“Bruciati vivi” su SoloLibri
Bruciati vivi di Daniela Stallo
Arkadia, 2021 – Bruciati vivi, consumati dalla ripetitività, dall’insoddisfazione, dalla sensazione di inutilità: così Daniela Stallo vede gli insegnanti dal punto di vista di Luisa Marinai, insegnante di Diritto da quasi trent’anni.
Bruciati vivi, consumati dalla ripetitività, dall’insoddisfazione, dalla sensazione di inutilità: così Daniela Stallo nel suo romanzo Bruciati vivi (Arkadia, 2021) vede gli insegnanti dal punto di vista di Luisa Marinai, insegnante di Diritto da quasi trent’anni, una vita da pendolare dalla città dove abita alle sedi che le vengono assegnate, sempre lontane. Gli insegnanti sorrideranno nel rivivere attraverso gli occhi della protagonista le attività previste nel corso dell’anno e i momenti che scandiscono la giornata, e meglio di tutti potranno capire Luisa e i fastidi che l’affliggono. La stanchezza di un lavoro su cui si ha così poco controllo e le cui fatiche e difficoltà non sono riconosciute le rende pesante affrontare la vita anche al di fuori della scuola, col marito, il figlio, i genitori, l’amica. Non riesce a trovare sollievo nemmeno quando può restare a casa. In fondo non chiederebbe molto, le sue aspirazioni sono quelle di tutti. Nella sua lista dei desideri sulla scuola, a parte i soldi, Luisa inserisce:
“Una sede vicina
Un orario migliore […]
Qualche alunno con ambizione […]
Che gli alunni mi trattino come quella tedesca di Diritto […]
Che qualcuno si accorga di me”
L’odio che sente per la scuola si riversa su tutte le persone che le creano disagio, ma non è facile risolvere il problema.
“Non è possibile ammazzare tutti quelli che rendono la vita difficile, sarebbe un bel progetto, ma senza risultati. E poi sono troppi, sbucano come i topi in una cantina”.
Luisa si rende conto della situazione, ma non riesce a darsi una spiegazione.
“Realizzo che esistono due gruppi di insegnanti, quelli buoni e quelli cattivi, quelli che ci credono e quelli che no, quelli che amano i ragazzi e quelli che no, e mi chiedo come ho fatto a passare in quelli che no, e quando è successo”.
Alla fine vedrà una sola via d’uscita ai suoi problemi.
Daniela Stallo, lei stessa insegnante, nella sua nota al romanzo prova a dare questa spiegazione della condizione in cui si trova la protagonista:
“Si chiama burnout, oggi, la patologia che mi fa pensare a quello che da bambina sentivo chiamare esaurimento nervoso”.
Fabrizia Scorzoni
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