Oscillazioni e parallelismi” è stato selezionato per l’antologia Unibook 2010. Nel 2011 ha partecipato al romanzo collettivo “Camera” 2013. Dello stesso anno è il suo racconto “Plexiglas”, selezionato per la raccolta “La paura fa 90”, curata da Danilo Arona. Ha pubblicato i romanzi “Darkene” (2012), “Psicosintesi della forma insetto” (2014), “H dalle sette piaghe” (2015, miglior Noir al Festival Giallo al centro di Rieti), Living Fleshlight (2018), tutti editi da Meridiano Zero, e Cantico dell’abisso (2021) edito da Arkadia-SideKar. Nel 2018 ha fondato con la performer Manuela Maroli il duo di Letteratura performativa Sacrificium Viduae, con cui ha realizzato le opere Luce di carne viva e Le lacrime di Venere.
Ed ora un fumetto: “Stone Fruit” di Lee Lai, Coconino Press editore, con la prefazione di Jonathan Bazzi. Due giovani donne. Una storia d’amore che sta entrando in crisi. La relazione tra Ray e Bron deve fare i conti con tutto quello che sta loro intorno: la gioia delle giornate trascorse con la nipotina di Ray, le ferite e i nodi irrisolti dei rapporti con le famiglie d’origine, i condizionamenti sociali… Un’ode all’amore e ai rapporti di sorellanza. Una riflessione su vecchi e nuovi modelli di famiglia. Una storia che svela quanto siamo vulnerabili nelle relazioni, e quanto sia importante essere accettati per quel che si è. Per saperne di più la recensione su PianetaQueer. Lee Lai è nata nel 1993 a Naarm (Melbourne), in Australia. Attualmente vive a Tio’tia: ke (Montreal) in Canada, con i suoi coinquilini e due dolcissimi gatti. I suoi racconti a fumetti sono apparsi su The New Yorker, The Lifted Brow, Room Magazine e Everyday Feminism. “Stone Fruit” è il suo debutto nel graphic novel, in via di pubblicazione in quattro diverse lingue nel mondo.
Concludo con “In altre Parole” di Fabrizio Acanfora, effequ edizioni, un dizionario minimi di diversità. Curare il linguaggio, dedicare attenzione alle parole quando si tratta di inclusione è fondamentale, perché è attraverso le parole che costruiamo la realtà intorno a noi e diamo forma al nostro mondo interiore. Lo scopo di questo dizionario emotivo non è infatti spiegare ilsignificato letterale di alcuni termini, ma di mostrare le conseguenze che il linguaggio ha sulla visione della diversità. Termini come esclusione o uguaglianza, vocaboli come desiderio, aspirazione o autodeterminazione, sono comuni a tutti gli esseri umani e particolarmente importanti per chi fa parte di una qualsiasi minoranza. Partendo dalla neurodiversità, di cui l’autore, autistico, è profondo conoscitore e divulgatore, si esplorano le parole che costellano tutte le altre forme di diversità: culturali, religiose, sessuali e di genere, legate alla differente funzionalità fisica. Questo saggio fornisce uno stimolo all’apertura, alla comprensione delle diversità e di quanto esse siano indispensabili in una società evoluta, laddove la vera uguaglianza può avvenire esclusivamente attraverso il riconoscimento e la valorizzazione delle differenze e delle caratteristiche uniche di ciascun individuo.
Fabrizio Acanfora è nato a Napoli nel 1976, con il libro “Eccentrico” (effequ 2018) ha vinto il Premio nazionale di divulgazione scientifica del CNR nel 2019. È musicista e costruttore di strumenti musicali. Collabora con l’Istituto di Musicoterapia allo sviluppo di nuove metodiche terapeutiche per persone autistiche ed è coordinatore e docente presso il Master di Musicoterapia dell’Università di Barcellona. Sulla sua pagina ‘Eccentrico’ e sul suo blog tratta di neuroatipicità e inclusività.
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